
Martedì il parlamento francese ha approvato un disegno di legge per accelerare la costruzione di nuovi reattori nucleari. Una volta entrata in vigore, la legge permetterà di semplificare le procedure amministrative che incidono sui tempi di costruzione, permettendo di ridurli di almeno due anni.
Viene inoltre ufficializzata la rimozione del limite del 50% sulla quota di energia nucleare nel mix elettrico francese, fissata in precedenza da Macron e poi ritirata in ragione delle nuove esigenze energetiche poste dalla guerra d’Ucraina. La costruzione dei nuovi reattori dovrebbe iniziare nel 2027.
Parigi sta gradualmente riemergendo dalla crisi del nucleare che nello scorso anno aveva ridotto in stato di fermo circa la metà delle centrali di casa. E ora sembra intenzionata a rilanciare il nucleare anche al di fuori dei propri confini, mirando a farne una tecnologia di punta per la transizione ecologica europea.
Nel tentativo di federare questo sforzo a livello europeo, la Francia si è inventata l’iniziativa «Alleanza nucleare» che martedì ha riunito 16 Stati Ue per discutere e addirittura avviare i ‘lavori politici’ per lo sviluppo di una ‘industria nucleare europea integrata’. L’Italia furbescamente presente come ‘osservatore’.
Ospiti della ministra francese della Transizione energetica, Agnès Pannier-Runacher, i rappresentanti di 16 Paesi: Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovenia, Svezia, Slovacchia, ma anche l’Italia (Paese osservatore) e il Regno Unito come ‘invitato speciale’.
I rappresentanti dell’Alleanza (chi?), segnala Limes, «sollecitano la Commissione europea a promuovere questa politica ‘nella strategia energetica dell’Ue’». Per Parigi la speranza di creare un blocco in grado di fare da contrappeso alla Germania nelle prossime deliberazioni europee in materia energetica.