I giorni dell’Iran. Centoundici università iraniane in sciopero

Politecnico sotto assedio a Teheran, la gente chiamata a raccolta per proteggerlo. Parla l’Ayatollah Khamenei: «Rivolte pianificate da Usa e Israele». Da venerdì in carcere la trentenne italiana Alessia Piperno
Iran, gli studenti intrappolati all’Università. La violenza della polizia dentro l’ateneo Sharif di Teheran. Decini di arresti e feriti. Da due settimane le donne e i giovani iraniani sono in rivolta, movimento spontaneo per i diritti civili e le libertà politiche acceso dalla morte nella mani della polizia morale di Mahsa Amini.
Il 93% di chi è sceso in piazza ha meno di 25 anni, scrive il giornale conservatore Javan cercando di sminuire la portata della protesta ma condannandosi rispetto al futuro del Paese.

L’Iran libero del futuro

«Se un giorno l’Iran sarà un Paese libero è merito di queste persone, di queste ragazze che scendono in piazza e danno fuoco ai loro hijab, e a quegli uomini che stanno combattendo per le loro donne». Così scriveva Alessia Piperno in uno dei suoi ultimi post su Instagram e riporta sul Manifesto Farian Sabahi

Oltre la morte della ventiduenne Mahsa Amini

  • «Un commento come tanti sui social media. Ma Alessia Piperno si trova a Teheran, dove si finisce in cella anche solo per un like. Venerdì la trentenne romana è stata fermata. Con lei, in carcere, altri otto occidentali. Pedine in un gioco più grande di loro».
  • Come il turista francese Benjamin Brière, 36 anni: arrestato nel maggio 2020 per aver scattato «fotografie di aree vietate» con un drone in un parco naturale in Iran, a gennaio e a otto anni e otto mesi di reclusione per «spionaggio e propaganda» contro il regime.
  • Prima di lui, il 1° luglio 2009 la studentessa francese Clotilde Reiss, fermata e accusata di spionaggio mentre cercava di lasciare il paese: aveva scattato fotografie delle proteste sui brogli nelle elezioni in cui l’ultraconservatore Ahmadinejad era stato confermato per un secondo mandato.

Cittadini europei in carceri iraniane

«Alessia Piperno, Benjamin Brière e Clotilde Reiss sono cittadini europei, non hanno anche la nazionalità iraniana, i conseguenza, la Farnesina e l’Eliseo possono agire attraverso i canali diplomatici», sottolinea non a caso la giornalista. «Diversa la condizione di coloro che hanno doppio passaporto, iraniano e occidentale»: il caso della brava e coraggiosa collega Farian Sabahi. In quei casi Teheran riconosce soltanto la cittadinanza iraniana, «e quindi intervenire è più complesso».

Ostaggi nella guerra delle sanzioni

Farian Sabahi cita di casi di Baquer Namazi, 85 anni, iraniano naturalizzato americano: detenuto con il figlio in Iran che, dopo un accordo tra Teheran e Washington, ha ottenuto l’autorizzazione per lasciare l’Iran. Una scambio. Dopo la liberazione dei Namazi, padre e figlio, le autorità della Repubblica islamica hanno dichiarato di essere in attesa dello sblocco di 7,1 miliardi di euro congelati all’estero. Soldi iraniani, bloccati in Corea del Sud in seguito alle sanzioni decise da Trump nel 2018, dopo aver stracciato l’accordo sul nucleare.

Ora questa somma potrebbe servire ad ayatollah e pasdaran per spaccare il fronte delle proteste, con un aumento dei salari e delle pensioni, ed elargendo sussidi.

Piazza inquieta oltre gli studenti

«Tentativo di calmare gli animi di chi la notte scende in strada in primis contro carovita e disoccupazione; e si darebbe un risarcimento anche ai mercanti del bazar, il cui fatturato si è dimezzato: con le proteste, dopo le 5 del pomeriggio nessuno va più a fare compere».

Cresce la repressione ma anche la protesta

Nel frattempo, la macchina della repressione continua a mietere vittime. Sono circa 1.200 gli iraniani arrestati durante le manifestazioni, almeno così dicono la sempre riduttive fonti giovernative. Domenica notte gli studenti del Politecnico Sharif di Teheran sono stati attaccati anche armi da fuoco, con proiettili di gomma ma con anima di acciaio, pericolosissimi, e gas lacrimogeni, dalle forze delle Guardie rivoluzionarie, da polizia e i agenti in borghese. Centinaia di persone si è recato nell’ateneo dopo la richiesta di aiuto da parte degli studenti. Molti hanno percorso in auto le strade intorno all’università, suonando i clacson e gridando slogan.

Dalla polizia religiosa al manganello

Decine di studenti del Politecnico sono stati arrestati e, secondo quanto riportano i social, ieri gli studenti di 111 università – tra cui quelle di Teheran, Isfahan, Kermanshah, Tabriz e Semnan – hanno scioperato a loro sostegno.

Leader Supremo dal ‘cuore spezzato’

Dopo parecchio tempo, ieri il leader supremo Ali Khamenei ha preso la parola in pubblico. Segnale politico importante. Prima ha espresso rammarico per la morte di Mahsa Amini, che ha «spezzato i nostri cuori». Ma sulla proteste studentesche e non soltanto ha dichiarato: «Queste rivolte sono state pianificate. Se non fosse stato per questa ragazza, avrebbero creato un’altra scusa per fomentare l’insicurezza. Queste rivolte sono state progettate dall’America e dal regime sionista, usurpatore, aiutati dai loro sottoposti e da alcuni iraniani traditori all’estero. Gli Stati uniti sono contro un Iran forte e indipendente. Stanno cercando di riportare l’Iran all’epoca della dinastia Pahlavi, che obbediva ai loro ordini come una pecora».

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