
La notizia, anche se non ha ricevuto grande attenzione da parte di stampa e mass media, è senz’altro importante. I governi di Tokyo, Londra e Roma hanno infatti annunciato la creazione di un nuovo partenariato trilaterale di difesa e sicurezza chiamato “Global Combat Air Programme”.
Esso prevede, tra le altre cose, lo sviluppo di un aereo da caccia di nuovissima generazione entro il 2030. Si tratta del “Tempest”, un vero e proprio sistema aereo di cui il caccia è solo uno dei componenti. L’aereo sarà supportato da altri strumenti quali droni e sistemi di intelligenza artificiale destinati ad aumentare e migliorare le prestazioni.
Siamo quindi in presenza di un’alleanza strategica tra tre Paesi membri del G7 che, sotto parecchi aspetti, rammenta l’alleanza “Aukuss” già in atto tra Australia, Usa e Regno Unito. In comune le due alleanze hanno un elemento fondamentale, e cioè quello di agire nel delicato scacchiere dell’Indo-Pacifico. Ne consegue, ovviamente, che anche la nuova alleanza “GCAP” intende porsi quale elemento di deterrenza nei confronti del crescente espansionismo cinese.
Non è la prima volta che nazioni occidentali diverse da Usa e Regno Unito annunciano l’intenzione di svolgere un ruolo militare attivo e di deterrenza nel Pacifico. Ne aveva già parlato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, ipotizzando per l’appunto l’invio di navi da guerra europee nello scacchiere del Pacifico per contrastare le mire egemoniche di Pechino. Quella era rimasta, però, solo una dichiarazione d’intenti.
Il nuovo partenariato trilaterale, invece, è già stato firmato e l’annuncio è apparso nei siti dei Ministeri degli Esteri dei tre Paesi coinvolti. Vi si legge che “Come Capi di Governo di Italia, Giappone e Regno Unito, siamo impegnati a sostenere l’ordine internazionale libero e aperto basato sulle regole, più importante che mai in un momento in cui questi principi vengono contestati e in cui crescono minacce ed aggressioni. Poiché la difesa della nostra democrazia, della nostra economia, della nostra sicurezza e della stabilità regionale riveste una sempre maggiore importanza, abbiamo bisogno di forti partenariati di difesa e di sicurezza, sostenuti da una capacità di deterrenza credibile”.
Qualcuno potrebbe pensare che si tratta delle solite dichiarazioni di principio, ma non è così. Nel testo, infatti, si fa esplicito riferimento al nuovo caccia avanzato e al rafforzamento della collaborazione tra le industrie militari dei tre Paesi, senza peraltro trascurare i benefici economici e industriali ad ampio raggio (l’azienda italiana coinvolta è “Leonardo”) che avranno ricadute anche sull’occupazione.
Si tratta insomma di un altro tassello che l’Occidente pone in atto per contrastare il tentativo di creare un nuovo ordina mondiale guidato da Mosca e, soprattutto, da Pechino. Per motivi diversi le due grandi autocrazie dei nostri giorni sono in crisi, e questo sembra quindi il momento adatto per porre in atto strategie di difesa e di contenimento più efficaci quelle finora tentate. Né si dimentichi che pure gli Stati Uniti hanno annunciato l’imminente presa di servizio del nuovo bombardiere B-21 Raider, prodotto dalla Northrop Grumman, e che è stato progettato proprio in vista di un possibile scontro armato con la Repubblica Popolare.
Qualche riflessione, ora, sulla posizione dell’Italia all’interno della summenzionata alleanza “Global Combat Air Programme”. Mentre gli inglesi vantano una tradizionale presenza nell’area (supportata anche da basi militari), e i giapponesi giocano per così dire “in casa”, gli italiani sono invece molto distanti geograficamente e non hanno particolare dimestichezza con lo scacchiere dell’Indo-Pacifico.
Non solo. La premier Giorgia Meloni si è sin qui mossa con molta prudenza nei confronti di Xi Jinping. Il motivo è ovvio, giacché il mercato cinese è essenziale per il nostro export.
Ne sanno qualcosa i tedeschi, che hanno visto il loro cancelliere Olaf Scholz correre alla corte del “nuovo imperatore” di Pechino proprio per tutelare le esportazioni tedesche nel Paese del Dragone.