Difficile da pronunciare e forse anche da comprendere completamente, «Weltanschauung» è una parola tedesca che significa letteralmente «visione del mondo». La visione del mondo di Henry Kissinger è stata alla base della politica estera degli Stati Uniti dal 1969 al 1977, periodo in cui sono state affrontate situazioni molto complesse e delicate: il rapporto con la Cina, il primo negoziato Salt, la crisi giordana del 1970, la guerra indo-pakistana del 1971, i bombardamenti sul Vietnam del Nord nel Natale del 1972, la guerra del Kippur nel 1973, i rapporti con gli alleati europei, la dissoluzione delle colonie portoghesi in Africa, gli incontri di vertice a Pechino e Mosca, la rottura di Sadat con i sovietici e anche il doloroso e controverso episodio del rovesciamento di Salvador Allende in Cile. Kissinger inoltre ha incontrato personalità internazionali come Mao Zedong, Chu En-Lai, Breznev, de Gaulle, Pompidou, Indira Ghandi, Golda Meir, Paolo VI, Le Duc Tho e Aldo Moro, ma soprattutto ha incarnato la politica estera americana -spesso nei suoi aspetti peggiori-, in diversi conflitti.
Heinz Alfred Kissinger è nato il 27 maggio 1923 a Furth in Franconia, parte della Baviera ai confini con il Baden, dove rimase fino al 1938, quando – a causa delle persecuzioni razziali naziste – riparò con la famiglia prima a Londra e poi negli Stati Uniti. Nel 1943, dopo aver ottenuto la cittadinanza americana, fu arruolato nell’esercito e dopo lo sbarco in Normandia approdò in Europa.
Dal dicembre 1944 all’estate del 1947, quando cioè rientrò in America per riprendere gli studi, trascorse in Germania un periodo determinante per la sua carriera: prestò servizio nel controspionaggio, ma soprattutto incontrò Fritz G. A. Kraemer, un altro tedesco di origini ebraiche che, dopo esser fuggito negli Stati Uniti, svolgeva la sua attività come consulente civile dello stato maggiore ed era in pratica il suo diretto superiore.
Kissinger, ormai entrato nel controspionaggio (agente 970 del Counter Intelligence Corp, CIC), era incaricato di smascherare eventuali nazisti sotto falsa identità per sfuggire al processo e ottenne dei notevoli successi individuando ex appartenenti alla Gestapo. Fu decorato con la stella di bronzo e trascorse l’ultimo periodo in Germania ad Oberammergau, sede di una scuola di spionaggio, insegnando tedesco agli ufficiali americani.
Nel 1947 Kissinger rinunciò alla promettente carriera nei servizi segreti per Harvard. Nel 1954 ottenne il dottorato con una tesi dedicata alla diplomazia della Restaurazione e incentrata sulle figure dell’inglese Castlereagh e all’austriaco Metternich, i due politici che avevano rimodellato l’Europa dopo il Congresso di Vienna.
Il suo approccio realistico e pragmatico alle relazioni internazionali – si disse – fu influenzato dalla lettura del filosofo Oswald Spengler (un altro tedesco) e spesso oggetto di critiche, come nel caso di Stanley Hoffman, accademico di Harvard, che lo accusò di ‘machiavellismo’ e di considerare come modelli Metternich e Bismarck.
A partire dal 1957 si avvicinò al repubblicano Nelson Rockfeller entrando nella cerchia dei collaboratori più stretti, ma ricevette attestazioni di stima anche all’epoca delle presidenze Kennedy e Johnson. Da sottolineare che, all’inizio del primo volume delle memorie, Kissinger sentì anche la necessità di ricordare Nelson Rockfeller per le tante esperienze condivise, esprimendo anche un certo senso di rammarico per il fatto che, a dispetto della preparazione e della capacità, non era potuto diventare presidente degli Stati Uniti. La l’autentica svolta fu la presidenza Nixon, di cui nel 1969, diventa Consigliere per la sicurezza nazionale.
L’eredità degli anni Sessanta era pesante: dopo un lento, ma inesorabile, coinvolgimento la guerra del Vietnam aveva già provocato oltre trentamila caduti americani; l’invasione della Cecoslovacchia aveva fatto precipitare i rapporti con l’Unione Sovietica e, peggio ancora, i rapporti con alcuni paesi europei si stavano deteriorando; in Medio Oriente, dopo la vittoria israeliana nella guerra dei Sei giorni, si affacciavano nubi poco rassicuranti; lontana un’intuizione che prendesse in considerazione la situazione cinese, che non sembrava ancora stabilizzata dopo la rivoluzione culturale.
Nel luglio e nell’ottobre 1971 Kissinger intraprese due viaggi segreti in Cina preparando con Chu En-Lai il viaggio di Nixon, l’incontro con Mao Zedong e il riconoscimento cinese: sembra che ancora oggi sia chiamato «l’antico amico del popolo cinese».
Nei sette anni che seguirono si recò numerose volte a Mosca per definire gli accordi sulla limitazione delle armi strategiche (SALT), dimostrando che una limitazione degli armamenti nucleari era possibile.
Si incontrò in segreto per la prima volta con il presidente nordvietnamita Le Duc Tho iniziando le trattative che avrebbero portato nel 1973 alla firma del trattato di pace.
Tra il 1973 e il 1974 si adoperò in tutti i modi per aprire un dialogo in Medio Oriente.
Chi sostiene che l’azione diplomatica di Kissinger sia sempre stata improntata dal realismo più estremo, nega anche che abbia agito sulla base di una propria teoria, o meglio di una ‘dottrina’.
Resta il fato che l’accademico di Harvard oltre a numerosi libri ha scritto centinaia di articoli. in ‘World Order’ Kissinger descrive quattro grandi sistemi delle relazioni internazionali: il sistema di Westfalia che pacificò l’Europa dopo la guerra dei Trent’Anni (fatto saltare negli anni 2000 dalla teoria delle ‘interferenze umanitarie’ tutt’ora applicata a convenienza); l’antico impero ‘filosofico’ cinese; il suprematismo religioso dell’Islam politico; e l’idealismo democratico americano a partire dalla politica di Wilson che però fu disattesa proprio dagli americani. Modelli lontani, ma ancora in grado di suggerire diverse soluzioni per la stabilità: se non la pace, almeno l’assenza di conflitti.