Putin piccato al reporter del Kommersant che gli chiedeva sul dopo golpe. L’intervista di cui narra Francesco Palmas su Avvenire è ricca di dettagli anche sull’incontro del 29 giugno fra il presidente russo, Prigozhin e 35 luogotenenti della Wagner. Conferma l’offerta fatta dallo zar ai mercenari, preziosi in una miriade di guerre ibride russe. «Ho proposto a Prigozhin e ai suoi uomini di continuare a servire al fronte, inquadrati nell’Armata Rossa, ma capeggiati da Sedoi, numero uno della Wagner in Ucraina».
Sedoi è il nome di battaglia di Andreij Troshev, veterano pluridecorato delle guerre russo-afgano-cecene. Nativo come Putin di San Pietroburgo, Sedoi avrebbe annuito all’offerta dello zar, insieme ad altri cinque ufficiali della milizia. Prigozhin, che sedeva davanti ai suoi uomini, non avrebbe visto la scena e avrebbe sbottato: «I miei non accetterebbero mai». Che ne sarà allora di Wagner e del suo proprietario?
C’è forse aria di smantellamento? Per Pat Ryder, portavoce del Pentagono, i mercenari sarebbero ancora negli accampamenti ucraini, ma esentati da azioni militari. Il poligono bielorusso di Asipovichi, ultimato da tempo, sarebbe pronto ad ospitarne 5mila, ma è ancora deserto.
La foto pubblicata ieri sul canale Telegram della milizia non ha data, né luogo. Prigozhin seduto su un letto, seminudo, in una tenda da campo. L’immagine, stando alla stessa Wagner, sarebbe stata scattata ad Asipovichi il 12 luglio. E fonti bielorusse avrebbero confermato l’inizio della peregrinazione di Wagner dalla Russia alla Bielorussia. Altri canali Telegram ritengono invece che la foto risalga al 12 giugno, ben prima della marcia golpista. Difficile dar loro torto. Come credere che Prigozhin abbia ancora libertà di manovra?
A tre settimane dal ‘golpe’, Prigozhin, improvvisamente silenzioso, non dovrebbe essere in Bielorussia. E il suo quartier generale, a San Pietroburgo, sarebbe ancora operativo, Ma Wagner è in un limbo. Nessuna società con quel nome è immatricolata in Russia. Putin è stato chiaro con il ‘Kommersant’: «I mercenari sono fuorilegge nel paese, spetta alla Duma e al governo legiferare in materia». Dmitrij Peskov, portavoce di Putin, ha poi precisato: «Lo status di Wagner sarà regolato con una copertura legale».
Disarmato Prigozhin, che dovrebbe essere sotto sequestro in Russia, la milizia potrebbe fare ancora comodo, soprattutto in Africa. E il suo capo non è mai stato incriminato. Prigozhin ha in mano segreti che sarebbero preziosi per le intelligence occidentali. Ma dal 24 giugno, il giorno della fallita marcia su Mosca, in tutta la Russia è caccia al sospetto, e stanno cadendo molto teste militari di vertice.
Il generale Surovikin sarebbe agli arresti nella prigione provvisoria di Lefortovo a Mosca. Anche Gerasimov, per ora al vertice dello stato maggiore, sarebbe stato esautorato: a comandare le truppe in Ucraina sarebbe il numero uno delle Vdv, colonnello-generale Mikhail Teplinski. Defenestrati anche ‘Spartacus’, comandante della 58esima armata e Nikolai Gostev, numero uno della quarta armata aerea. Per il Wall Street Journal mancano all’appello pure il generale Yudrin, l’omologo Mizintev e il vice-capo del Gru. E le purghe non sono che agli inizi. Ma anche gli avversari non scherzano.
I servizi segreti della federazione russa, l’Fsb, hanno reso noto di aver sventato «un attentato da parte dei servizi speciali ucraini alle giornaliste russe Margarita Simonyan e Ksenia Sobchak», rispettivamente direttore e giornalista di Russia Today, il media russo in lingua inglese finanziato dallo Stato russo. Secondo l’Fsb, «neonazisti del gruppo Paragraph-88» sono stati arrestati a Mosca e nell’Oblast di Ryazan, «dopo che avevano effettuato ricognizioni agli indirizzi del lavoro e di residenza di Simonyan e Sobchak».
Agli arrestati sarebbero stati sequestrati un fucile d’assalto Kalashnikov con cartucce, manganelli di gomma, coltelli, tirapugni e manette. Secondo i russi, il gruppo si stava preparando ad assassinare le due donne «su istruzioni della Sbu, l’intelligence ucraina, dietro una ricompensa di 1,5 milioni di rubli per l’omicidio di ciascuna». Simonyan è una fedelissima di Putin (pare che nel suo studio ci sia un telefono giallo che è in linea diretta sicura con il Cremlino), sanzionata dall’Ue perché considerata una «figura centrale nella propaganda russa».
La controffensiva di Kiev non sfonda. Il punto di Andrea Lavazza –sempre Avvenire-, «segnato più di altri dall’assenza di notizie dal fronte. Ciò non significa che non si combatta o non si bombardi, ma certamente lo si fa in tono minore e anche la controffensiva di Kiev sta segnando il passo». Cosa sta davvero accadendo dietro la mancanza di informazioni. Andare a riconquistare i territori occupati a Sud e a Est si sta rivelando un’impresa complessa e particolarmente sanguinosa.
Le difese preparate dalle forze armate di Mosca sono solide e non avrebbe senso mandare al massacro migliaia di uomini per ottenere un risultato modesto sul campo e disastroso a livello politico.
«È chiaro che, se l’offensiva andrà male, la Nato non continuerà a rifornire a pieno regime l’Ucraina e diverse strategie dovrebbero essere perseguite per arrivare a una trattativa». C’è il tempo per Kiev di attendere gli F16 americani?
«Il tempo, in questa prospettiva, stringe. Perché anche recenti voti al Congresso americano segnalano la crescita dell’ostilità dei repubblicani verso gli aiuti verso il Paese aggredito e lo stesso Biden non potrà non tenere conto di questo scenario domestico se vuole mirare alla rielezione».