Iran, incerta la partita di potere interna al regime degli ayatollah

Iran, elezioni venerdì scorso e i risultati ancora tardano. Corsa per i 290 seggi del Parlamento e gli 88 posti del Consiglio degli Esperti, l’organismo che sceglie la ‘Guida Suprema’, la massima autorità religiosa del Paese, che conta più dello stesso Presidente della Repubblica. Ma l’attenzione politica del mondo è rivolta a leggere come sarà realmente distribuito il potere, con quali equilibri e scontri, guardando attentamente nei meandri oscuri della teocrazia degli ayatollah.

Ancora al voto o non voto

Per ora, il grande sforzo del regime teocratico, è stato quello di far passare per ‘soddisfacente’ la partecipazione al voto, davanti alla cruda realtà dei numeri, con uno striminzito 41% degli aventi diritto (poco più di 60 milioni). Il ‘Non voto’ come conseguenza della ‘Non scelta’ votando. I candidati dovevano essere ‘approvati’ preventivamente, e gli ‘indesiderati’ (riformisti, laici, attivisti assortiti, intellettuali sgraditi) sono stati squalificati prima ancora di tentare l’elezione.

La scrematura dei Guardiani

Il lavoro di ‘scrematura’ che decide chi può candidarsi è stato fatto dal ‘Consiglio dei Guardiani’, composto da 12 membri, di cui metà religiosi. Quest’anno, su circa 45 mila proposte di candidatura, ne sono passate poco più di 15mila. Il resto è stato tagliato senza pietà. Quindi, di fronte di una manipolazione così evidente, le formazioni riformiste -le poche non escluse dai Guardiani-, hanno deciso di non partecipare al voto. I numeri segnalano un record storico di ‘allontanamento’ dalle urne. Un segnale contro, ma anche un favore fatto al grande blocco conservatore.

Il potere all’interno del regime. Quali segnali?

Come risulterà realmente distribuito il potere, con quali nuovi equilibri tra chi se lo contendeva, guardando attentamente nei meandri oscuri della teocrazia autoritaria degli ayatollah? L‘architettura del potere iracheno è molto più frastagliata di quanto possa sembrare a prima vista. E qui veniamo al vero significato di queste elezioni: uno scontro robusto, tra il Partito degli ayatollah e quello delle Guardie rivoluzionarie. In mancanza di un processo democratico ‘all’occidentale’, la dialettica politica persiana ha trovato altri sentieri di confronto. Non tutti rassicuranti.

Il comando tra ayatollah e Guardie rivoluzionarie

Nessuno può dire con certezza chi abbia veramente l’assoluto controllo della situazione politica e militare in Iran. Alì Khamenei, la Guida suprema, finora è stato un abilissimo mediatore, tra le spinte che arrivavano dal gruppo degli ayatollah e le crescenti pressioni dei Pasdaran. Questi ultimi, sono una sorta di esercito nell’esercito. Ma dispongono anche di una formidabile Marina per controllare il Golfo Persico e addirittura, pure di un settore aerospaziale. Hanno in mano, insomma, anche le chiavi dei missili balistici.

Ahmadinejad e la ‘Corrente deviante’

Hanno progressivamente preso potere dall’epoca in cui era Presidente Ahmadinejad, che adesso è il punto di riferimento politico dell’ala militarista della Rivoluzione islamica, che viene definita dagli analisti «Corrente deviante». Si tratta di un gruppo più volte entrato in rotta di collisione con Khamenei e con la teocrazia di alto rango. Sempre nell’alveo conservatore ‘ultra’, cade invece il ‘Fronte della stabilità della rivoluzione’, costituito, anche in questo caso, da ex Ministri di Ahmadinejad.

Assaggio di risultati a rischio inganno

I primi risultati, dicevamo, a prima vista non contano granché. C’è un ovvio trionfo dei candidati legati al regime, visto che su 15 mila partecipanti, quelli riformisti che sono stati ammessi si fermano a 30, tanto per far finta. Logico, quindi, che non ha alcun senso annunciare, come fa il Teheran Times, che nella capitale «hanno vinto i conservatori». C’erano solo loro in gara. Gli analisti più attenti, sanno che i rapporti di forza che contano si misureranno col bilancino, nel rapporto tra gli eletti della sfera religiosa e dell’area dei Pasdaran. Quello, nei prossimi giorni, ci darà le prime risposte sulla prova di forza al vertice della teocrazia persiana.

E il ‘Conclave’ per il dopo Khamenei

Inoltre, bisognerà poi andare a leggere attentamente i nomi dei prescelti nel Consiglio degli Esperti. È proprio là che si deciderà il destino futuro dell’Iran, nel momento in cui l’84enne Khamenei uscirà di scena. Sempre che qualcuno, prima, non rompa i fragili equilibri esistenti tra ayatollah e Guardie rivoluzionarie.
Tags: Ayatollah Iran
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