Il grande dissidio tra chi crede che stiamo vivendo un’era segnata dagli effetti dei cambiamenti climatici causati dall’uomo e chi, o per una atavica natura antisistema o malafede politica lo nega e comunque non lo attribuisce ai comportamenti umani.
Secondo una ricerca scientifica del 2016, più del 90% dei documenti dubbiosi sul climate change provengono da think tank vicini ad ideologie conservatrici. Si tratta di ricchissime lobby come l’Heartland Institute, la Cooler Heads Coalition, il Cato Institute o l’Heritage Foundation. Mentre tra il 2003 e il 2010, ben 140 fondazioni hanno mosso 558 milioni di dollari per finanziare oltre 100 organizzazioni di stampo negazionista.
Da dove arrivano questi fondi? Principalmente, da aziende legate ai combustibili fossili. Finanziatori come la Koch Family Foundation, British Petroleum, la Shell o la ExxonMobil.
Grazie all’azione di queste lobby, il cambiamento climatico è diventato un’opinione politica a prescindere dai risultati scientifici. Numerosi studi collegano il negazionismo ad eletti ed elettori di partiti populisti di destra. E nella loro percezione, il ‘verde‘ della ‘green economy’ è il nuovo ‘rosso‘ della minaccia socialista. Basta pensare a Donald Trump: «Il riscaldamento globale è una bufala». In Brasile Ernesto Araujo, ex ministro del governo Bolsonaro, ha detto che i cambiamenti climatici sono un «dogma marxista». I partiti europei di destra come il Finns Party in Finlandia, Vox in Spagna, Freedom Party in Austria o Alternative for Deutschland in Germania o la Lega Nord in Italia (salvo eccezioni venete), condividono e promuovono idee negazioniste.
E da Trump scendere, hanno trovato in ambientalisti come Greta Thunberg la rivale perfetta. Per i nuovi gruppi di ‘alt-right’ gli ambientalisti sarebbero perfino colpevoli di aspirazioni socialiste. Non è un caso che ‘Verde è rosso – Fermiamo l’eco-comunismo!’, fosse il titolo del manifesto del norvegese Andres Breivik, l’estremista di destra che nel 2011 uccise 69 ragazzi in un campeggio estivo.
Sui social e sui giornali italiani il riscontro politico della questione climatica è un gran pasticcio. Persino il neo comunista Rizzo, assieme al blocco compatto di destra, più leghista che verso il post fascismo. Una strana compagnia di giro con una serie di elementi comuni che si rincorrono: la battaglia contro l’euro, le teorie contro l’immigrazione, i dubbi contro i vaccini e la gestione della pandemia, la denuncia contro il politicamente corretto, o la ‘teoria gender’.
Sul riscaldamento climatico su giornali, televisioni e social è tutto un ammiccare. O come Matteo Salvini al recente convegno leghista di Cervia: «D’inverno fa freddo, d’estate caldo». Banalizzare o aggredire. Le riflessioni di Paolo Del Debbio sulla Verità vengono titolate con un sobrio «Così si smontano le balle degli ecoimbecilli». Mentre la post fascista Francesca Totolo sceglie il cabaret: «La siccità dovuta al cambiamento climatico di origine antropica colpì anche i Maya: troppe puzzette dei chihuahua». E poi: Nicola Porro, Vittorio Feltri, Daniele Capezzone, Francesco Storace, Claudio Borghi, solo per citare i più attivi.
Gli antisistema che conducono trasmissioni in tv e stanno al governo indicano la rotta e il popolo dei nickname segue a ruota, per combattere «il fanatismo ultra-ecologista», citando le parole di Giorgia Meloni al comizio dell’estrema destra spagnola di Vox.
Steve Bannon -ideologo di Donald Trump, pensatore corteggiato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni- con il suo ‘Breitbart news’ promosse il negazionismo climatico, oltre che suprematismo bianco, razzismo e misoginia. Perché negli ultimi anni le emissioni della classe media sono diminuite del 15 per cento, mentre quelle dei super ricchi del mondo (lo 0,01 per cento della popolazione), sono aumentate di quasi l’80 per cento.
Nei social network australiani è circolata la notizia che a rendere particolarmente gravi gli incendi che stanno ciclicamente devastando il paese non sarebbe il cambiamento climatico, ma una ‘epidemia di piromani’. E il Sicilia, quest’anno, hanno subito copiato. In quella campagna di disinformazione abbiano avuto un ruolo determinante i media controllati dal miliardario australiano Rupert Murdoch (Sky in Italia). Con il primo ministro conservatore Scott Morrison, che ha vinto le elezioni con il sostegno delle lobby dell’industria mineraria.
Le teorie con cui si contrasta il cambiamento climatico si basano su cinque ‘pilastri’.
Ridurre le emissioni inquinanti richiede un maggior intervento dello Stato e chi è contrario a quella politica tenderà a negare l’esistenza del problema che richiede la soluzione sgradita. Esempio classico (dati 2020), in Australia, Canada e Stati Uniti, il 77 per cento dei Democratici sostengono leggi a difesa dell’ambiente anche se hanno un costo, contro solo il 36 per cento dei Repubblicani. In Europa l’AFD tedesca, lo UKIP britannico, VOX spagnolo e l’FPO austriaco hanno rigettato gli accordi sul clima di Parigi e negano l’importanza del cambiamento climatico: su 21 partiti della destra europea, sette negano l’esistenza del cambiamento climatico e soltanto tre lo riconoscono e ammettono la necessità di agire per contrastarlo.
Secondo il sito ‘Pagella Politica’, che ha recentemente realizzato un’inchiesta sul negazionismo climatico in Italia, le testate più coinvolte sono quelle di orientamento più conservatore – La Verità, Libero, Il Foglio e Il Giornale – che da anni concedono «ampio spazio a quelle che il sito chiama ‘teorie controcorrente’ sui cambiamenti climatici».
Se parte della disinformazione è conseguenza di superficialità e negligenza, un’altra parte è intenzionale e strategica, per ragioni ideologiche, economiche e politiche, facendo leva su un meccanismo di rimozione, un problema quasi astratto, lontano nel tempo e nello spazio, e che non ci toccherà mai da vicino, sottolinea Internazionale.
Più di cinquant’anni di scienza del clima si potrebbero riassumere così: più emissioni = aumento della temperatura globale = aumento di frequenza e intensità di eventi meteorologici estremi. E la domanda non è più se e quando arriverà il cambiamento climatico. È già qui ed è già grave. Quanto andranno ancora avanti certe strutture informative a ospitare negazionisti climatici? Quanto si continuerà a ignorare la responsabilità di chi ha contribuito a causare la crisi climatica? Quanto tempo ancora verrà perso?
Clima negato. L’Atlantico inghiotte la sua prima isola al largo di Panama