Guerra a Nablus, almeno 10 palestinesi uccisi e 100 feriti dall’esercito israeliano

Questa mattina, mercoledì, almeno 10 palestinesi tra cui un uomo di 72 anni sono stati uccisi e più di 100 feriti, 7 in gravi condizioni, nel corso di un’operazione militare dell’esercito israeliano nella città di Nablus, in Cisgiordania, la fascia di territorio palestinese che Israele occupa in parte dal 1967

L’antiterrorismo del terrore

Secondo le prime ricostruzioni, verso le 10 l’esercito israeliano aveva circondato un palazzo in cui sospettava si nascondessero alcuni presunti terroristi palestinesi: in quel momento sono iniziati scontri tra decine di palestinesi che abitano nella zona, a sassate contro i soldati israeliani, che hanno cominciato a sparare. Nell’operazione almeno altri 100 palestinesi sono stati feriti da colpi d’arma da fuoco sparati dai soldati israeliani: sei di loro sarebbero in gravi condizioni.

La legge del taglione

Nell’operazione militare l’esercito israeliano stava cercando Hossam Isleem e Mohammad Abdulghani, ritenuti membri di un gruppo terroristico palestinese chiamato ‘Fossa dei leoni’: i due sono accusati tra le altre cose di aver ucciso il soldato israeliano Ido Baruch lo scorso ottobre a Shavei Shomron, una colonia israeliana in Cisgiordania, a circa 10 chilometri da Nablus. Entrambi, secondo quanto riferito dalle autorità palestinesi, sono stati uccisi nell’operazione di questa mattina.

51 palestinesi uccisi da inizio anno

Almeno 51 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania e Gerusalemme est dall’inizio del 2023, che si sommano ai 150 del 2022. Israele sostiene che la maggior parte delle persone uccise fossero miliziani, ma tra le vittime risultano giovani che protestavano contro i raid e altre persone non coinvolte negli scontri. Israele afferma che i raid militari hanno lo scopo di smantellare le reti militanti e contrastare futuri attacchi, mentre i palestinesi li considerano un ulteriore rafforzamento dell’occupazione.

Crisi politico-morale israeliana

«Terrorismo organizzato». Cosi il premier dell’Autorità palestinese Muhammad Shtayyeh ha definito «la continua aggressione israeliana contro il nostro popolo nella città di Nablus». «Un terrorismo – ha spiegato il premier, citato da Wafa – attraverso cui Israele cerca di esportare la sua crisi interna nell’arena palestinese». Riferimento al governo dell’ultra destra religiosa di Natanyahu a centro di forti contestazioni per i tentativi di mettere sotto controllo la magistratura.

Shtayyeh ha poi chiesto all’Onu di “fermare la politica dei doppi standard che incoraggia Israele a continuare l’aggressione contro i palestinesi”. Il portavoce di Abu Mazen, ha accusato il governo israeliano come «responsabile di questa pericolosa escalation».

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