«Nei pressi di un villaggio di duemila anime dell’Albania orientale, Krastë, si trova il più grande complesso minerario dei Balcani: il massiccio montuoso di Bulqizë. Massiccio che, sebbene risulti ampiamente sfruttato e costellato di ‘miniere mature’ (non più vantaggiose Ndr), continua a nascondere quantità significative di materie prime critiche, minerali e preziosi». Uno dei tanti siti scavati all’interno del massiccio di Bulqizë, dove si troverebbero degli ingenti quantitativi di cromite, il minerale da cui si estrae il cromo.
La miniera congelata di Krasta è stata chiusa nel 2006, dopo aver fornito all’economia albanese ben 716mila tonnellate di cromite a partire dal 1971. Ma la miniera avrebbe ancora due milioni di tonnellate di minerale, o trovare un modo meno costoso per estrarlo. E ora Tirana, scrive Pietrobon, attende l’arrivo di investitori che vogliano offrirle accordi vantaggiosi e siano disposti a sfruttare i giacimenti nel rispetto del luogo, promettendo e garantendo attività a basso impatto ambientale. Cosa mai avvenuta prima.
Ma l’Albania e dintorni geografici, sostengono alcuni, non sai bene con quanta scienza e quanta politica, sarebbe di piccolo forziere geologico. Ma dei tesori di cui l’Albania sarebbe ricca, non ancora stati scoperti, «se ne intravede soltanto il luccichio». Cobalto, nichel, platino e rame le più importanti risorse strategiche di cui è stata trovata traccia. Il cobalto serve per produrre batterie al litio e leghe magnetiche, il nichel per la lavorazione di acciaio e altre leghe, il platino nell’aeronautica, chimica, elettronica e vetraria; il rame per telecomunicazioni e trasporti.
Nelle vicinanze dell’Albania, in Kosovo, storica miniera della Iugoslavia, abbondano giacimenti di carbone, zinco, piombo, argento e cromo, ma anche di bismuto, cadmio e lignite. Nel sottosuolo del piccolo Kosovo, grande poco meno di diecimila chilometri quadrati, si trovano le quinte riserve di lignite più importanti del mondo, pari a circa tredici miliardi di tonnellate, e dove è operativa la cava multimineraria più grande d’Europa, Trepça, nella quale –oltre al carbone-, si estraggono argento, oro, piombo, zinco e minerali grezzi.
Le prime indagini geologiche già dai tempi jugoslavo, avevano rilevato tracce di risorse oggi di alto valore strategico, come torio, uranio e terre rare. Tracce che premettono e promettono la presenza di depositi, forse cospicui, che il Kosovo vorrebbe scoprire, censire e successivamente aprire allo sfruttamento. Quantità di petrolio e gas, potrebbero trovarsi in Metochìa, nel bacino idrografico del fiume Drin sui confini attuali con la Serbia. Sondaggi congiunti per ora inimmaginabili,
Le economie più avanzate dell’Unione Europea tutte alla ricerca in casa delle cosiddette ‘terre rare’, elementi base per le produzioni di alta tecnologia, e il Kosovo attuale di tanti problemi, che come nelle favole a lieto fine, potrebbe svelarsi la terra del Tesoro nascosto. E a Pristina -prudenza d’obbligo rispetto alla fonte-, si parla di ‘lantanio’, ‘niobio’ e ‘scandio’, e super-rare, come il ‘cesio’. Manca una valutazione realistica delle effettive dimensioni dei depositi di minerali critici.
Torniamo all’«Albanosfera» nel triangolo Tirana-Pristina-Skopje: idrocarburi (pochi), materie prime critiche, metalli preziosi e terre rare (forse). Una parte probabile da studiare, di ciò che serve all’Europa per ridurre la dipendenza europea dalla Cina.