
Annuncio burocratico del vice Ministro della Difesa, ma tutti in Russia (e non solo), hanno pensato a misure punitive dirette contro il Gruppo Wagner. Uno scontro così acceso all’interno delle forze armate di Mosca, proprio in uno dei momenti più critici della guerra in Ucraina? Indicazioni e sospetti di fonte BBC: Yevghieni Prigozhin con ambizioni politiche, dopo che in questi ultimi mesi è stato proprio il Gruppo Wagner a tenere in piedi la presenza militare russa in ucraina. Ben addestrati, pagati e sicuramente meglio comandati, gli uomini di Prigozhin hanno turato le falle dell’esercito regolare del Cremlino. Con ripetute critiche rivolte ai vertici militari. In particolare, nel mirino sono entrati il Ministro della Difesa, Sergei Shoigu, e il Capo di stato maggiore Valery Gerassimov, definiti da Prigozhin, senza tanti complimenti ‘degli incapaci’. Tra le altre cose, il proprietario di Wagner ha accusato gli alti ufficiali russi di avere volutamente, mal rifornito le sue unità, lasciandole a corto di armi e munizioni.
Prigozhin ha aggiunto, con aria di sfida, che i soldati del gruppo Wagner non passeranno mai sotto il controllo diretto del generale Shoigu.
Quello di sabato è solo l’ultimo degli ‘incidenti’ che stanno avvelenando i rapporti fra truppe regolari di Mosca e i paramilitari al soldo. La scorsa settimana, i Wagner hanno addirittura sequestrato un alto ufficiale russo, il tenente colonnello Roman Venevitin, accusandolo di avere aperto il fuoco contro un loro veicolo corazzato a Bakhmut. In un video, girato dai soldati di Prigozhin, si vede l’ufficiale dichiarare di avere agito ‘sotto i fumi dell’alcol e di odiare i Wagner’. I rapporti tra forze armate regolari e paramilitari si sono incrinati, ancora di più, dopo l’assedio di Bakhmut, nel quale il Gruppo Wagner ha subito perdite spaventose. Prigozhin ha praticamente accusato le forze armate russe di viltà e di non essere riuscite a tenere le posizioni che i suoi uomini, con un bagno di sangue, avevano conquistato.
Il Gruppo Wagner, secondo esperti del King’s College di Londra, ha fatto la sua prima comparsa in Ucraina già nel 2014, al tempo dell’invasione della Crimea. Nel 2021 aveva solo 5 mila uomini, ma le necessità sorte dopo l’inizio del conflitto hanno progressivamente portato il numero dei soldati del Gruppo Wagner, presenti in Ucraina, a 50 mila. Secondo il Consiglio nazionale per la sicurezza americano, le difficoltà di reclutamento ordinario hanno indotto il Cremlino ad appoggiarsi progressivamente su Wagner. Si calcola che circa l’80%, delle nuove formazioni volontarie addestrate e spedite al fronte ucraino, sia composto da ex carcerati. Ai posti di comando ci sono elementi, molto esperti, che facevano parte delle truppe d’èlite di Mosca e dei corpi speciali, come gli Spetsnaz. Ma proprio il fatto che si tratta di truppe mercenarie, ha indotto lo Stato maggiore russo, in più occasioni, a utilizzare i battaglioni Wagner come vera e propria ‘carne da cannone’.
Politicamente e socialmente parlando è più facile cercare di giustificare queste morti, piuttosto che quelle di decine di migliaia di giovani coscritti. Per questo, come hanno testimoniato gli stessi alti comandi ucraini, a Soledar e a Bakhmut è stata una mattanza di Wagner. Venivano lanciati allo scoperto, lungo pianure senza ripari, in balia del fuoco dei difensori trincerati. Sembrava di essere alla battaglia della Somme nella Prima guerra mondiale, quando gli inglesi in un paio d’ore persero 60 mila uomini. Ma la forza di Wagner non si ferma solo all’Ucraina. Le sue milizie sono presenti in Mali, in Centrafica, in Siria, in Libia e nel Sudan. Prigozhin, ‘lo chef di Putin’ (gli forniva il catering), comunque, non muove foglia senza che il Cremlino non voglia.
E poi, alla fine di tutti i discorsi politici, ideologici e pomposamente patriottici, c’è sempre lui: il dio denaro. Pare, infatti, che tutti i morti del Gruppo Wagner a Bakhmut non siano stati solo causati dall’ansia di piantare la propria bandiera. No, a due passi ci sono le miniere di sale e di gesso. E quelle a Prigozhin farebbero comodo.