Mosca è tornata a vivere i peggiori incubi degli attacchi terroristici ceceni degli anni ’90 quando ierisera un gruppo di uomini armati, in tenuta mimetica, ha fatto irruzione in una sala da concerti a nord-ovest del centro aprendo il fuoco sugli spettatori, la cronaca ANSA di Alberto Zanconato. Gli assalitori avrebbero lanciato anche granate o bottiglie incendiarie e poco dopo l’intero edificio si è trasformato in un rogo. Oltre 60 morti e 145 feriti, tra cui alcuni bambini, è il bilancio ancora provvisorio fornito dai servizi di sicurezza interni russi, l’Fsb. Qualche ora, una delle versioni dell’Islamic State, l’ex Isis, ha rivendicato l’attacco.
Miliziani dello Stato islamico, si legge in un messaggio sul canale Telegram del gruppo jihadista, «hanno attaccato un grande raduno (…) alla periferia di Mosca e poi si sono ritirati sani e salvi nelle loro basi». Settimane fa l’Fsb aveva detto di avere eliminato una cellula della branca afghana dell’Islamic State afgano che pianificava un attacco armato nella capitale. Terroristi forse colpiti ma non eliminati, fa temere la feroce vendetta.
L’attacco è avvenuto nel quartiere di Krasnogorsk, fuori e dentro la sala da concerti Crocus City Hall, la più grande di Mosca con una capacità di oltre 6mila persone, dove stava per esibirsi la rock band Picnic. Un centinaio di persone sono state tratte in salvo da dentro la sala o dal tetto, dove si erano rifugiate e che poi in parte è crollato a causa delle fiamme.
Telecamere di sicurezza del centro commerciale che ospita la sala concerti, rilanciato da Novaja Gazeta, si vedono gli assalitori – almeno quattro, altri parlano di cinque – che si avvicinano armi in pugno verso l’entrata della sala da concerti, e sparano a sangue freddo su alcune persone che cercano di ripararsi in un angolo. In un altro video, si vedono decine di persone accalcarsi verso l’uscita dell’edificio per sfuggire all’attacco, mentre intorno si riconoscono ben visibili decine di corpi raggiunti dai colpi d’arma da fuoco.
Secondo informazioni non confermate, 4 dei 5 assalitori sarebbero riusciti a scappare dopo la strage. Ria Novosti ha pubblicato una foto della vettura usata dagli assalitori per lasciare il luogo della strage. Terroristi in fuga, politica internazionale frenetica a dichiarare, prima dei timori reali sulla ripresabdel terrorismo di matrice islamica che sembra riaffacciarsi con tanta ferocia.
La Casa Bianca ha detto che «i suoi pensieri sono per le vittime del terribile attacco». Condoglianze non alla Russia e non a Putin, mai nominati. Poi l’alibi sul fronte più delicato. Secondo il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, «non c’è alcun segno al momento del coinvolgimento dell’Ucraina o di ucraini nella sparatoria a Mosca». Replica della portavoce russa: «Se gli Stati Uniti hanno o avevano dati affidabili al riguardo, questi dati devono essere immediatamente condivisi con la parte russa. E se non hanno informazioni, la Casa Bianca non ha il diritto di pronunciare assoluzioni nei confronti di nessuno».
Lo scorso 7 marzo l’ambasciata americana a Mosca aveva messo in guardia i propri cittadini per possibili attentati terroristici nelle 48 ore successive, specie ad eventi affollati come concerti musicali. E la Cnn, citando ‘fonti informate’, ha detto che gli Usa avevano avvertito la Russia del rischio di attacchi da parte dell’Isis. L’allarme dell’ambasciata americana era stato lanciato dopo che, il giorno prima, l’Fsb aveva detto di aver sventato un attacco con armi da fuoco contro i fedeli di una sinagoga nella capitale.
L’intelligence russa, sullo sventato attacco a una sinagoga di Mosca, aveva precisato che l’attentato era stato pianificato da una cellula del Wilayat Khorasan, la branca afghana dell’Islamic State, apparsa per la prima volta nel 2014, che si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca vari Paesi asiatici, tra cui l’Afghanistan, il Pakistan, l’Iran, ma anche alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan.