Alla metà di giugno del 1940 la Francia era nel caos e le avanguardie tedesche bloccarono un treno alla stazione della cittadina di La Charité-sur-Loire: con grande sorpresa scoprirono che si trattava di un convoglio che trasportava centinaia di casse di documenti segreti dello stato maggiore francese che si stava ritirando precipitosamente verso Bordeaux. Tra la copiosa documentazione, il testo di una convenzione militare, stipulata nel novembre 1939, tra l’esercito francese e quello svizzero su una collaborazione nel caso di un attacco tedesco. Poiché ‘neutralità’ significava –e significa– non concludere patti con alcuna delle parti belligeranti, tale violazione avrebbe potuto costituire un ‘casus belli’, ossia un motivo per l’invasione nazista.
I documenti furono immediatamente portati a Berlino e studiati lungamente dal colonnello Ulrich Liss dell’Abwehr (il servizio segreto tedesco) che ne riferì all’ammiraglio Canaris e allo stesso Hitler. Poiché l’accordo era stato concluso dal capo di stato maggiore svizzero generale Henry Guisan anche all’insaputa del proprio governo, attraverso l’ambasciatore tedesco a Berna furono esercitate forti pressioni per il suo allontanamento dal comando e la sua sostituzione con un altro generale, Ulrich Wille, ritenuto meno ostile a Berlino, se non quasi simpatizzante per il nazismo. Guisan però rimase al proprio posto ed anzi fu l’animatore della difesa svizzera fino alla fine della guerra, anche se non mancarono difficoltà di ogni tipo.
La vicenda dei documenti rimase tuttavia segreta fino agli anni Sessanta, quando si ebbe una prima rivelazione parziale. Resta invece il fatto che per tutta la durata della guerra, l’affaire di La Charité-sur-Loire costituì un potente motivo di pressione sulla Svizzera, se non di un vero e proprio ricatto da parte tedesca.
La Svizzera divenne un crocevia essenziale per tutti i servizi di intelligence. L’agente più noto che vi operò fu probabilmente l’americano Allen Welsh Dulles che dopo la Seconda Guerra mondiale divenne capo della CIA: dal dicembre 1942, con l’incarico di ‘assistente dell’ambasciatore’, Dulles legò il suo nome ad alcune delle più leggendarie operazioni dell’OSS (Office of Strategic Services, che divenne poi la CIA).
Attraverso i movimenti di resistenza antinazista, Dulles fornì anche informazioni importanti sui sistemi missilisti tedeschi V1 e V2, trattò con il capo delle SS in Italia Karl Wolff la resa tedesca nell’aprile 1945 e tentò la cattura di Mussolini per evitare che cadesse nelle mani dei partigiani.
Meno noto è invece il ruolo di Rudolf Roessler, cittadino tedesco riparato nella Confederazione nel 1933 a seguito dell’avvento al potere del nazismo: Roessler fondò una casa editrice e divenne un apprezzato critico teatrale, ma continuò ad intrattenere rapporti con conoscenti tedeschi, tra i quali un ufficiale dell’alto comando germanico che fu la sua fonte principale e del quale non fu mai rivelata l’identità.
Come altri stati prima della Seconda Guerra mondiale, la Svizzera non disponeva di un servizio di intelligence articolato, né con abbondanti fondi a disposizione, eppure acquisì fama mondiale sia nella capacità di ottenere informazioni, sia nel proteggere quelle a sua disposizione. Circostanza fortunata, l’intuizione di un brillante commerciante di materiale fotografico che già dalla fine degli anni Trenta, nel sentore di una guerra imminente, e organizzò per proprio conto un servizio informazioni ‘privato’.
Hans Hausamann, dopo aver offerto i suoi servigi all’esercito che aveva rifiutato, ottenne l’attenzione del partito socialdemocratico svizzero. Nacque così il «Bűro Ha» (Ufficio Ha) che forni informazioni sulla Germania, sull’Italia e sui paesi occupati tratte soprattutto da ‘fonti aperte’, ossia notizie giornalistiche sfuggite alla censura che contenevano però dettagli interessanti sull’andamento della guerra e divenne ben presto la principale fonte per lo stesso esercito che in precedenza aveva rifiutato la sua collaborazione. Hausamann ebbe anche tra i suoi contatti anche ‘Lucy’, ossia Rudolf Roessler.
Hausamann, che era stato mobilitato e richiamato alle armi con il grado di capitano, seppe utilizzare l’incarico pubblico all’Unione Ufficiali per tenere conferenze in tutta la Svizzera e, nello stesso tempo, raccogliere informazioni ‘interne’ sulle sospette simpatie naziste di qualche collega. Quando ad un certo punto il generale Guisan, temendo di alzare il livello della tensione con i tedeschi, fece sciogliere l’associazione, Hausamann fu colpito da un provvedimento disciplinare per insubordinazione e trascorse tre settimane agli arresti. Nemmeno lui però sapeva dei contatti del suo generale con i francesi all’inizio della guerra.