Dalla dissoluzione dell’impero austriaco sorsero vari stati come ad esempio il regno dei Serbi, Croati e Sloveni che però accampò pretese territoriali sulla parte orientale alpina della nuova repubblica austriaca, ovvero la Carinzia. Tra il gennaio e il febbraio del 1919 forze militari serbo-croato-slovene penetrano nella regione, ma furono respinte. Sembra ormai accertato che ai carinziani furono fornite armi e munizioni da parte del regno d’Italia che provenivano dal bottino di guerra catturato agli austriaci dopo la resa del novembre 1918. Restava tuttavia ancora in discussione il confine di stato e una missione internazionale, guidata dall’americano Miles, fissò una linea di demarcazione in attesa di conferma da parte di un plebiscito popolare che si tenne il 10 ottobre 1920. Nonostante una parte della popolazione della Carinzia fosse di madre lingua slovena – una minoranza sulla quale contava il regno dei Serbi, Croati e Sloveni – quasi il 60% della popolazione votò invece per l’Austria. Anche quando le forze armate jugoslave occuparono parte della Carinzia alla fine della Seconda guerra mondiale, i risultati non furono messi in discussione.
Nel 1864 Prussia ed Austria avevano conquistato il ducato dello Schleswig-Holstein sottraendolo alla Danimarca. L’Austria tuttavia aveva poi lasciato l’acquisizione territoriale accettando l’idea che fosse la popolazione del luogo a scegliere tra Prussia e Danimarca; poiché la Prussia aveva invece occupato il territorio conteso – e soprattutto aveva sconfitto militarmente l’Austria nel 1866 – la questione si ripropose dopo la disfatta tedesca nella Prima Guerra mondale. La regione contesa, nel quadro degli accordi di Versailles, fu divisa in tre zone, in ognuna delle quali si sarebbe tenuto un plebiscito per decidere l’appartenenza alla Danimarca o alla Germania. In realtà se ne tennero solo due, rispettivamente il 14 febbraio e il 14 marzo 1920, nelle zone più settentrionali che decisero il passaggio alla Danimarca, mentre nella zona più a sud – a netta maggioranza tedesca – la terza consultazione non ebbe luogo. La delusione di nazionalisti danesi fu forte e lo stesso re Cristiano X si irritò con il proprio governo che aveva accettato i risultati del voto e il successivo compromesso. La svolta fu, nonostante la ridotta perdita territoriale, che in Danimarca si consolidò definitivamente il principio del governo costituzionale, nonostante eventuali divergenze con il re.
Nella parte orientale della Germania si svolsero due plebisciti per definire i confini con la Polonia: il primo nel luglio 1920 e il secondo nel marzo 1921. A votare a favore del ritorno sotto l’amministrazione tedesca furono per primi alcuni distretti ad est di Danzica, che invece rimase sotto amministrazione internazionale. Entrambe la nazioni svolsero una propaganda serrata ed entrambe giocarono la carta dell’insediamento di nuove popolazioni per ottenere la maggioranza, ma alla fine vinsero i favorevoli alla Germania. Più tormentata la questione dell’Alta Slesia, dove era impiegato anche un contingente militare italiano per il mantenimento dell’ordine pubblico. Nei momenti di tensione che seguirono il voto, i polacchi – pare con l’appoggio ufficioso dei francesi – provocarono diverse sommosse nel corso delle quali persero la vita alcuni soldati italiani. Gli stessi risultati del plebiscito furono tuttavia contradditori, perché alcuni distretti si erano pronunciati si a forte maggioranza in un senso o nell’altro, ma senza per questo ottenere omogeneità sul territorio. Sebbene numericamente la maggioranza complessiva fosse andata ai tedeschi, il consiglio della Società delle Nazioni assegnò la zona alla Polonia: la popolazione di lingua tedesca, che subì inseguito vessazioni dei polacchi, si orientò verso il più estremo nazionalismo che si trasformò nel pangermanismo nazista.
Ultimo in ordine tempo fu il plebiscito della Saar, regione tedesca sottoposta ad amministrazione internazionale dalla fine della Prima guerra mondiale che ottenne di tornare sotto la Germania. Al contrario dei casi precedenti la situazione non poteva dirsi tesa e gli stessi nazisti (al potere da un paio di anni) mantennero un profilo basso insistendo solo sulle tradizioni linguistiche e culturali. Le consultazioni si svolsero con relativa tranquillità il 13 gennaio 1935: per garantire la tranquillità del voto era stato del resto inviato sul posto un robusto contingente internazionale composto da truppe inglesi (1.300 uomini), italiane (1.300), svedesi e olandesi (circa 600). A tutt’oggi il plebiscito è indicato a modello di trasparenza per le operazioni di voto e di collaborazione internazionale. Sembrò che la stessa Società delle Nazioni ne avesse tratto maggior prestigio nella composizione delle controversie internazionali, ma in breve seguirono la guerra civile spagnola, l’attacco fascista all’Etiopia, l’occupazione tedesca della zona smilitarizzata della Renania, l’annessione unilaterale dell’Austria da parte dei nazisti e il patto di Monaco con lo smembramento della Cecoslovacchia. Più o meno consapevolmente le nazioni europee stavano ormai imboccando il cammino verso la Seconda guerra mondiale.