Il discorso di Kim, oltre a mettere in allarme Seul, è stato definito ‘senza precedenti’ dagli esperti della crisi intorno al 38° parallelo. Ricordando a tutti che nonostante un accidentato percorso di normalizzazione, le due Coree sono tecnicamente ancora in guerra perché dalla fine del conflitto, 1953, non è mai stato raggiunto un accordo di pace.
Reazioni negative scontate dalla Corea del Sud e dagli Stati Uniti, su quel fronte, decisamente distratti da ben altre partito politico militari. Retorica bellicosa di Kim non nuovissima, ma con qualche preoccupazione in più. Le modifiche costituzionali annunciate -segnala ISPI-, «imprimono una rottura con il passato, quando il ‘venerato fondatore Kim Il Sung’, nonno dell’attuale leader, definì il Sud come oggetto di riconciliazione e riunificazione pacifica sotto ‘una nazione, uno stato e due regimi’».
Dalla parola ai fatti, la Corea del Nord, testa armi nucleari sottomarine in risposta alle esercitazioni navali congiunte di Usa, Seul e Tokyo che hanno coinvolto una portaerei statunitense a propulsione nucleare. Secondo il ministero della Difesa nordcoreano, le esercitazioni «stavano minacciando seriamente la sicurezza” del Paese destabilizzando ulteriormente la situazione regionale». Risposta Pyongyang «test del suo sistema d’arma nucleare sottomarino Haeil-5-23 in fase di sviluppo nel Mare orientale della Corea».
‘Haeil’, che in coreano significa ‘tsunami’, sarebbero in grado di penetrare nelle acque dove stazionano navi nemiche e provocare esplosioni. Ma secondo gli esperti si tratterebbe di armi meno potenti dei missili balistici nucleari già in dotazione del regime di Kim Jong-Un
Deterioramento costante delle relazioni tra Seul e Pyongyang e con gli Stati Uniti -febbraio 2019- con l’allora presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ad Hanoi, in Vietnam. Ora, secondo il ‘Carnegie Endowment for International Peace’, il leader nordcoreano starebbe sfruttando l’intensificarsi delle tensioni tra Stati Uniti, Russia e Cina per rafforzare i legami in un asse comune contro Washington
Un rapporto pubblicato la scorsa settimana, l’ex funzionario del dipartimento di Stato Robert Carlin e lo scienziato nucleare Siegfried Hecker hanno sostenuto che la situazione nella penisola coreana è «più pericolosa di quanto non sia mai stata dall’inizio di giugno 1950», poco prima dell’inizio della guerra di Corea. Sospettando che Kim Jong-un abbia preso la decisione strategica di entrare in guerra.
Ma sui rischi di uno scontro inter coreano non tutti gli analisti sono convinti. «L’obiettivo di Kim è quello di costringere Washington ad accettare l’idea della Corea del Nord come potenza nucleare» dice Park Won Gon, professore alla Ewha University di Seoul, secondo cui la Corea del Nord pratica l’arte di creare tensioni con provocazioni armate e minacce prima di aprire a negoziati volti a ottenere concessioni.
In quest’ottica, osserva, Kim potrebbe essere allettato dall’idea di «aumentare le tensioni in un anno elettorale, per prepararsi ai colloqui con chiunque vinca le elezioni di novembre negli Stati Uniti».