
Il referendum voluto dalla destra populista di Diritto e giustizia del leader ultra destro Jarosław Kaczyński. Quattro quesiti che verranno sottoposti agli elettori proprio nel giorno delle elezioni politiche previste il prossimo 15 ottobre, come approvato ieri dal parlamento. E il ministro dell’Istruzione polacco Przemysław Czarnek, ovviamente del Pis, ha avuto la faccia di giustificare la scelta di andare alle urne lo stesso giorno «per minimizzare i costi».
Per l’opposizione e non soltanto è evidente che il governo vuole agitare lo spauracchio dell’immigrazione per il proprio tornaconto elettorale: «Sostieni l’accoglienza di migliaia di immigrati clandestini dal Medio Oriente e dall’Africa secondo un meccanismo di ricollocamento forzoso voluto dalla burocrazia europea?», è il primo quesito attorno il quale il Pis ha accarezzato e poi costruito negli ultimi mesi l’idea di organizzare un referendum. E già la forma della domanda farebbe indignare qualsiasi giurista degno di questo nome. Ma la vergogna non è di quel governo.
Quesiti da presa in giro in formato anti Ue e anti buon senso. «Sostieni la rimozione della barriera al confine tra Polonia e Bielorussia?». Chi mai lo ha chiesto? Salvo non barare sul diritto d’asilo garantito a livello internazionale e violato sistematicamente dalla Polonia. Non meno capziosi i due quesiti che restano: «Sostieni la vendita di proprietà statali a soggetti stranieri, conducendo alla perdita, da parte di polacchi e polacche, del controllo su settori economici strategici?», e infine «Sostieni l’innalzamento dell’età pensionabile con il ritorno a 67 anni per donne e uomini?».
Tutti e quattro i quesiti sembrano suggerire scenari apocalittici, o quanto meno foschi, per il futuro del paese in caso di vittoria dell’opposizione. Truffatori politici.
Uno show xenofobo ed anti europeo quello del ministro dell’istruzione Czarnek al Sejm, la camera bassa del parlamento, denuncia Giuseppe Sedia. Da cui emergeva chiaro che patriottismo, sentimento antitedesco e xenofobia saranno alcuni dei cavalli di battaglia su cui il suo partito intende puntare in campagna elettorale: «In Francia e in Belgio ci sono 30 stupri ogni 100 abitanti. In Polonia soltanto due. Secondo voi perché è così? Giù le mani dalle polacche».
Czarnek ha anche aggiunto rivolgendosi all’opposizione: «Non vi lasceremo distruggere il paese più sicuro in Europa in nome di un’assurda politica tedesca». Ed europea, il non detto per pura e semplice convenienza di finanziamenti Ue Euro finiti in punizione.
La Commissione europea ha sottolineato ieri che «ogni decisione in materia di referendum appartiene agli Stati membri ed è soggetta al diritto nazionale», la sua portavoce, Anitta Hipper, interpellata sulla questione dalla radio polacca ‘Rmf Fm’, – riferisce il Manifesto-, ha tenuto a sottolineare che «il ricollocamento dei migranti non è obbligatorio e che i paesi Ue hanno piena libertà di scegliere quali misure di solidarietà adottare concretamente». Salvo pagare le penalità previste dagli accordi che vincolano anche Varsavia. Mercato solidarietà.
Per l’opposizione risulta evidente che il Pis non intende risparmiare sui costi organizzativi delle elezioni ma soltanto su quelli della propaganda politica utilizzando fondi pubblici: «Un mezzo invalido e indecente per finanziare in modo illegale la vostra campagna elettorale», la denuncia di Marcin Kierwinski del centrodestra di Piattaforma civica (Po), durante il dibattito parlamentare. Anche per la deputata di Sinistra Insieme (Lewica Razem), Magdalena Biejat, il referendum non sarebbe altro che un «mezzo per aggirare il finanziamento della campagna di voto».
Intanto si registrano alcuni timidi segnali di coesione tra le forze all’opposizione. Anche se i ruralisti democristiani del Partito Popolare Polacco (Psl) e Polonia 2050 del giornalista Szymon Hołownia non correranno insieme agli altri partiti, almeno molte delle diverse anime dell’opposizione hanno annunciato ieri di aver trovato un accordo sulla ripartizione dei seggi al Senat, la camera alta del parlamento, in almeno un centinaio di circoscrizioni.