
Sarà un 2024 ad altissima tensione sul fronte ucraino, con il timore che questo possa allargarsi (prima o poi) anche nel Nord Europa. Tanto che la Nato ha avviato una maxi esercitazione e i Paesi Baltici hanno annunciato una linea di difesa contro Mosca. La Russia potrebbe pianificare una grande offensiva sul fronte in Ucraina nell’estate del 2024, sostiene il Financial Times in un articolo, citato da Rnc-Ucraina. L’articolo, che cita forze di sicurezza ucraine, scrive che l’obiettivo dell’offensiva potrebbe essere la completa occupazione delle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia.
Obiettivo «la completa occupazione del Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia», le 4 regioni annesse per decreto dopo i referendum di fine settembre 2022, dal Cremlino.
La Russia mantiene più di 20mila militari vicino al confine settentrionale con l’Ucraina, dove la situazione è attualmente ‘sotto controllo’, scive su Facebook il comandante delle Forze armate unite di Kiev, Sergii Nayev, e come riporta Rbc-Ucraina. «Nel frattempo, sul territorio della Federazione Russa, l’avversario ha creato e mantiene un gruppo con un numero totale di circa 20mila persone. Le unità nemiche conducono costantemente ricognizioni, bombardano le zone di confine e aumentano attivamente le attrezzature ingegneristiche e fortificate dell’area».
La maxi-esercitazione anti-Russia della Nato con 90mila uomini e il dossier con lo scenario da Terza guerra mondiale. Sempre oggi il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento di intelligence ha segnalato che la Russia ha schierato un altro aereo di rilevamento radar a lungo raggio A-50 per sostituire quello abbattuto dalle forze ucraine questa settimana sulla costa settentrionale del Mar d’Azov. Questa volta, tuttavia, l’A-50 opererà più lontano dai confini dell’Ucraina: «all’interno del territorio russo, vicino alla regione di Krasnodar, più a est dell’Ucraina», si legge nel rapporto pubblicato su X.
Tra le poche certezza di questa guerra ‘in sonno’ l’incendio che ha divorato alcuni depositi della raffineria russa di Klintsy colpiti da un drone ucraino, secondo attacco in pochi giorni dopo quello nei pressi di San Pietroburgo, in territorio russo. Klintsy si trova in una delle aree più occidentali del territorio russo, tra Ucraina e Bielorussia, a pochi chilometri da Chernihiv in territorio ucraino, bersagliata molte volte negli ultimi due anni, e Gomel, in Bielorussia, da dove -scrive Sabato Angieri sul Manifesto-, si temeva che potessero passare i mercenari della Wagner allo sbando dopo l’attentato all’ex comandante Prigozhin.
Kiev ha rivendicato subito l’attacco. Secondo France Presse si è trattato di un drone. Per il governatore della regione russa colpita, il velivolo senza pilota «è stato intercettato dai sistemi di difesa russi e, una volta distrutto, ha sganciato munizioni su un deposito petrolifero provocando un incendio». Altri due droni sono stati intercettati nella stessa regione senza provocare danni. Dunque, date per buone le fonti, un attacco in forze, esempio della preannunciata nuova strategia di Kiev, di colpire dalla distanza senza mettere a repentaglio la vita dei soldati e ottenere il maggior clamore possibile, sia dal punto di vista tattico sia da quello mediatico.
Le raffinerie nelle vicinanze del confine sono strutture importantissime per la macchina bellica russa, per garantire il rifornimento dei propri mezzi militari.
Come da sommario, «Zelensky torna da Davos con tante pacche sulla spalla ma pochi accordi concreti». «E Vladimir Putin e il suo Stato maggiore –la lettura dei fatti su molta stampa internazionale- attendono che l’Occidente si dimentichi di Zelensky, che ha ripreso a viaggiare senza sosta per cercare finanziamenti e armi ed è appena rientrato da Davos con tante promesse ma pochi accordi scritti». Fatti certi, che i fondi straordinari Usa richiesti dal presidente Biden e fermi al Congresso da novembre non sono ancora stati sbloccati. Con la memoria di chi, Sabato Angieri con noi, ricorda che per due anni «chiunque si è rifiutato di aiutare l’Ucraina (o ha mostrato il minimo dubbio) è stato subito tacciato di putinismo».
Nella campagna elettorale statunitense per le presidenziali, l’Ucraina è un terreno di scontro in primo piano. Con la Casa Bianca costretta ad attendere un compromesso sporco con la maggioranza repubblicana al Congresso, mentre resta prigioniera degli eccessi guerrafondai di Netanyahu su Gaza. Intanto negli Stati Uniti una dozzina di sindacati hanno firmato una petizione per chiedere che l’amministrazione Biden si impegni per un cessate il fuoco.
Nel documento si chiede al presidente e al Congresso di impegnarsi per una fine immediata all’assedio di Gaza, «nella consapevolezza che non è possibile raggiungere la pace attraverso le bombe».