Allargamento dell’Unione Europea, ‘matrimonio di guerra’

Nel suo discorso sullo stato dell’Unione pronunciato il 13 settembre, la presidente dell’Unione Europea Ursula von der Leyen ha sostenuto che l’allargamento della Ue, che dovrebbe portare a 35 il numero dei Paesi membri entro il 2030, è l’unico modo di risolvere i problemi della stessa Ue.

Bulimia terapeutica?

Sentendo queste parole, molti gli stupori Ue. Già oggi, con 27 membri del club, l’Unione non è in grado di assumere le decisioni rapide necessarie su più fronti di crisi. E neppure unanimi (altro vincolo paralisi), giacché parecchi Stati vanno per conto loro ignorando le direttive di Bruxelles.
Non solo. La recente vittoria elettorale di Robert Fico in Slovacchia altro non fa che aggravare lo stato di crisi latente che tutti percepiscono. Per non parlare della tensione crescente tra l’Ucraina e un suo ex alleato di ferro come la Polonia, dove presto si voterà.

Solidarietà solo ad avere

Né si possono ignorare gli enormi problemi causati dall’aumento dell’immigrazione. Si tratta di un nodo che, forse, si potrebbe risolvere se l’Unione finalmente decidesse di adottare una posizione unitaria e condivisa al riguardo.
Invece stiamo andando nella direzione opposta, con Paesi forti (o presunti tali) come Germania e Francia che fanno dichiarazioni di solidarietà europea mentre, in realtà, si preoccupano soltanto dei loro confini nazionali. Così dimostrando che il concetto di ‘confine europeo’ è sì attraente sul piano dei principi, ma del tutto disatteso (e inutile) quando dalla teoria si passa alla pratica.

L’Ucraina impossibile

Eppure le massime autorità Ue continuano a parlare dell’adesione dell’Ucraina, scordando che il Paese invaso dai russi non ha assolutamente i requisiti, né economici né politici, per essere accolto. Si parla anche della sua ricostruzione a carico della Ue, senza minimamente specificare chi dovrebbe stanziare la montagna di euro necessari per la ricostruzione. Questo, ovviamente, supponendo che la guerra termini in tempi abbastanza brevi (fatto tutt’altro che scontato).

Velleità di Ursula e politica ‘in panchina’

La Ue avrebbe bisogno di una rifondazione basata su un nuovo progetto, poiché quello originario ha ormai mostrato tutte le sue crepe e i suoi difetti. Le parole della von der Leyen, tuttavia, non indicano alcun nuovo progetto e si riducono, quindi, a pie intenzioni che lasciano il tempo che trovano.
Né si vede come si possa uscire da questa situazione. I massimi politici di Bruxelles hanno poteri assai illimitati, e si ha spesso l’impressione che le decisioni che contano vengano assunte da una burocrazia ipertrofica ovviamente per sua stessa natura poco attenta al risvolto politico dei problemi.

E l’Ue a traino Nato se vince Trump?

Stando così le cose l’ottimismo di von der Leyen e co. sembra del tutto ingiustificato. Anche dal punto di vista militare l’Unione si fa trainare dalla Nato.

Non scordiamoci, tuttavia, che se Donald Trump (o una figura a lui vicina) dovesse vincere le prossime presidenziali Usa, pure la Nato entrerebbe in crisi, lasciando quindi la Ue in balia dei suoi problemi interni.

 

 

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