Egitto gigante malato: Suez senza navi rischio crac economico e caos

L’Egitto è un gigante malato. L’economia, messa sempre più in crisi dalle guerre degli altri barcolla, e nella società civile monta una rabbia incontrollabile e gli analisti tremano: senza una sterzata decisa, si rischia un terremoto geopolitico dalle conseguenze devastanti. Per tutti.

Canale di Suez

Lungo il canale di Suez la metà dei dollari vitali per l’Egitto

La caccia alle navi commerciali, scatenata nel Mar Rosso dagli yemeniti Houthi, è stata il colpo di grazia, per un bilancio finanziario nazionale che era già quasi allo scasso. Il Presidente El-Sisi, pochi giorni fa, ha lanciato l’allarme: le entrate in valuta pregiata, dei diritti di passaggio nel Canale di Suez, sono crollate di quasi il 50%. E ora, per rimediare al deficit che cresce si è dovuto chiedere aiuto al Fondo monetario internazionale. Che non presta mai i suoi soldi gratis, ma pretende regole di comportamento economico che sembrano uscite dalla scuola monetarista di Chicago.

Severità bancarie con impatto sociale devastante

Gli effetti di quello che, per diversi critici del sistema capitalistico internazionale, non è altro che un vero e proprio ‘Patto del diavolo’ si sono visti subito. Mercoledì scorso la Banca centrale del Cairo ha dovuto lasciar fluttuare la valuta nazionale (sterlina egiziana), per obbedire agli obblighi imposti dai finanziatori di Washington, in cambio di un prestito di 5 miliardi di dollari. Risultato: lasciata senza protezione alle intemperie dei mercati e con le aspettative di crisi nera, la moneta egiziana ha perso in un colpo il 60% del suo valore, fino a 50 unità per dollaro. Finanziariamente parlando, un massacro. Non solo. La Banca centrale ha pure alzato di un astronomico 6%, i tassi di interesse, attestandoli intorno al 28%.

Banca centrale tra rischio panico e FMI

Le autorità egiziane hanno agito alla chetichella, per non scatenare crisi di panico ‘preventive’ tra i risparmiatori. E hanno spiegato la necessità di intervenire con «esigenze legate a pressioni inflazionistiche globali e carenze di valuta straniera». Insomma, un terribile giro di vite che si ritorcerà sulla popolazione, perché io Stato dovrà accantonare ricchezza non per redistribuirla in spesa sociale, ma solo per ripagare il costo degli interessi sui soldi che deve farsi prestare, per non fallire. La Banca centrale del Cairo ha dovuto agire in fretta, per ‘pressanti esigenze valutarie’, dato che la prossima riunione del Comitato FMI si terrà alla fine del mese. In quella data, a Washington, si deciderà se estendere il ‘soccorso finanziario’, all’Egitto, da 3 a 5 miliardi di dollari. In caso contrario, saranno dolori. E tumulti.

La grave crisi sulla popolazione

Con un’inflazione che viaggia ufficialmente già intorno al 30%, infatti, è accertato che il potere d’acquisto della popolazione subirà un duro colpo. E parliamo di un Paese di circa 100 milioni di abitanti, dove almeno il 40% delle persone fatica a mettere d’accordo il pranzo con la cena. La sofferenza del Paese era già latente, per diversi motivi, da anni. Poi lo shock della pandemia ha danneggiato irrimediabilmente il settore turistico, che era una fonte inesauribile di valuta pregiata. Come in una ‘tempesta perfetta’, sono seguite la guerra in Ucraina, le sanzioni contro la Russia, il ‘disaccoppiamento’ con la Cina e l’alterazione della catena di approvvigionamento produttivo. Tutti elementi che hanno contribuito a logorare l’economia egiziana.

La guerra di Gaza che rischia di far esplodere tutto

Da ultimo, la crisi mediorientale, la guerra di Gaza e il blocco della navigazione sul Mar Rosso hanno chiuso il cerchio. La perdita netta delle royalties per il passaggio del Canale di Suez, su anno, potrebbe aggirarsi intorno all’astronomica cifra di 5 miliardi di dollari. Poi, dicono gli esperti, occorre valutare, gli effetti collaterali indotti sulle importazioni. Parliamo di circa 20 miliardi di dollari di prodotti che arrivano dall’Asia e che alimentano, con materie prime e semilavorati, una parte dell’apparato produttivo egiziano. Ebbene, gli analisti dicono che l’aumento dei costi dei noli marittimi e dei premi per i rischi assicurativi si scaricherà sui consumatori arabi. Più nel dettaglio, si parla di un rincaro per la spedizione di un singolo container, che può oscillare tra 500 e 2700 dollari.

Inflazione devastante, mercato del lavoro e fame

L’impennata dei prezzi per i trasporti, tocca soprattutto i prodotti alimentari. In questo settore, calcolano gli economisti, l’inflazione reale egiziana è almeno il doppio di quella ufficiale media, cioè intorno al 60%. C’è poi la vera e propria bomba a orologeria di una possibile crisi del mercato del lavoro.

Il settore manifatturiero (tessile, alimentare, costruzioni) è particolarmente dipendente dalle materie prime che arrivano dall’Asia e dalla Cina in particolare. Un rialzo dei costi, e soprattutto, un allungamento dei tempi di consegna, potrebbe far chiudere migliaia di piccole imprese. E questo vorrebbe dire, al di là di tutti i possibili prestiti del Fondo monetario internazionale, ritrovarsi con milioni di persone nelle piazze a protestare.

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