Troppe armi nella guerra alla Russia in Ucraina, e l’America si scopre a rischio con la Cina

Rivelazioni del ‘Center for Strategic and International Studies’ americano che in un suo rapporto davvero strategico rende pubblico quello che più temevano i vertici del Pentagono e che la Casa Bianca faceva finta di ignorare: gli Stati Uniti hanno ceduto e stanno ancora cedendo troppe armi all’Ucraina, mettendo a rischio la loro sicurezza nazionale con la Cina, che è la loro vera minaccia strategica. Rapporto politicamente bomba per l’amministrazione Biden.
E pezzettino di notizia qui e di analisi là, ecco diradarsi i fumogeni attorno alla vicenda dei carri armati europei Leopard o altri che siano, al posto degli Abrams Usa che mai arriveranno in Europa.

«Ci servono 300 tank tedeschi, non dieci o venti». L’Ucraina reclama i Leopard. Polonia e paesi baltici spediranno i loro, quasi come una sub-Nato. E il russo Lavrov avverte: la guerra con l’Occidente è quasi realtà

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Center for Strategic and International Studies

Il prestigioso e bipartisan think tank, considerato la ‘crema intellettuale’ dei poteri che contano, sostiene che l’America, per aiutare a rotta di collo gli ucraini, ha svuotato i suoi depositi di armi. Anche quelle che le servirebbero, ‘tutte e subito’, in caso di una malaugurata guerra con la Cina. Il vero incubo della Casa Bianca. La velocità e l’ammontare dei trasferimenti, però, sono stati tali da mettere in crisi perfino l’enorme apparato produttivo Usa, causando un pericoloso ‘shortage’ nei depositi. Una situazione che mette in crisi la sicurezza nazionale, specie in un momento in cui la diplomazia vincente sembra quella di una sorta, di bullismo guerrafondaio.

Bullismo guerrafondaio e ‘coperta corta’

Commentando, in esclusiva, il documento, il Wall Street Journal titola: «La guerra in Ucraina sta evidenziando l’incapacità delle compagnie di armi statunitensi di ricostituire le scorte militari». E a caratteri ben più evidenti, nel richiamo principale: «L’industria statunitense delle armi non è preparata per un conflitto con la Cina». Siamo alla sindrome della ‘coperta corta’, insomma. Con una strategia che, paradossalmente, mischia le carte e confonde gli obiettivi, perché, allungare la guerra in Ucraina non solo non favorisce gli Stati Uniti, ma li pone proprio in una posizione di debolezza nei confronti di Pechino.

La guerra in Ucraina non colpisce solo l’Europa

Pare di capire che questo sia il punto di vista del Pentagono e, transitivamente, delle sfere militari. Ma, forse, al Dipartimento di Stato (Antony Blinken) e al Consiglio per la Sicurezza nazionale (Jake Sullivan) la pensano in un altro modo. Lo studio realizzato dallo stesso vicepresidente del CSIS, Seth Jones, sottolinea come l’ambiguità geopolitica creatasi con la guerra in Ucraina condizioni le visioni americane. In particolare, si fa finta di non capire che siamo già in un clima di ‘guerra non dichiarata’, mentre le industrie operano normalmente, con tempi, risorse e metodi da tempo di pace. In definitiva, sostiene il report, si fa presto a svuotare gli arsenali, per velocizzare il trasferimento di armi verso l’Ucraina. Ma poi, per ricostituire le scorte, ci vogliono anni.

Arsenali, sicurezza nazionale e miliardi

E se in questo limbo temporale, in questa terra di nessuno nella quale gli Stati Uniti stanno mettendo in gioco la loro sicurezza nazionale, si dovesse aprire una crisi di proporzioni planetarie (appunto con la Cina) gli scenari potrebbero essere catastrofici. Finora Washington ha trasferito a Kiev ben 27 miliardi di dollari di armamenti di tutti i tipi. Una somma enorme, vista anche la fase di stallo sul campo di battaglia e i problemi di bilancio federale che il Presidente Biden si accinge ad affrontare, con un ramo del Congresso in mani repubblicane. Tra le altre cose, lo studio del CSIS rischia di gettare altra benzina sul fuoco delle polemiche, perché arriva a pochi giorni dal vertice di Ramstein con la partita/commedia tra carri armati tedeschi o americani.

Industria militare e appalti

Ma, secondo il Wall Street Journal, il vero ostacolo resta il colosso asiatico guidato da Xi Jinping. «I problemi con la base industriale, che sono in parte il risultato di procedure di appalti militari obsoleti e di una burocrazia lenta, stanno ora compromettendo la capacità di creare un credibile deterrente nella regione indo-pacifica o di affrontare la Cina in un conflitto militare», sostiene il rapporto. Ma forse i numeri forniti da Jones parlano chiaro e mettono tutti d’accordo.

Armi per decine di anni di produzione

Negli ultimi 5 mesi gli Usa hanno trasferito in Ucraina un quantitativo incredibile gli missili anticarro ‘Javelin’, che rappresentano 7 anni di produzione! Per quanto riguarda, invece, i missili antiaerei ‘Stinger’, le cifre sono ancora più impressionanti. Gli americani hanno ceduto a Kiev l’equivalente dell’esportazione mondiale negli ultimi vent’anni. Enorme anche il numero di proiettili di artiglieria che sono stati trasferiti. Si parla di un milione di pezzi per cannoni da 155 mm. Inutile dire che al Pentagono hanno le mani nei capelli, perché le scorte di munizioni sono al minimo storico. Fatti i conti, tiriamo le somme. Anzi, facciamole tirare al Wall Street Journal, citando le parole di Jones.

«Tutte queste carenze renderebbero estremamente difficile per gli Stati Uniti sostenere un conflitto prolungato. Sottolineano anche che la base industriale della difesa del Paese non dispone di un’adeguata capacità di intervento per una grande guerra». Insomma, la strategia americana in Ucraina continua a essere un vero e proprio suicidio geopolitico.

Europa e Usa per le controffensive di Kiev

«Ci servono 300 tank tedeschi, non dieci o venti». L’Ucraina reclama i Leopard. Polonia e paesi baltici spediranno i loro, quasi come una sub-Nato. Di aerei e missili a lunga gittata ancora non si parla per non arrivare a quell’«allargamento del conflitto» più volte evocato da Mosca e temuto da alcuni leader occidentali.
Per gli Himars, gli M777, i Patriots, i vari mezzi corazzati e altri sistemi di difesa aerea, invece, nessuno si oppone più. La Svezia ha annunciato aiuti militari per 419 milioni di dollari compreso il sistema di artiglieria Archer. La Francia invierà i veicoli corazzati Amx 10 forse anche i carri armati Leclerc. Londra ha già destinato 12 tank Challenger 2 oltre agli elicotteri per la marina Sea king arrivati sabato in Ucraina. L’Unione europea ha raggiunto l’accordo politico per un altro pacchetto di aiuti militari (il settimo) all’Ucraina per un valore di 500 milioni di euro.
Gli Usa stanno ultimando la fornitura da 2,5 miliardi di dollari che potrebbe includere anche i veicoli blindati da combattimento Stryker. «Uno dei più grandi pacchetti di aiuti militari a Kiev dall’inizio della guerra», riferisce la Cnn.
Anche per questo ieri il ministro degli esteri russo Lavrov ha detto: «La guerra della Russia con l’Occidente non è più ibrida, ma quasi reale».

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