Le minacce nucleari di Putin preoccupano gli Usa. Rischio sottovalutare o provocare

Siamo arrivati dove non dovevamo arrivare: sull’orlo di un conflitto che potrebbe scappare di mano a tutti e diventare un olocausto nucleare. Prevedibile che la Russia avrebbe cominciato a perdere colpi sul terreno degli armamenti convenzionali. Ed era noto a tutti che la dottrina nucleare di Mosca prevede l’utilizzo delle armi atomiche, in determinate circostanze. Con il via libera all’utilizzo di armi nucleari ‘tattiche’ in Ucraina.

Vecchie armi nuclari russe

Armamenti convenzionali vincenti e guerra atomica

Era noto a qualsiasi tecnico occidentale di cose militari che la Russia, prima o dopo, avrebbe cominciato a perdere colpi sul terreno degli armamenti convenzionali. Un logoramento decisivo? No, perché la dottrina nucleare di Mosca prevede l’utilizzo delle armi atomiche in determinate circostanze. E finalmente questo scenario terrificante pare sia stato metabolizzato anche a Washington. Ieri, il Consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, ha ribadito che le minacce di Putin “vanno prese molto sul serio”.

Oltre le sparate di Dmitrij Medvedev

Il capo del Cremlino ha fatto capire di essere pronto, se costretto, a dare il via libera all’utilizzo di armi nucleari “tattiche” in Ucraina. Si tratta di atomiche che possono essere caricate su bombe di aereo, in proiettili di artiglieria o anche su un missile a corta gittata. Hanno un raggio d’azione relativamente limitato e non sono studiate per infliggere danni collaterali alle strutture civili. Questo sulla carta. Perché poi lo sconquasso che combinano e le radiazioni conseguenti non risparmiano nessuno. Insomma, un’apocalisse.

Rischio escalation da fine del mondo

Gli americani hanno fatto sapere, al di là degli avvertimenti lanciati poco diplomaticamente da Biden, che sono in corso contatti con i vertici russi. Si vuole evitare, almeno questo, di imbarcarsi in un’avventura che potrebbe essere senza ritorno. Anche perché il Presidente americano ha garantito una risposta adeguata. E qui le lingue s’imbrogliano. Se la risposta dell’Occidente dovesse essere di “rappresaglia proporzionata”, cioè fatta con l’utilizzo di armi atomiche tattiche fornire agli ucraini?, andremmo di sicuro verso un’escalation da brivido.

Nucleare ‘tattico’ e risposta ‘bilanciata’ quanto?

Una eventuale guerra nucleare “tattica”, cioè limitata solo ai campi di battaglia, si combatteremo esclusivamente nell’Europa centro-orientale. Se gli americani facessero l’errore di prendere di mira installazioni poste sul territorio russo, con missili nucleari tattici, potrebbero subire rappresaglie anche direttamente all’interno degli Stati Uniti. La dottrina della risposta bilanciata prevede un colpo e una reazione commisurata dell’avversario. Quindi, se gli Usa colpissero con un missile atomico di precisione una base all’interno della Russia, la stessa cosa accadrebbe nel giro di un’ora per un’istallazione all’interno degli Stati Uniti.

Le follie e la stupidità possibili

E dato che le partite si giocano in due e che uno dei contendenti sarebbe “il pazzo Putin”, come sostiene spesso Biden, al suo posto (di Biden), staremmo molto attenti a misurare le parole. L’Occidente ha senz’altro ragione, ma per affermare questa ragione non può portare il mondo all’apocalisse. Biden sa benissimo che la Russia potrebbe polverizzare, in 45 minuti, le 100 città più importanti degli Stati Uniti, causando almeno 200 milioni di morti in meno di un’ora. E la stessa cosa, è ovvio, succederebbe ai russi, che sarebbero distrutti dalla risposta di rappresaglia delle forze atomiche strategiche americane.

Terrore ‘miscalculation’

I colloqui segreti ma continui tra il Pentagono e le alte sfere delle forze armate russe sono dettati principalmente dal terrore della “miscalculation”, che potremmo tradurre come la “sindrome del bottone sbagliato”. Ieri, il Financial Times riportava notizie non confermate di abboccamenti della “diplomazia parallela” europea con i funzionari del Cremlino. E pare che, dietro le quinte, i rappresentanti dell’Unione abbiano messo le mani avanti, avvertendo i russi che l’utilizzo di armi nucleari tattiche avrebbe potuto far esplodere una guerra generale. Anche perché gli stessi diplomatici di Bruxelles sarebbero stati molto espliciti sulla durezza della risposta americana.

Scelta decisiva alla Casa Bianca

Una partita di poker dove e qualcuno sta giocando d’azzardo. Il problema è che non sai quanto stia bluffando Putin, fino a quando non vai a vedere le sue carte. Ma, in fondo, nessuno ha questa voglia. Tutti cominciano a pensare che, messo alle strette, il nuovo zar potrebbe inventarsi la mossa della disperazione. Facendo saltare il banco. Il dibattito, nelle segrete stanze, è apertissimo, specie alla Casa Bianca, su cui ricade la responsabilità di non dover sbagliare una mossa per non far precipitare una crisi che potrebbe distruggere il pianeta.

Errori passati, presenti e forse futuri

Anche gli esperti di geopolitica statunitensi cominciano a valutare i risvolti di una guerra che, forse, poteva essere gestita in un altro modo. O, addirittura, evitata. Douglas Macgregor, analista militare ed ex Consigliere del Pentagono, in un saggio apparso su The American Conservative, esprime dubbi sulla strategia “di logoramento” seguita da Biden, e sostiene che i russi hanno imparato ad abbandonare territori inutili e a concentrare le loro forze nelle aree più sensibili. Secondo Macgregor, insomma, i recenti successi ucraini, ottenuti a carissimo prezzo, sono anche frutto della ritrovata flessibilità tattica delle truppe di Mosca.

L’ex esperto del Pentagono, in definitiva, non crede che gli Usa puntino a “vincere” in Ucraina “per procura”. Vogliono, però, che la ferita resti aperta e che la Russia abbia ai suoi confini un bubbone purulento di cui preoccuparsi.

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