Pacifismo ucciso in guerra e Papa Francesco lasciato solo

Tra Putin che minaccia l’uso di armi nucleari in Ucraina, Zelesky che vieta per legge di parlare di accordi di pace con Mosca, e il silenzio assordante dell’Occidente a comando Usa in guerra di fatto, c’è un capo di Stato, Stato piccolo piccolo, ma di enorme portata morale, che ancora parla di pace come obbligo morale. Certo, lui è Papa. Quando altri papi e qualche patriarca cristiano ancora oggi sono arrivati e dire che certe guerre erano benedette da Dio.

Politica impotente ed escalation militare

I discorsi di Papa Francesco sulla guerra possono sembrare, di primo acchito, quanto mai inattuali. Tuttavia il pontefice non si stanca di richiamare tutti i contendenti al loro senso di responsabilità, facendo notare che l’escalation in atto non riguarda solo Ucraina e Federazione Russa, bensì l’intera umanità.
Il motivo è semplice. Il pericolo di un conflitto nucleare, innescato dall’uso di bombe atomiche tattiche da parte dei russi, non è affatto scongiurato. Al contrario, le difficoltà che l’esercito di Mosca incontra potrebbero far prevalere nelle fazioni più estremiste del Cremlino la tentazione di usare tali armi per vincere una guerra che, allo stato dei fatti, appare perduta.

Russia nella confusione di confini e futuro

Si rammenti, al riguardo, che gli ucraini continuano ad avanzare anche nelle regioni che la Russia ha ufficialmente annesso, e che fonti del Cremlino ormai ammettono di non essere in grado di precisare quali siano, ora, i reali confini della Federazione.
D’altro canto Zelensky non intende fermare le sue truppe proprio mentre stanno avanzando. E’ evidente, a questo punto, che il leader di Kiev, a dispetto delle numerose opinioni contrarie, è convinto che Putin stia solo bluffando. Il generale americano Petraeus, dal canto suo, ha detto con estrema chiarezza che, in caso di attacco atomico da parte di Mosca, la Nato renderebbe pan per focaccia annientando con le atomiche l’esercito di Putin.

Minaccia atomica bluff o disastro?

Nessuno dei contendenti, insomma, pare disposto a cedere, e gli arsenali nucleari russo e americano sono così ben forniti da far apparire le reciproche minacce reali e plausibili.
Proprio per questo Papa Bergoglio non si stanca di invocare la pace. Durante l’ultimo Angelus in Piazza San Pietro ha capovolto l’ordine del discorso, parlando subito di Ucraina e “supplicando” Putin di porre termine all’invasione e Zelensky di aprirsi a proposte di pace.

La solitudine di Francesco

Si dirà che questo è, in fondo, ciò che un pontefice deve fare. Anche Benedetto XV, durante la prima guerra mondiale, aveva invitato tutti i contendenti a fermare la “inutile strage”. C’è però qualcosa nell’atteggiamento di Francesco che impressiona molto, ed è la sua solitudine estrema. Già manifestata quando, in piena pandemia, celebrò da solo la messa in una Piazza San Pietro deserta. Anche durante l’ultimo Angelus il suo viso denotava una solitudine pesante, forse temendo che le sue parole non venissero ascoltate dai destinatari.

Il miracolo sperato anche dai non credenti

Su questo Papa molti hanno espresso considerazioni ironiche. Non è chiaramente un teologo come Ratzinger, e spesso usa espressioni semplici nei suoi discorsi. Nessuno può tuttavia negare che abbia uno spiccato senso pastorale, che lo porta a cercare il dialogo con tutti. Ma possiede anche una spiritualità profonda, che lo porta a preferire gli umili agli esperti di teologia.

Riuscirà nel miracolo di evitare un’altra “inutile strage” solo con le sue parole di pace? Molti ne dubitano anche se, a ben guardare, in una situazione come l’attuale è questa l’ultima speranza che ci resta.

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