La guerra che arricchisce

Sugli speculatori di guerra, per nostra neutralità, definizione Wikipedia: «Speculatore bellico è qualunque persona o organizzazione che trae spropositati profitti dalla guerra o vendendo armi ed altri beni alle parti in guerra.
«È stato detto che i moderni conglomerati della difesa come Lockheed Martin, Boeing, BAE Systems, General Dynamics, Raytheon, ecc., non rappresentano la speculazione bellica, ma il loro interesse principale è la sicurezza pubblica».
«Influenza politica dell’industria della difesa: nel 2010 l’industria militare Usa aveva speso 144 milioni di dollari in lobbying e donato più di 22,6 milioni di dollari a candidati al Congresso».
Gli arresti e le destituzioni per corruzione in Ucraina sono attualità e non ‘c’era una volta’. Corruzione e profitti illeciti tra le maledizioni certe della guerra, assieme a morti e distruzioni.

Affari di guerra, gli antichi

Nelle guerre dell’antichità la prima cosa che di solito cominciava a scarseggiare durante un conflitto erano i cereali – producendo conseguenze dirette sulla produzione del pane – o gli altri prodotti agricoli. Non scomparivano del tutto all’improvviso, ma più o meno lentamente la situazione cambiava e aumentavano i prezzi, perché qualche mercante ne aveva fatto incetta e li rivendeva a prezzi maggiorati con enormi profitti.
Tucidide racconta durante la guerra del Peloponneso dei passaggi di mano in mano di enormi ricchezze ottenute con questo sistema o altre frodi. Più frequente, nella successiva epoca romana, fu invece il peculato, ovvero l’appropriazione di fondi dello stato destinati alla guerra da parte di consoli o tribuni o di somme versate come condizioni per il trattato di pace.
La stessa parola ‘peculato’ deriva infatti da ‘pecus’ (pecora) ed indicava nel diritto romano l’appropriazione di un gregge pubblico. Celebri le accuse rivolte da Catone a Publio Cornelio, vincitore della battaglia di Zama, e Lucio Scipione, accusati di essersi impossessati di fondi pubblici. Gli arricchimenti e i profitti straordinari dunque non mancarono, ma solo quando l’economia e la guerra divennero più complesse si crearono altri casi più articolati.

Wallenstein

Le strutture statali, gli eserciti e le flotte da guerra come le intendiamo oggi cominciarono a formarsi dal Rinascimento in poi; prima non esistevano eserciti permanenti, nel senso che in caso di guerra si armavano le truppe necessarie a combatterla e poi si congedavano. Un caso singolare di imprenditore e comandante fu quello di Albert Wallenstein durante la guerra dei Trent’anni. Wallenstein aveva messo a disposizione dell’imperatore un’armata di mercenari, un complesso militare costosissimo, dal quale però ricavava anche dei profitti.
Tutto quello che era venduto ai mercenari negli accampamenti proveniva da manifatture appartenenti al nobile boemo e lo stesso avveniva per il pane, la carne, il vino o la birra che provenivano dalle proprietà personali del comandante. Poiché i soldati tendevano a spendere tutto il soldo che ricevevano, di fatto Wallenstein ne recuperava una parte consistente e si arricchiva con il commercio del resto delle proprietà per le quali non versava tributi. L’armata di Wallenstein era insomma uno stato nello stato e non stupisce che il condottiero rimanesse infine vittima di una cospirazione ordita dai suoi ufficiali, anche se molti sostengono che lo stesso imperatore ne fosse al corrente.

Dalla rivoluzione francese alla guerra civile americana

Un periodo a dir poco ‘aureo’ per gli affari di guerra poco cristallini fu la Rivoluzione francese, soprattutto il periodo cosiddetto del Direttorio, tra la morte di Robespierre e l’ascesa al consolato di Napoleone Bonaparte. In precedenza i prezzi erano fissati rigidamente per legge e parte della produzione assegnata direttamente all’esercito, ma il Direttorio abolì queste limitazioni. Centinaia di imprenditori accorsero alla ricerca di appalti destinati alle forniture militari, che non sempre avvenivano però regolarmente: ad esempio la carne fresca era sostituita con quella salata e per settimane non arrivava il pane sostituto dalle gallette secche.
Alla vigilia della campagna d’Italia, primavera 1796, Bonaparte diede un giro di vite ai fornitori sapendo bene che «un esercito cammina con lo stomaco». Soprattutto nel Nord più industrializzato le forniture militari durante la guerra civile americana furono un affare lucroso perché, per la prima volta, si combatté su larga scala una guerra dopo la rivoluzione industriale: scarpe, uniformi, munizioni, locomotive e vettovaglie in quantità mai viste arrivarono più regolarmente alle truppe, ma si verificarono anche scandali poco piacevoli. Nel frattempo gli stati del Sud, affamati dal blocco navale, persero ogni capacità di combattere.

«Signori, niente furti!»

Allo scoppio della Prima guerra mondiale l’esercito con maggiori difficoltà logistiche si rivelò quello russo. Il granduca Nicola, zio dello zar, nell’agosto1914 chiamò a rapporto tutti gli ufficiali dell’amministrazione e del commissariato; chi si attendeva un esaltante discorso patriottico prima della partenza per il fronte rimase deluso perché le sole parole pronunciate dal comandante furono: «Signori, niente furti!» Da anni infatti lo stesso capo di stato maggiore imperiale generale Vladimir Alexandrovic Suchomlinov compilava quotidianamente nel suo ufficio al ministero una nota spese indicando di aver compiuto a cavallo dieci verste per incassare la relativa indennità e non era l’unico. Arrestato dopo la rivoluzione d’Ottobre, Suchomlinov fu processato, ma poi rilasciato avendo compiuto settant’anni e morì indisturbato nel 1939.

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