Il Papa in Ungheria non cede sull’accoglienza ma concede che esiste un problema migranti

Papa Francesco nella capitale cattolica del sovranista Orban non cede sui principi della fede ma concede sulla ricerca delle soluzioni politiche ai problemi. Partendo dalla guerra per arrivare al fenomeno derivato delle migrazioni ormai di massa. Il tema centrale delle deste non solo ungheresi.
Le tre P. Pace, ponti e punti interrogativi su cui confrontarsi, a partire della guerra vicina e rivolgendosi a tutti i protagonisti, per arrivare a quei popoli in fuga da altre guerre.

Le tre P. Pace, ponti e punti interrogativi

Il viaggio di Papa Francesco in Ungheria indica che la Chiesa cattolica intende ribadire alcuni punti fermi, del resto insiti nella stessa dottrina cristiana. Molti si attendevano una forte polemica con il premier sovranista Viktor Orbàn.
Invece, giunto a Budapest, Bergoglio ha sì condannato il sovranismo portatore di divisioni e barriere, ma al contempo ha invitato a una migliore gestione dell’immigrazione che, a suo avviso, non può essere incontrollata.

Immigrati e accoglienza

Ritornando su alcune sue passate affermazioni che erano state largamente fraintese, il pontefice ha notato che l’accoglienza non può essere totale e senza limiti. Tale approccio, infatti, danneggia sia i migranti sia gli Stati che li accolgono.
Occorre invece stabilire chi ha davvero diritto all’accoglienza, assicurando ai richiedenti asilo prospettive di lavoro che li pongano in grado di vivere con dignità nel Paese di approdo. Il contrario, quindi, di quanto si predica in alcuni settori politici, i quali pretendono che l’accoglienza sia, per l’appunto, senza limiti.

Contro la ‘fluidità sessuale’

Più importanti ancora le considerazioni che Francesco ha svolto a proposito di temi molto dibattuti. Ha per esempio parlato con chiarezza contro la “fluidità sessuale”, le teorie “gender” e la “maternità surrogata”. I diritti della comunità Lgbt vanno tutelati ma non imposti e né presentati come modello che tutti devono adottare.
Ha inoltre ribadito la contrarietà della Chiesa al diritto di aborto, collocandosi così nel solco tradizionale della dottrina cattolica. E ha pure ribadito la necessità che l’Europa riconosca le sue radici cristiane. Posizione che, com’è noto, non è affatto popolare in ambito Ue.

Guerra e mediazione

Quanto al conflitto in Ucraina, il Papa ha di nuovo ribadito la sua disponibilità a mediare tra Mosca e Kiev, dicendosi disposto a recarsi di persona non solo in Ucraina, ma anche in Russia (come del resto aveva già detto molte volte in passato). E, in questo caso, i segnali che giungono da Mosca sono meno negativi che in precedenza.
La visita è importante perché sfata il mito di un pontefice “progressista” a tutto tondo. Un Papa non può essere tale perché deve tenere conto di tutte le pulsioni – spesso contraddittorie – che vi sono nella comunità cristiana.

Le contraddizioni senza escludere nessuno

Francesco ha invece sottolineato che la Chiesa cattolica è vicina a tutti e non esclude nessuno. Rifiutando di diventare – come molti vorrebbero – l’icona di una particolare parte politica.

 

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AVEVAMO DETTO

Il Papa in Ungheria da Orban con la guerra in Ucraina a pochi chilometri

 

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