«Dai bar a chirurghi plastici e a dipendenti pubblici», scrive Glória Paiva su Pagine Esteri. I ‘LulaBoykott’, su modello nazista citati dalla BBC Brasile. Non solo via Social ma anche minacciati e segnati, come fu con la stella di David e la parola ‘jude’ disegnati sulle vetrine nel 1933 tedesco. La ‘liste del PT’ il partito dei trabailadores, i lavoratori brasiliani, si accompagna ad altre forme di manifestazioni e violenze di carattere politico, razzista, xenofobo e classista. «Omicidi durante discussioni a sfondo politico, attacchi ai lavoratori del Movimento Senza Terra da parte di gruppi della estrema-destra. In una di queste aggressioni, hanno inciso sui muri del Centro di Formazione Paulo Freire a Caruaru una svastica e hanno dato fuoco alla casa della coordinatrice dello spazio».
Nelle città di Porto Alegre e San Paolo, nell’ultimo mese, note le dichiarazioni di studenti bianchi sui social che prendevano di mira la popolazione del nord-est del paese, regione decisiva per la vittoria di Lula e gli studenti neri. «Voglio che questi nordorientali muoiano di sete», ha condiviso uno dei membri di un gruppo Whatsapp di una scuola di Valinhos, da cui anche gli altri ‘allievi’ hanno inviato foto e meme di Adolph Hitler. Il gruppo è stato chiamato “Fundação Anti Petismo” e ha organizzato una protesta addirittura nella scuola contro i risultati del secondo turno delle elezioni presidenziali.
Già dal 31 ottobre blocchi sulle autostrade e in prossimità delle caserme delle forze armate in tutte le regioni del Brasile a chiedere ‘un intervento militare’ contro i risultati elettorali. Manifestazioni spesso violente, con lancio di bombe fatte in casa, olio versato sulle autostrade, il lancio di pietre e pneumatici in fiamme. In una di queste proteste mentre bloccavano una strada a Santa Catarina, i sostenitori del presidente uscente sono stati ripresi mentre facevano il saluto nazista. Secondo il quotidiano Estado de São Paulo, politici, agenti di polizia, e rappresentanti dell’agro-business incoraggiano le proteste o addirittura le finanziano.
«L’idea di un intervento delle forze armate e il sentimento di un patriottismo violento, bianco, cristiano e patriarcale contro minoranze, nordorientali, antifascisti, donne e neri, hanno trovato risonanza e si sono nutriti dell’ideologia bolsonarista negli ultimi quattro anni. Le enormi campagne di disinformazione orchestrate dall’estrema destra hanno diffuso i principali messaggi di questa ideologia attraverso le reti sociali creando grandi bolle informative», denuncia Pagine Esteri.
Gli studi sociali più aggiornati rivelano una crescita significativa di gruppi, comunità virtuali e manifestazioni di carattere neonazista in tutto il paese. Secondo una delle principali ricercatrici sull’argomento, l’antropologa Adriana Dias, le cellule neonaziste sono più che raddoppiate, passando da 530 nell’ottobre dello scorso anno a 1.117 a novembre 2022. I gruppi sono presenti in 298 città brasiliane e lo stato di Santa Catarina, nel sud, è quello che concentra maggiormente questo movimento, con 320 cellule .La ricercatrice riferisce di aver individuato 55 tipologie di correnti di pensiero e linee di azione.
«C’è un gruppo brasiliano che difende il ritorno dell’apartheid in Sudafrica. Ci sono cellule di sostenitori del Ku Kux Klan e persino neo-confederati, movimenti degli Stati Uniti che hanno ripercussioni in Brasile. La maggior parte dei gruppi sono hitleriani e negazionisti dell’Olocausto».
La maggior parte di questi gruppi, dice Dias, opera via internet. Tuttavia, in alcuni casi, le loro attività vanno oltre i ‘limiti del virtuale’. Il 14 novembre, un’operazione di polizia a Santa Catarina ha interrotto una riunione in cui otto uomini facevano apologia di nazismo. Uno degli arrestati indossava una cavigliera elettronica perché era già stato responsabile per la morte di un cittadino di origine ebraica. Il gruppo aveva inviato una lettera alle autorità locali chiedendo l’annullamento di una fiera culturale con immigrati haitiani, l’espulsione di neri ed ebrei dallo stato e la liberazione degli otto arrestati – altrimenti, minacciavano-, avrebbero compiuto un attacco terroristico, che fino ad ora non è avvenuto. Come il loro arresto che era dovuto.
Il neonazismo in Brasile ha iniziato ad avere ‘riscontri statistici’ negli anni ’80 ed è cresciuto negli anni 2000 con gruppi revisionisti dell’Olocausto, principalmente nel sud del paese, in gran parte colonizzato dai tedeschi. Nel 2021, è stata la stessa antropologa Adriana Dias a trovare una lettera di Jair Bolsonaro pubblicata su pagine neonaziste nel 2004. Nel 2011, i neonazisti di San Paolo hanno organizzato una manifestazione pro-Bolsonaro. Per l’antropologa e altri specialisti, il bolsonarismo ha una forte relazione con la forte crescita di questi gruppi, in particolare negli ultimi quattro anni.
La strategia di comunicazione di Bolsonaro, sostiene Dias, oscilla tra due livelli. Da un lato, un discorso cristiano e fondamentalista rivolto al suo elettorato evangelico e conservatore, che crede in un Israele apocalittico e bal secondo arrivo di Cristo. Dall’altro, un reiterato revisionismo storico segnato da messaggi pro-dittatura, antisemiti e pro-Hitler, e una chiara intenzione di creare un’identità nazionale. Nel 2020 è scoppiata una polemica quando l’ex segretario addetto alla Cultura, Roberto Alvim, ha fatto un discorso pubblico con dei frammenti chiaramente plagiati dell’ex ministro nazista Joseph Goebbels, con sottofondo un’opera di Richard Wagner.
«Tutto questo non suona più come una serie di fatti casuali, ma come un progetto», denuncia la studiosa. Sebbene esista, nel Codice Penale brasiliano, il reato di razzismo e di pregiudizio, esperti affermano che la mancanza di una legislazione chiara contro l’apologia del nazismo e l’incitamento all’odio è ancora il principale ostacolo per affrontare questo tipo di crimine.
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