La morte di Navalny letta al vertice di Monaco ricade su Putin

«Ci saranno conseguenze devastanti per Mosca se Alexei Navalny morirà in carcere», aveva minacciato Biden nell’ultimo incontro con Putin a Ginevra del giugno 2021. E adesso? Adesso Biden cerca di usare quella morte forse accidentale ma risultato della assurda carcerazione dell’oppositore russo contro Trump.
Perché anche se la morte sia stata per cause naturali, non era affatto naturale quelle carcerazione iniqua e feroce.

E la morte Navalny piomba sul summit anti-Putin di Monaco. Compatto, ma solo a parole.

Il povero Navalny a coprire il pasticcio di Monaco

Alla conferenza sulla sicurezza di Monaco è presente la moglie di Navalny, Yulia, e l’esecrazione compatta contro il regime repressivo di Mosca che certamente è dietro, fosse anche indirettamente, a quella morte. Compattezza facile, molto meno quello che si muove attorno. «Kamala Harris non fuga i dubbi sugli aiuti Usa sull’oggi e sul domani. Von der Leyen parla di difesa europea con acquisti comuni e un commissario ad hoc, ma la strada è a ostacoli e l’invio delle munizioni all’Ucraina è bloccato. Da lunedì missione Aspides sul mar Rosso, anche su Gaza tanti distinguo», la sintesi precisa e amara di Angela Mauro sull’Huffington Post.

Alexey Navalny citato e usato

La moglie del dissidente, Yulia Borisovna Navalnaya, interviene dal podio. Se la notizia è vera, premette, il presidente russo Vladimir Putin e altri responsabili russi devono sapere che ‘saranno puniti’ per quello che hanno fatto. Tutti accusano il Cremlino, dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, a Ursula von der Leyen fino alla vicepresidente statunitense Kamala Harris, inviata di Biden a Monaco: «La Russia è responsabile». Jens Stoltenberg è più prudente: «Dobbiamo stabilire tutti i fatti e la Russia deve rispondere a tutte le domande sulle cause di questo decesso», dice il segretario generale della Nato, frenando certe dietrologie.

Troppi interessi nascosti e contrapposti

Perché al di là dello shock internazionale e dei messaggi di cordoglio, l’occidente non rilancia contro Putin, e quella morte non conveniva né a Putin, ne all’Occidente avversario. Con una marea di problemi giganteschi e dubbi sul sostegno futuro degli Stati Uniti alla battaglia di Kiev contro Mosca. La deludente vice Harris non può certo fornire risposte al posto di Donald Trump, che per i sondaggi vincerà le presidenziali. Mentre da parte sua, la presidente della Commissione europea (Ursula von ‘der Nato), che sembra voglia ottenere il secondo mandato dopo il voto di giugno, punta anche a rafforzare la difesa europea, con acquisti congiunti e un commissario ad hoc.

Missione europea in Mar Rosso

Accordo trovato per la missione europea nel Mar Rosso. ‘Aspides’ di nome e speriamo in bene. Decisione formale domani dai ministri degli Esteri europei a Bruxelles: comando greco con ‘guida operativa’ italiana che non si capisce cosa voglia dire, ma accontenta due pretese nazionali. ‘Flotta difensiva’ che potrà solo rispondere se attaccata dagli Houthi che governano lo Yemen. «La missione nel Mar Rosso è molto rischiosa», ammette una fonte europea tra il molto parlare del povero Navalny.

Intrecci e divisione sul Medio Oriente

Tentativo chiave, tenere le cose distinte tra crisi pericolose. Gli Houti che attaccano attaccano per solidarietà ai palestinesi, è il primo rischio, contro cui non basta dire ‘non è vero’ battendo i piedi per terra facendo i capricci. E poi sperare che in contemporanea con l’Ue ma certo senza avvertire, Netanyahu non avvii l’offensiva di terra a Rafah. Josep Borrell spera che ci sia ancora tempo e modo per fermarlo, ma forse si illude, assieme a Biden.

Nemmeno un appello umanitario

Il rappresentante per la politica estera lo avrebbe chiedere e a nome dei 27 ma alcuni di oppongono, prima l’Ungheria che non vuole chiedere a Tel Aviv nessun favore, e viceversa, che è tutto con Netanyahu-Usa senza il coraggio di dirlo apertamente. «Borrell continua a ballare da solo, con gli Stati (Spagna, Irlanda) più critici con Tel Aviv. E Von der Leyen (Von der Nato Ndr), che non lo segue, nemmeno questa volta», rimarca Angela Mauro.

«Di fronte ai dubbi nel rapporto con gli Usa in caso di vittoria di Trump, le fratture sull’atteggiamento da assumere con Israele e la freddezza generalizzata sull’Ucraina, l’unica risposta che l’Ue riesce a comporre è l’idea di rafforzare la difesa europea».

Von der Layen e la svolta armata tedesca

Prima di arrivare a Monaco, von der Leyen, che lunedì in Germania annuncerà l’intenzione di correre per il secondo mandato alla guida della Commissione Ue, rilascia un’intervista al Financial Times. «L’Ue – dice – dovrebbe incentivare l’industria della difesa europea ad aumentare la produzione e promuovere il consolidamento, perché il mondo è diventato più duro». Un bel balzo dal progetto di ‘transizione verde’ di 5 anni fa e l’armiamoci di oggi, sulla linea Usa-Nato dominante, annunciando a marzo «una strategia per l’industria europea della difesa per rafforzarla».

Commissario europeo per la Difesa

‘Difesa comune’, ad esagerare, ma almeno armamenti compatibili tra loro. «Il piano prevede acquisti comuni congiunti, sul modello dei vaccini anti-covid, e anche un commissario europeo ad hoc per la Difesa, in modo da rafforzare l’industria di settore». Per l’incarico sono in lizza l’attuale ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski, e la premier estone Kaja Kallas, ala baltica e più anti russa nell’Ue. Oltre non si può andare, a meno di riformare i trattati che assegnano agli Stati la competenza sulla difesa e i nazionalismi frenano.

Armi per ora all’Ucraina, ma ‘Buy european’, comprare europeo, la linea sostenuta dalla Francia e ora anche dalla Germania. Nazionalismi prima e sempre.

Il Macron assente

A Monaco Emmanuel Macron non c’è. Il presidente resta a Parigi a ricevere Zelensky per ‘accordi bilaterali di assistenza’. La stessa cosa che fa Olaf Scholz a Berlino. E qualcuno insiste ancora con ‘Impegno comune’? Basta ricordare quanto è stato difficile (e costoso) convincere Viktor Orban i 50 miliardi europei per Kiev, dopo un mese e mezzo di trattative. Mentre adesso di aggiunge il dubbio di finanziare una guerra ormai persa, o quasi. Persino Stoltenberg ammette le difficoltà in Ucraina.

Nato, situazione difficile

«Il fatto gli Stati uniti non hanno preso una decisione, ha avuto un impatto sulla situazione sul campo di battaglia», ammette il segretario Nato. Che aspetta e spera dagli Stati Uniti, che poi sponsorizza a sua volta la corsa europea al riarmo. La vice di Biben cerca di rassicurare gli alleati smentendo Trump del ‘basta Nato’, ma pochi le danno credito. Se torna Trump decide lui che se ne impippa dei trattati e della  storia che neppure conosce. E qui si torna sulla responsabilità del regime russo nella morte di Navalny.

«E la morte del dissidente russo aggrava il senso di vuoto intorno all’edizione 2024 della conferenza di Monaco, senza Biden, senza Macron e in attesa degli eventi di questo anno elettorale».

 

Tags: Navalny Putin Ue
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