Nel 1785, si seppe che i russi avevano lasciato delle guarnigioni nelle Curili e nel 1804 arrivò a Nagasaki un inviato dello zar, Nikolai P. Rezanov, a bordo della nave da guerra Nadjezda, per avviare negoziati con il Giappone. Ci vollero 50 anni per avviarli realmente. 1855, Trattato di Shimoda, conil’accordo sull’amministrazione congiunta di Sakhalin e la suddivisione delle Curili. Nel 1875 Sakhalini diventa tutta russa, le Curili tutte giapponesi. Pace ed armonia che dura poco, sino al 1904.
Tra l’8 e il 9 febbraio del 1904, i giapponesi attaccarono la flotta russa a Port Arthur, senza nessuna dichiarazione di guerra. Gli americani a Pearl Harbour avrebbero dovuto imparare. E la potenza nipponica sconfisse gli avversari sul fiume Yalu, distruggendo gran parte della flotta zarista. Risultato: le isole meridionali delle Curili vennero confermate al Giappone, che ottenne anche il protettorato sulla Corea e il possesso del sud di Sakhalin. E qui iniziamo a cogliere qualcosa della nostra attualità.
40 anni dopo, resa mondiale del Giappone e accordi di Yalta, la quasi sconosciuta e brevissima guerra -agosto e settembre del 1945-, tra URSS e Giappone. L’Armata Rossa occupò le Curili meridionali per assicurarsi il controllo degli stretti di fronte alla base navale di Vladivostok, sul Pacifico, fondamentale per i russi per controllare l’area a nord del Mar del Giappone e del Pacifico nordoccidentale.
Nel 1951, a San Francisco, 49 Paesi firmarono un trattato di pace con il Giappone. La rinuncia ufficiale a tutto quello che Tokyo s’era preso con la forza. Salvo non definire in maniera ufficiale, quali Stati dovessero essere sovrani di quegli stessi territori. È per questo che tra i firmatari non figurava l’Unione Sovietica in quanto, a detta di Mosca, il trattato violava gli accordi di Yalta e non riconosceva la sovranità sovietica sull’isola di Sakhalin e sulle Curili.
Mosca ha recentemente proposto la restituzione di due isole ma Tokyo, ne reclama quattro. Il resto è storia recente. Nel 2022, a causa dello scoppio della guerra in Ucraina, la tensione tra il Giappone e la Russia per le isole è nuovamente salita alle stelle.
«Quando parliamo di Isole Curili ci riferiamo ad un gruppo di 56 isole, con una popolazione di soli 20.000 abitanti, situate in un’area che separa il Mare di Okhotsk dall’Oceano Pacifico, e che si estende tra l’isola giapponese di Hokkaido e la penisola russa di Kamchatka», precisa Federico Giuliani costretto a fare lo storico più che il giornalista.
«Nonostante le loro dimensioni trascurabili, le isole offrono un passaggio strategico dal punto di vista militare e vantaggi economici ai quali né Russia né Giappone sono disposti a rinunciare». Non tutte le isole, ma solo quelle meridionali.
Più facile per il Cremlino manovrare la sua flotta di navi da guerra e sottomarini del Pacifico con base a Vladivostok nell’Oceano Pacifico, un compito che sarebbe altrimenti molto difficile durante le temperature sotto lo zero in inverno. Due, evitare che Tokyo possa essere tentata a metterci missili a lungo raggio o ad ospitare basi militari di Paesi suoi amici ma nemici di Mosca. Basi americane-
Le contese isole Curili sono state la base navale di partenza delle navi della Marina imperiale giapponese che attaccarono Pearl Harbor, nelle Hawaii, nel 1941, trascinando gli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale.
«Insomma, le Isole Curili, o Territori del Nord come ama definirle il Giappone, sono al centro di un complicato rapporto diplomatico tra Mosca e Tokyo». Con l’assurdo storico della non conclusione formale della Seconda Guerra mondiale tra le due nazioni. E ora è arrivata la guerra in Ucraina con la Russia che nel luglio 2020 blocca qualsiasi concessione territoriali. Pensata per Crimea e Kaliningrad, tocca anche le Curili.
Il Ministero degli Esteri di Tokyo nel suo “libro blu” diplomatico per il 2022, afferma che un gruppo di isole a nord di Hokkaido, sequestrate dalle truppe sovietiche alla fine della Seconda Guerra Mondiale, «sono parte integrante del territorio giapponese che era occupato illegalmente dalla Russia». E le due potenze rompono per ora le relazioni economiche.
Secondo informazioni giornalistiche locali, il Ministero della Difesa giapponese sta progettando di creare due nuove unità della Forza di autodifesa terrestre con ‘bombe plananti ad alta velocità’ nel nord e nel sud-ovest del Giappone, entro il 2026.
Le ‘bombe plananti ad alta velocità’ sono missili a velocità supersoniche più difficili da intercettare rispetto ai missili convenzionali per difendere le isole più remote del Paese, compresi i territori situati nei pressi del confine russo. La Russia, all’inizio di dicembre ha fatto sapere che l’equipaggio del sistema missilistico costiero Bastion (BRK) della flotta del Pacifico ha preso servizio nella parte settentrionale della cresta delle Curili, sull’isola di Paramushir. Tutti pronti per la prossima guerra nel Pacifico.