Alle Isole Comore (Africa quasi estrema), il piano anti-immigrazione studiato dal Ministro degli Interni transalpino, Gèrald Dermanin, su precise direttive del Presidente Macron. Lo stesso Dermanin che in Europa, sul tema dei rifugiati, bacchetta i suoi colleghi, invitando i loro Paesi a dare ‘dimostrazioni di civiltà’, nei suoi Territori d’oltremare, usa buldozer per abbattere rifugi e manganelli per espellere. Tutto documentato e poco raccontato. Manca soltanto lo stupore a scoprire una tale portata di indegna crudeltà e faccia tosta.
Le Comore, isolotti tra Mozambico e Corno d’Africa, sono state colonia francese fino agli Anni ’70. Poi il vento dell’autodeterminazione ha capovolto le cose e, con un referendum, le isole sono diventate indipendenti. Tutte, meno una: Mayotte, trasformatasi (pomposamente) nel 101mo Dipartimento dell’Esagono. Un pezzo di Francia, insomma, mezzo Paradiso terrestre e mezz’inferno, perché, prima lentamente e poi alla velocità della luce, l’isola è diventata una gigantesca spugna, che assorbe i migranti che arrivano da tutto l’arcipelago delle Comore. Dove ‘non c’è abbondanza’.
E le Comore l’Europa ce l’hanno sotto il naso, a 180 miglia di mare, e ormai partono con ogni mezzo, a qualsiasi ora del giorno e della notte.
I francesi prima hanno ‘sottovalutato’, pensando che siccome Mayotte è povera i migranti avrebbero fatto marcia indietro. Mayotte, certo, non brilla per opulenza, ma ha pur sempre quel minimo di servizi sociali e infrastrutture che non si possono negare nemmeno alla più abbandonata delle banlieu parigine. Quindi, anche se non molto appetibile, Mayotte ha subito un assalto biblico, che ha mandato in tilt quel poco che funzionava. I numeri sono impressionanti. In un paio d’anni, la popolazione di Mayotte è ufficialmente raddoppiata, fino a 300 mila abitanti. Forse 400 mila reali.
E il ministro Darmanin si è accorto che il 30% di loro sono clandestini. Per cui, “Libertè, Ègalitè, Fraternitè; ma prima di tutto, il bilancio dello Stato.
E Darmanin e Macron si sono inventati l’operazione ‘Wuhanbushu’, azione di forza a sorpresa contro i clandestini rifugiati a Mayotte. E la cronaca dall’isola francese in Africa racconta di boldozer e manganelli. Le baracche dei disperati, alcune in precaria muratura abbattute e polverizzate con i cingoli dei bulldozer. I manganelli a sollecitare l’uscita dai tuguri. Il ministero dell’Interno francese aveva avviato ‘operazione Wuambushu’ per distruggere le baraccopoli ed espellere i migranti, già a fine aprile, scopriamo da ‘Le Monde’.
Le popolazioni delle Comore, che siano nate a Mayotte, Anjouan o Grande Comore, condividono da sempre la stessa lingua, praticano la stessa religione, hanno lo stesso concetto di parentela e continuano a sposarsi tra loro. E Mayotte è il dipartimento più povero della Francia, tre a quattro volte inferiore a quella della Francia continentale. Mentre le altre Comore hanno rifiutato la deportazione organizzata dai francesi, sbarchi all’incontrario, ma le espulsioni avvengono regolarmente.
Ma ora Azali Assoumani, capo dello Stato della Isole Comore chiede il ritorno di Mayotte alle Comore come da risoluzioni delle Nazioni Unite.
Quale timore ha costretto all’azzardo Macron e il suo fragile governo? E gli Stati Uniti, che in quell’area hanno grandi interessi geopolitici, perché tacciono? Tanta stupidità politica a stupire, e quindi la ricerca di qualche ragione nascosta, rispetto ad una vergogna di cui, per altro, pochi parlano. Ora sembra che qualcuno, dietro le quinte di Parigi, stia cercando di fare ragionare Macron, già alla prese con autoritarismi pensionistici sul nuovo pericoloso inciampo.
Ora il capo di Stato delle Comore indipendenti, Azali Assoumani, è diventato Presidente dell’Unione dei Paesi Africani e la Francia non poteva non saperlo. E forse è stato mercato non riuscito, con azione di forza a perdere, simbolo di genialità politica rovesciata.