I terribili semplificatori e lo spazio pubblico

Ogni tanto scrivo dell’idea della soglia, del luogo d’incontro e di scambio tra dentro e fuori, tra mondi diversi, nel bilico di ciò che è possibile. Come attivista (ora che faccio l’oste libraio così mi sento, e a dire il vero mi sentivo così anche da giornalista…) penso che occorra sempre agire per fare del pensiero un’azione e, se possibile, aprire varchi e non chiudere, costruire ponti e non muri, realizzare spazi di dialogo e rispetto reciproco, di attenzione per l’altro, per la vita.

Insomma, parlando spesso di territorio e della comunità che lo abita, penso sia necessario sottolineare e coltivare quei valori, materiale e immateriale, che rendono fertile la cultura. Che la rendono profonda e non effimera, partecipata e non subita, agita e non mediatica. Per questo nell’odierno Polemos penso sia utile aggiungere a questi concetti l’idea necessaria dello spazio pubblico. Così, tanto per dare all’idea di comunità e di territorio una prospettiva più aperta, dialogante con la vita, orientata verso il bene comune.

In tempi di privatizzazione di luoghi, di icone, di clonazione dell’immaginario, occorre cambiare lo sguardo, è necessario ripensare le basi della democrazia. Riprendere a tessere la consapevolezza che ognuno di noi sia protagonista nella relazione con gli altri e nella realizzazione di modalità esistenziali comuni che tendano al bene e che agiscano, culturalmente, politicamente e socialmente, per realizzare uno spazio pubblico civile dove vivere.

Pensare ai luoghi dell’abitare come spazi pubblici di rispetto e cura, di etica e giustizia può essere rivoluzionario. Ma dobbiamo sottrarre la narrazione, tossica a dire il vero, dalle mani dei terribili semplificatori, delle autoproclamate élite che decennio dopo decennio mostrano come si possa distruggere la nostra società con ricette astratte per risolvere problemi complessi. Allo scopo di orientare il modo di pensare senza mai risolvere un problema reale.

Inutile fare esempi. Guardatevi intorno, fateci caso, mettete in moto il pensiero critico e gettate alle ortiche le voci flautate dei Dulcamara politici e mediatici. Finché siamo in tempo.

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