Il Venezuela di Maduro e l’ex Guyana britannica: poca storia, molto petrolio

Ieri gli elettori venezuelani a referendum hanno votato per l’annessione della Guayana Esequiba, un pezzo del piccolo stato che, ai tempi del colonialismo spagnolo, faceva parte del Venezuela. Nel 1811 l’indipendenza dalla Spagna che però si vende la Guayana al Regno Unito. 1996, fine della Guyana britannica e ritorno delle rivendicazioni venezuelane. Referendum di annessione o si secessione ad accettazione variabile a seconda di certe convenienze (il contenzioso Crimea, il no alla Catalogna’, gli applausi al Kosovo).

Referendum di annessione modello Crimea ma col petrolio

Copiando la strategia adottata da Putin per la Crimea e nel Donbass, Maduro con il referendum dal risultato scontato ha chiesto ai cittadini venezuelani (ma non a quelli della regione contesa) se sono favorevoli a concedere la cittadinanza di Caracas ai 125mila abitanti della regione, che dovrebbe d’ora in poi diventare la provincia venezuelana della ‘Guyana Esequiba’.

Ragioni storiche e convenienze

La regione della Guyana pretesa dal Venezuela che la comprendeva sino a poco più di 200 anni fa, è semi spopolata (125mila abitanti nella regione), ma ricchissima di materie prime, e in particolare di petrolio. I numerosi giacimenti offshore hanno consentito al governo di Georgetown, capitale del Paese, di ottenere una spettacolare crescita economica. Tanto da diventare, dal 2019, la nazione con la maggiore crescita al mondo.
La porzione di territorio oggetto delle mire di Maduro misura circa 160.000 km quadrati sui 215.000 complessivi della Guyana. Domanda posta col referendum farsa, se i venezuelani vogliono concedere la cittadinanza di Caracas ai 125mila abitanti della regione che dovrebbe  diventare la provincia venezuelana della ‘Guyana Esequiba’.

Preoccupazioni post coloniali

Il referendum a risultato scontato ha destato la preoccupazione di numerosi Stati sudamericani, e in particolare del Brasile di Lula, che pure con Maduro ha buoni rapporti. Timor5e di molti, questi Stati, la creazione di una sorta di ‘Donbass caraibico’ alle loro porte.
Il governo di Georgetown aveva chiesto aiuto alla Corte internazionale di giustizia per bloccare il referendum, senza tuttavia ottenere risultati.

Guyana piccola Ucraina?

La Guyana teme che il prossimo passo sia l’invasione armata del proprio territorio, ovvero qualcosa di simile alla celebre ‘operazione militare speciale” con cui Putin ha cercato di mascherare l’invasione dell’Ucraina.

Russia e Cina con Maduro

Si noti che Maduro può contare non solo sull’appoggio russo, ma anche su quello della Cna di Xi Jinping e dell’alleata Cuba. Si tratta ora di capire se basteranno a garantire il successo dell’annessione. A preoccuparsi dovrebbe essere soprattutto l’amministrazione Biden, che rischia di assistere all’espansione territoriale ed economica di un avversario giurato degli Stati Uniti.

L’occidente ad altro sgradimento

In ogni caso, anche questo episodio conferma le crescenti difficoltà occidentali dei confronti del terzo mondo e dei ‘non allineati’, strategia putiniana o inciampo di Washington le letture possibili. Come quella dello ‘zampino dello zar’ in numerosi golpe militari recenti in Africa, dove la Russia continua a usare i mercenari della Wagner, per esempio nel Sudan ora in pieno caos. O gli scambi di armi con gli ayatollah, per toccare anche il Medio Oriente. Insomma, letture dei fatti contrastate, ma tutte allarmanti.

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