
Licenziamenti in massa comunicati con una mail decisi dal nuovo proprietario, il miliardario imprenditore Elon Musk. Le dimensioni e le modalità del licenziamento, che è stato comunicato in maniera improvvisa e disordinata, ha coinvolto circa la metà dei dipendenti, sta provocando una situazione di estrema confusione nell’azienda: sia per quel che riguarda il regolare svolgimento del lavoro al suo interno, sia per le molte critiche e proteste che sta subendo dai dipendenti all’esterno, per lo più attraverso Twitter.
Secondo le informazioni raccolte dai media americani e secondo alcune dichiarazioni di dipendenti stessi di Twitter, le persone licenziate sarebbero circa 3.700, su 7.500 lavoratori in totale, senza nessuna spiegazione. Tra queste ce ne sono alcune molto importanti, come i team di ingegneria e di intelligenza artificiale, o i team che gestiscono la moderazione dei contenuti sulla piattaforma, che in questi giorni sono particolarmente indaffarati in vista delle elezioni di metà mandato che si svolgeranno fra quattro giorni negli Stati Uniti.
Secondo le ricostruzioni quello che si occupa di comunicazione e pubbliche relazioni sarebbe passato da oltre 80 dipendenti a due, mentre quello che si occupava dei diritti umani sarebbe stato eliminato completamente, così come quello che si occupava dell’etica dell’intelligenza artificiale. Esemplificazione perfetta di stile di comunicazione e di tutela dei diritti umani che il nuovo padrone intende far adottare alla piattaforma chiave della comunicazioni brevi nel mondo. Una pessima indicazione su come Musk intende cambiare l’azienda e del suo modo di operare, stile decimazione nazista.
Negli ultimi giorni, molti importanti inserzionisti hanno iniziato a ritirare i propri investimenti da Twitter, temendo che sotto Musk Twitter non avrà più le forze o la volontà di limitare la disinformazione e il linguaggio d’odio sulla piattaforma. Lo hanno già fatto tra le altre Volkswagen (il gruppo automobilistico tedesco che comprende Audi, Lamborghini, Bentley e Porsche), Carlsberg e Pfizer, temendo che le pubblicità del proprio brand compaiano vicino a contenuti problematici. In queste decisioni hanno avuto probabilmente un ruolo alcuni gruppi di attivisti che in questi giorni stanno facendo pressione sugli inserzionisti affinché abbandonino Twitter.
Negli ultimi giorni Musk ha provato a rassicurare che il sistema di moderazione dei contenuti e contrasto alla disinformazione non subirà cambiamenti. Ha anche detto in un tweet dai toni coloriti che l’azienda già subendo grosse perdite a causa di queste entrate mancate e che gli attivisti «stanno cercando di distruggere la libertà di opinione in America». Lui invece difende con coerente determinazione il diritto di chi possiede di togliere pane e futuro a chi da lui dipende. Applicando la ‘libertà di opinione’ che ancora resiste e superando l’impulso di Vaffa corale o di gridargli le presunte scarse virtù della madre, ma la nostra/vostra indignazione dobbiamo a limitarla a un popolare e perdonabile ‘strnz’ senza vocali.
Oltra a limitare la disinformazione si aggiunge la volontà dichiarata da Musk di far pagare gli utenti per le cosiddette “spunte blu”, il modo in cui vengono segnalati gli account verificati, a bloccare truffe e abusi sulla piattaforma. Ma ora sullo stesso circuito stanno circolando moltissimi tweet con denunce e lamentele varie verso l’azienda da parte dei dipendenti, ma anche molti altri di persone che si rammaricano di dover andare via da Twitter, non solo da lavoratori ma anche da utenti.
Per come è stata condotta, ci sono dubbi sul fatto che l’operazione dei licenziamenti di Musk sia lecita. Il New York Times ha spiegato che le leggi federali degli Stati Uniti e quelle della California, dove ha sede Twitter, richiedono alle aziende di dare 60 giorni di preavviso per realizzare licenziamenti di massa di questa portata (in Italia sono 90). Non è chiaro se Twitter lo abbia fatto, ma stando alle testimonianze i licenziamenti sembrerebbero essere arrivati in modo piuttosto inaspettato e confuso. Venerdì Musk ha commentato i licenziamenti dicendo che «purtroppo non c’è altra scelta quando l’azienda perde 4 milioni di dollari al giorno».
Col dubbio immediato in ciascuno di noi sul perché abbia voluto prendersi a tutti i costi una tale fabbrica di debiti e non di miliardi, se non a fini politici. E tutti scommettono sulla fine del blocco ancora attuale agli invasivi e bugiardi twitt Trump, concedendogli di tornare a cinguettare le sue favole in vista delle presidenziali 2024.