
Tra Bruxelles e Varsavia sta per aprirsi un altro fronte di scontro. Le modifiche al Patto immigrazione e asilo approvate dall’ultimo Consiglio Ue del 29 giugno scorso e che sia la Polonia che l’Ungheria hanno cercato di bloccare chiedendo senza successo un voto all’unanimità da parte dei 27. A non piacere, la ’solidarietà obbligatoria’ che prevede la distribuzione dei migranti tra gli Stati membri o, in alternativa (Polonia e Ungheria tra le prime), il pagamento per i paesi che non accolgono, di 20 mila euro per ogni mancato ricollocamento. Misure contro le quali il sempre esagerato premier polacco Mateusz Morawiecki ha annunciato un referendum.
Una possibilità che non sembra però impensierire le istituzioni europee, che ieri hanno risposto in maniera piuttosto ruvida a Morawiecki: «Abbiamo tutti gli strumenti per far applicare la legislazione una volta che sarà approvata», avverte il portavoce capo della Commissione Ue. «Noi non commentiamo un possibile futuro referendum in uno Stato membro ma insistiamo sul fatto che c’è un processo democratico per adottare la legislazione europea, e una volta che le leggi sono adottate entrano in vigore, punto».
Richiesta di referendum minacciata, ma da parte del partito al governo ‘Diritto e giustizia’, il PiS, evidente la volontà di utilizzare la propaganda anti migranti per fini elettorali. A ottobre la Polonia andrà infatti al voto per il nuovo parlamento e i sondaggi danno tutte le opposizioni in risalita: dalla Piattaforma civica, formazione di centrodestra guidata dell’ex presidente del consiglio Ue Donald Tusk, ai partiti di sinistra pronti perfino a un’alleanza in chiave anti PiS. Malizia del governo, unire il voto politico a quello per il referendum mobilitando l’elettorato contrario ad accogliere i migranti.
Ma i progetti di Morawiecki rischiano adesso di infrangersi contro la determinazione di Bruxelles che potrebbe aprire una nuova procedura di infrazione nei confronti della Polonia a chiedere conto della mancata o insufficiente applicazione della legislazione, al ricorso alla Corte di Giustizia europea e, in caso di mancata esecuzione di una sentenza della Corte, alla decisione di infliggere multe periodiche finché Varsavia non deciderà di mettersi in regola. E non sarebbe bella propaganda elettorale.
La premier italiana oggi a Varsavia per serrare le file in vista delle europee. Sul tavolo dei due leader il dossier immigrazione che li divide. L’italiana sosterrà la richiesta polacca di aumentare i contributi Ue per l’accoglienza dei profughi ucraini cercando di far digerire all’imprevedibile collega il Patto sull’immigrazione. Negli ultimi giorni diversi partiti politici europei di estrema destra hanno sfruttato gli scontri tra manifestanti e polizia soprattutto per chiedere all’Unione Europea politiche ostili e restrittive in tema di migrazione.