Yuval Abraham, giornalista ebreo
«Una fabbrica di omicidi di massa: all’interno del bombardamento calcolato di Gaza da parte di Israele», la premessa di Yuval Abrah. «Attacchi aerei permissivi su obiettivi non militari e l’uso di un sistema di intelligenza artificiale hanno permesso all’esercito israeliano di portare avanti la sua guerra più mortale contro Gaza, rivela un’indagine di +972 e Local Call».
L’indagine di +972 e Local Call si basa su conversazioni con sette attuali ed ex membri della comunità dell’intelligence israeliana – personale dell’intelligence militare e dell’aeronautica militare coinvolto nelle operazioni israeliane nella Striscia assediata – oltre a testimonianze, dati e documenti palestinesi dalla Striscia di Gaza e dichiarazioni ufficiali del portavoce dell’IDF e di altre istituzioni statali israeliane.
Rispetto ai precedenti attacchi israeliani a Gaza, l’attuale ‘Operazione Spade di Ferro’, in risposta all’assalto guidato da Hamas al sud di Israele il 7 ottobre, ha visto l’esercito espandere i suoi bombardamenti su obiettivi che non sono di natura prettamente militare. Residenze private, edifici pubblici, infrastrutture e grattacieli, che l’esercito definisce come ‘obiettivi di potere’ verso la società civile palestinese: «creare uno shock che, tra le altre cose, avrà un’eco potente e indurre i civili a fare pressione su Hamas», ha affermato una fonte.
L’esercito israeliano ha i dati informatici dettagliati sulla stragrande maggioranza dei potenziali obiettivi a Gaza – comprese le case – che stabiliscono anche il numero di civili che potrebbero essere uccisi in un attacco contro un determinato obiettivo. Questa cifra viene calcolata ed è nota in anticipo ai servizi segreti dell’esercito, che sanno anche, poco prima di un attacco, quanti civili verranno sicuramente uccisi.
In un caso discusso dalle fonti, il comando militare israeliano ha consapevolmente approvato l’uccisione di centinaia di civili palestinesi nel tentativo di assassinare un unico importante comandante militare di Hamas. «I numeri sono aumentati da dozzine di morti civili permesse come danno collaterale, parte di un attacco contro un alto funzionario in operazioni precedenti, a centinaia di morti civili come danno collaterale».
Secondo l’indagine, altro motivo del gran numero di danni estesi alla vita civile a Gaza è l’uso diffuso di un sistema chiamato ‘Habsora’ (Il Vangelo), in gran parte costruito sull’intelligenza artificiale, «che può generare obiettivi a una velocità estrema», che supera di gran lunga quanto era possibile in precedenza. «Questo sistema di intelligenza artificiale, come descritto da un ex ufficiale dell’intelligence, facilita essenzialmente una ‘fabbrica di omicidi di massa’».
Il crescente utilizzo di sistemi basati sull’intelligenza artificiale come Habsora consente all’esercito di effettuare attacchi su vasta scala su edifici residenziali in cui vive anche un singolo membro di Hamas. Un alto funzionario dell’intelligence ha detto ai suoi ufficiali dopo il 7 ottobre che l’obiettivo era «uccidere quanti più agenti di Hamas possibile, per cui i criteri relativi al danno ai civili palestinesi ‘erano significativamente allentati’».
Fin dal primo momento dopo l’attacco del 7 ottobre, i decisori israeliani hanno dichiarato che la risposta sarebbe stata di portata completamente diversa dalle precedenti operazioni militari a Gaza, con l’obiettivo dichiarato di sradicare totalmente Hamas. Il risultato è l’incredibile perdita di vite umane. Oltre 300 famiglie hanno perso 10 o più familiari a causa dei bombardamenti negli ultimi due mesi: un numero 15 volte superiore alla guerra più mortale di Israele contro Gaza, nel 2014 (al momento di queste note i morti palestinesi era 15mila, oggi siamo alla vigilia dei 20mila).
«C’è la sensazione che gli alti funzionari dell’esercito siano consapevoli del loro fallimento il 7 ottobre, e siano impegnati nella questione di come fornire al pubblico israeliano un’immagine di vittoria che salverà la loro reputazione».
Gli obiettivi a Gaza colpiti dagli aerei israeliani possono essere suddivisi in quattro categorie. Primi, gli ‘obiettivi tattici’, bersagli militari standard. Secondi, gli ‘obiettivi sotterranei’, i tunnel che Hamas ha scavato sotto i quartieri di Gaza. Terzi, gli ‘obiettivi di potere’, già descritti prima. Ultima categoria, le ‘case famiglia’. Distruggere residenze private per assassinare un singolo residente sospettato di essere un agente di Hamas o della Jihad islamica. Nelle prime fasi della guerra, l’esercito israeliano sembra aver prestato particolare attenzione alla terza e alla quarta categoria di obiettivi.
Secondo la dottrina sviluppata dall’ex capo di stato maggiore dell’IDF Gadi Eizenkot, che ora è parte dell’attuale gabinetto di guerra, in una guerra contro gruppi di guerriglia come Hamas o Hezbollah, Israele deve usare una forza sproporzionata e schiacciante mentre prende di mira infrastrutture civili e governative per stabilire un deterrente e costringere la popolazione civile a fare pressione sui gruppi affinché pongano fine ai loro attacchi.
Nel 2014, ultimi quattro giorni di guerra, l’esercito ha bombardato tre edifici residenziali a più piani nella città di Gaza e un grattacielo a Rafah. Scopo, trasmettere ai palestinesi di Gaza che ‘niente è più immune’. «La massiccia distruzione di edifici è stata effettuata deliberatamente e senza alcuna giustificazione militare», ha affermato un rapporto di Amnesty a fine 2014.
Durante l’assalto del 2021, Israele ha colpito nove ‘obiettivi di potere’, tutti grattacieli. «L’obiettivo era quello di fare pressione su Hamas, e anche per far sì che il pubblico [israeliano] vedesse un’immagine di vittoria, ha detto una fonte della sicurezza a +972 e Local Call». «La verità è che hanno abbattuto un grattacielo per il gusto di abbattere un grattacielo».
Intelligenza artificiale assassina
La prossima puntata del racconto, mirata al terrificante uso della Intelligenza artificiale, per la prima volta in una guerra. E c’è davvero da aver paura. Ricordando a chi la usa, che se mai vi saranno conti da saldare, non sarà certo la macchina a doverne rispondere.