Ormai tutti concordano sul fatto che Putin, invadendo l’Ucraina, abbia compiuto molti e seri errori di valutazione. O, ancor meglio, li hanno compiuti i suoi servizi segreti che molto probabilmente non gli hanno fornito un quadro realistico della situazione.
La cosiddetta “operazione militare speciale” si sta rivelando una trappola per l’esercito della Federazione Russa, scuotendone il prestigio internazionale accumulato in molti teatri d’operazione esteri. Si pensi, per fare un solo esempio, alla Siria.
Eppure si sapeva che, durante la seconda guerra mondiale e anche negli anni immediatamente successivi, nel Paese si era formato un attivissimo esercito partigiano che aveva dato parecchio filo da torcere ai sovietici. Questo nonostante il fatto che ucraini fossero parecchi dei massimi dirigenti dell’Urss, con Nikita Krusciov in testa.
La capacità di resistenza che l’esercito di Kiev ha dimostrato sin dai primi giorni dell’invasione ha sorpreso tutti. Si sapeva che militari occidentali – in primo luogo americani e britannici – erano presenti “in loco” e avevano fornito agli ucraini una valida preparazione.
Tuttavia nessuno si attendeva, da un lato, una resistenza simile e, dall’altro, un alto grado di impreparazione dal lato russo. Si era tutti convinti che l’esercito della Federazione avrebbe comunque prevalso grazie alla forza dei numeri.
Non è accaduto (almeno finora) e, al contrario, i soldati di Kiev sono riusciti in qualche caso a passare all’offensiva, e addirittura a colpire il nemico nel suo stesso territorio.
E qui si apre un capitolo importante. Mentre gli europei – con l’eccezione dei britannici – stanno assumendo un atteggiamento più prudente circa l’invio delle armi, gli americani continuano a stanziare cifre enormi fornendo a Kiev armamenti molto sofisticati.
Si noti che Washington tace circa la natura di quest’ultimi, ma essi sono davvero avanzati e sofisticati, se consentono di colpire così in profondità basi e strutture della Federazione in Crimea e in altre aree controllate da Mosca.
Non v’è traccia che gli Usa intendano rallentare tale flusso, mentre Biden e i suoi consiglieri poco si curano delle perplessità europee. Il quadro, insomma, è chiaro. Putin dichiara che la Russia non può perdere questa guerra. Biden, dal canto suo, sta facendo di tutto affinché ciò accada. Detto in termini sportivi, si accontenterebbe al massimo di un pareggio.
Importante è rammentare che, dopo l’invasione, l’Ucraina è diventata una nazione molto potente sul piano militare. Attualmente non vi sono molti Paesi europei a quel livello, con l’eccezione – forse – di Francia e Regno Unito.
Un milione di uomini sotto le armi, mezzi corazzati e sistemi missilistici tra i più avanzati tra quelli disponibili in Occidente e uno spirito di resistenza che non pare subire cedimenti, hanno reso l’Ucraina una potenza regionale di tutto rispetto in grado, per l’appunto, di competere con la stessa Federazione Russa.
Conta poco rammentare che tutto ciò è avvenuto grazie all’aiuto occidentale (e a una certa insipienza da parte russa).
Il nuovo “look” dell’Ucraina sta cambiando gli equilibri geopolitici in Europa, un fatto un po’ inatteso, ma che ha conseguenze importanti anche per l’Italia.