‘Operazione Wagner’, accuse all’occidente e rischio nucleare

Ieri, il leader del Cremlino, in un discorso alla nazione, ha attaccato l’Occidente, che ha cercato di sfruttare gli eventi, mentre il Ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ha preso di mira Francia e Stati Uniti. Non ancora accuse di complicità diretta, ma certo di aver cercato di trarne vantaggio. A qualsiasi costo e rischio per tutti.
Paranoie russe? Noi ci affidiamo alla stampa Usa per cercare di scoprire qualche verità tra troppo fumo e puzza di bruciato.
Chi sapeva che al Cremlino rischiava d’insediarsi un ex galeotto, a capo di un sanguinario esercito di tagliagole, a mettere le mani sulla valigetta dei codici nucleari

La incredibile ricostruzione Usa

Gli Stati Uniti sapevano tutto, da almeno una decina di giorni, ma non hanno avvisato nessuno. Così scrivono i giornali Usa. O, almeno, ‘si sono fatti avvisare da alcuni Servizi europei’, hanno informato Biden (forse mercoledì sera), che, a sua volta, venerdì sera (il giorno prima dell’attacco), ha passato la notizia agli alleati del cuore (Regno Unito, Francia e Germania). Volevano tenere la cosa segreta, dicono al Dipartimento di Stato. Solo che, proprio ieri, i Servizi d’Intelligence tedeschi, come riporta ‘Der Spiegel’, si sono lamentati «perché nessuno aveva detto loro niente». Insomma, qualcuno mente. Spudoratamente.

Ipotesi da brivido

Tra alcuni specialisti di cose politico militari russe, si sta facendo strada un’ipotesi terrificante. Forse, Prigozhin si era stufato di sacrificare tanti suoi uomini in Ucraina, e aveva chiesto a Putin di impiegare armi atomiche ‘tattiche’, sul campo di battaglia, vista l’inefficienza delle forze regolari? Ipotesi ardita. Una sollecitazione che né il Ministro della Difesa Shoigu, né il capo di Stato maggiore Gerasimov, avrebbero mai potuto accogliere, con il leader del Cremlino che ha (almeno finora) categoricamente escluso l’uso dell’arma atomica ‘di teatro’. A meno che non sia minacciato il suolo russo. E se il Donbass, dicono tutti, è fuori da quest’ombrello, la Crimea, invece, probabilmente viene considerata ‘intangibile’. Per non parlare degli attacchi con i droni armati su Mosca o su altre zone all’interno della Russia, che per il Cremlino vengono fatti con l’assistenza logistica degli occidentali.

Nel calcolo delle probabilità di quello che si chiama ‘rischio sistemico’, alla Casa Bianca (e a Bruxelles) hanno previsto la ‘soglia’ oltre la quale il conflitto convenzionale potrebbe diventare nucleare? Secondo noi no e questa allucinante considerazione traspare da molti indizi.

Indizi di irresponsabilità, il percorso di chi sapeva

Certezza diffusa in casa occidentale che il primo input della notizia sulle intenzioni Wagner sia partito dall’Ucraina (chi infiltra benissimo le forze armate russe) e che le intenzioni di Prigozhin siano subito state girate ai Servizi amici più affidabili (nell’ordine, inglesi, polacchi, baltici e scandinavi). Ovviamente sono stati informati anche gli Usa, di cui però gli ucraini si fidano fino a un certo punto. Questa narrazione, però, non convince fino in fondo. Non convince soprattutto i giornali americani, che hanno un approccio diverso da quelli europei. La ricostruzione fatta da New York Times, Washington Post, Wall Street Journal, CNN e altri, mostra lo spaccato di un’Amministrazione Biden in fibrillazione. Sapevano da almeno una settimana (qualcuno azzarda che conoscessero pure la data), ma giravano in tondo tra Pentagono, Congresso e Casa Bianca. Bene, quanto e che cosa sapeva Biden del tentativo di colpo di Stato?

Gli hanno detto, senza giri di parole, che al Cremlino rischiava d’insediarsi un ex galeotto, a capo di un sanguinario esercito di tagliagole, e che la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata quella di mettere le mani sulla valigetta dei codici nucleari?

Codici nucleari nelle mani di un ex galeotto?

Sembra la scena di un film horror di fantapolitica. E le spiegazioni farfugliate dal Segretario di Stato di Antony Blinken, aumentano sospetti e timori. Prima ha evitato qualsiasi commento, dando ordine a tutte le ambasciate americane di tacere «per non fare pensare male Putin, quasi a volergli dire ‘noi non c’entriamo’». Poi, quando il tentato colpo militare è fallito, ha applaudito a una ‘Russia indebolita’. Più debole o più arrabbiata? La verità difficile da ammettere è che oggi, dopo la mancata guerra civile russa, il mondo potrebbe scoprirsi più vicino a una guerra atomica tattica.

L’arsenale della fine del mondo

Ieri, per ricordarci il clima che si è creato, il Wall Street Journal ha dedicato un grande report all’arsenale nucleare della Russia. Mentre il Segretario generale della Nato uscente ma sempre lì, Jens Stoltenberg -‘excusatio non petita accusatio manifesta’-, ha assicurato che, da valutazioni satellitari, non sono stati notati cambiamenti nella disposizione delle forze missilistiche russe, che possano far pensare a un prossimo attacco nucleare. Ma a che punto siamo arrivati?

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