
Per fronteggiare l’aggressione della Russia, il Presidente dell’Ucraina Zelensky lanciò l’appello ai ‘volontari stranieri’ perché si arruolassero nella Legione internazionale ucraina. Per essere ammessi tra i ‘foreign fighters’, serviva o una esperienza militare o comunque sapere maneggiare armi. Richiesto sul sito web del ministero, anche ‘sapere gestire situazioni ad alto stress’ ed essere pronti subito ad operazioni militari. Per i pochi volontari italiani divenuto noti, nessuna contestazione penale da parte italiana.
Anche il fronte opposto, quello dei secessionisti del Donbass sostenuti dalla Russia, ha combattenti stranieri aggregati al fianco dei separatisti. Anche in questo caso alcuni italiani, che però verranno perseguiti come mercenari. Il fenomeno dei combattenti stranieri nel campo russo si è concentrato su una impresa privata, la Wagner Group, dell’oligarca Prigozhin, tra le protagoniste d’avanguardia sul campo.
Se l’arruolamento risulta motivato dall’interesse economico si tratta di ‘mercenariato’, «attività che innumerevoli contesti giuridici nazionali e internazionali dichiarano assolutamente illegale».
L’arruolamento di ‘volontari’ promosso dall’Ucraina sembra avere avuto risultato importanti, «se corrispondono al vero i dati ufficiali delle adesioni: circa 20mila combattenti appartenenti ad una cinquantina di Paesi». Anche il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov aveva annunciato che 16mila volontari stranieri intendevano unirsi all’esercito russo. Anche in questo caso mancano i riscontri.
Il 9 giugno 2022, un tribunale della Repubblica popolare di Donetsk ha condannato a morte due cittadini inglesi (Aiden Aslin e Shaun Pinner) ed un cittadino del Marocco (Saadoun Brahim) accusati di essere ‘mercenari’. Boris Johnson, allora premier britannico, sostenne che i due cittadini inglesi in servizio nelle forze armate ucraine e dovevano disporre dello statuto di ‘combattenti’. Ad agosto del 2022 la Corte suprema russa ha qualificato il battaglione Azov come ‘gruppo terrorista ucraino’, e i suoi membri perseguibili come terroristi, ‘gruppo neonazista’ più volte accusato di violazione dei diritti non solo da parte russa.
«Il battaglione Azov ha effettivamente fuso gruppi paramilitari della galassia dell’estrema destra ucraina», precida il ricercatore. Fondato da Andriy Biletsky, militante dichiaratamente neonazista, composto in origine da circa duemila combattenti che volontari da altre organizzazioni paramilitari supereranno le 10mila unità. Il simbolo del battaglione risale al nazismo e celebra spesso Stepan Bandera, collaboratore del Terzo Reich durante la guerra mondiale.
La Terza Convenzione di Ginevra sui diritti dei prigionieri di guerra stabilisce che lo status di combattente è da attribuire ai ‘membri delle forze armate regolari di uno Stato coinvolto nel conflitto’, ma anche alle ‘milizie o ai corpi di volontari che facciano parte dell’esercito regolare’. Diverso il caso del mercenario, ovvero «del soldato professionale che per denaro combatte al servizio di uno stato straniero, o anche di gruppi politici o economici».
Il mercenario è dunque un fuori legge per le convenzioni internazionali convenzioni e gran parte delle leggi nazionali. L’Italia punisce il mercenario con pene detentive da quattro a quindici anni.
A partire dall’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 ed ancor più a seguito dell’invasione del 2022, l’immagine del mercenario di una volta alla ricerca di avventure e, soprattutto, di un beneficio economico immediato e magari consistente, ha lasciato il campo ad una impresa privata che nel Donbass ha infranto il monopolio statale della violenza, attribuibile soprattutto alla compagnia privata russa Wagner Group.
«Il passaggio dal mercenario sfuso all’impresa finanziaria privata in grado di muovere centinaia se non migliaia professionisti dopo aver firmato contratti milionari con clienti pubblici e privati in tutto il mondo, come un qualsiasi contractor, viene definitivamente individuato nella sigla PMSC, Private Military and Security Company».
Le origini delle PMSC in Occidente, in particolare Stati Uniti e Gran Bretagna. Sono gli Stati Uniti che nei più recenti conflitti hanno promosso questo modello di ‘supporto esterno’ al nuovo esercito post guerra fredda. Dall’Iraq, ad Afghanistan e Siria. ‘Supporto’ spesso molto particolare: «per la Central Intelligence Agency, ‘servizio esterno’ di interrogatorio di presunti terroristi e persino della ricerca e individuazione di esponenti di Al Qaeda». Facile e orrendo da capire.
Per questo ‘servizio’ fu contrattualizzata la Società statunitense Blackwater, allora in vetta alle imprese che primeggiavano nell’assicurarsi contratti dall’Esercito o dalla CIA. La stessa impresa, a seguito ad un famoso e tragico incidente in Iraq è stata più volte ristrutturata, ri-nominata, assorbita da altre imprese private (Xe, Academi, poi associata alla Constellis).
I servizi standard di questo particolare business sino tre: ‘di protezione’; ‘di supporto militare’; ‘di rafforzamento delle istituzioni’. Come viene proposto pubblicamente. Le imprese occidentali tendono a distaccarsi (a livello di marketing), da termini che le assocerebbero ai mercenari fuori legge. Per le imprese militari private della Russia, minori mascherature, ed offrire esplicitamente servizi di combattimento.
Seconda differenza. Le PMC russe agiscono in piena autonomia operativa per portare a termine incarichi particolari. «Ed è probabile che siano loro a richiedere servizi di logistica e di rifornimenti all’Esercito, e non viceversa».