Scontro in Polonia sulla tv e sui media pubblici con brutte memorie italiane

Il governo di Donald Tusk ha nominato una dirigenza tutta nuova, ma la vecchia sostenuta dall’estrema destra non vuole andarsene. Gli americani lo chiamano ‘Spoil sistem’, in Italia, il primo assaggio duro fu col ‘Michele chi?’ di Berlusconi a trasformare la vecchia lottizzazione di sempre un furto senza neppure molta destrezza. In Polonia gli otto anni di ‘Tele Kaczyński’ battono due a zero (siamo nazionalisti) persino ‘Tele Meloni’ (anche per gli ascolti). Dirigenza arruolata in servizio militante che adesso -faccia da appoggio seggiola-, si appella al pluralismo ignoto ieri, per conservare prebende e ruolo.

Il leader politico e il presidente fedele

Fine di ‘Tele Kaczyński’, senza rimpianti e qualche rissa

Da una settimana televisione, radio e agenzia di stampa pubbliche in Polonia hanno nuovi dirigenti, nominati dal governo del primo ministro europeista e di centrodestra Donald Tusk. Ripetiamo, governo di centrodestra e non bolscevico, come certe reazioni potrebbero far temere. E da subito il controllo dei media si sta trasformando nel principale tema di scontro politico nel paese, che vede contrapposti Tusk e il presidente della Repubblica, Andrzej Duda (prodotto politico di ‘Tele Kaczyński’). Ma la propaganda politica, il più delle volte è talmente servile che non serve, ma piace tanto a ci si culla.

E la Polonia finalmente tornata europeista oggi? I media statali hanno attualmente tre direttori e due diverse dirigenze, che considerano illegittime quelle rivali. Come immaginare dei direttori dei nostri Tg o delle nostre Reti che finalmente sappiano cosà sia fare televisione.

Il promo ministro Tusk, che non è Robespierre

Pro memoria per distratti. L’attuale primo ministro Tusk era stato per anni il principale leader dell’opposizione al governo di Diritto e Giustizia (estrema destra), che aveva trasformato la Polonia in un paese semi-autoritario con forti limitazioni dell’indipendenza della magistratura e dei media e drastiche riduzioni nei diritti civili di donne, minoranze e stranieri. Le opposizioni hanno vinto le elezioni dello scorso ottobre con un risultato superiore alle aspettative, e poi hanno formato un governo sostenuto da una variegata maggioranza.

Sistema mediatico e giudiziario, assaggi di democrazia

La riforma del sistema mediatico polacco è uno dei principali obiettivi del nuovo governo (gli altri riguardano il sistema giudiziario, la sicurezza e i diritti): dal 2015 il governo di Diritto e Giustizia aveva progressivamente ridotto la libertà d’informazione, aumentando fortemente il controllo sui media pubblici e trasformandoli in una sorta di organo ufficiale del partito di governo e in uno strumento di propaganda.

In una delle prime decisioni dopo aver assunto gli incarichi di governo, Tusk ha licenziato i dirigenti della televisione pubblica TVP, della radio Polskie Radio e quelli dell’agenzia di stampa pubblica Polska Agencja Prasowa (PAP).

Nuovi dirigenti e i vecchi incollati alla poltrona

Il governo ha quindi nominato nuovi dirigenti: il nuovo presidente della televisione pubblica è Tomasz Sygut, che è diventato immediatamente operativo. Sostenitori ed esponenti di Diritto e Giustizia stanno però provando a resistere. Alcuni hanno occupato per giorni gli studi e le redazioni della televisione, mentre la dirigenza licenziata ha nominato un direttore alternativo della televisione pubblica, Maciej Łopiński. Il Consiglio Nazionale dei media, un ente sempre controllato da Diritto e Giustizia, ha nominato un terzo presidente, Michał Adamczyk.

Dirigenti a moltiplicarsi, e ‘Tv Duda’

Clientele feroci, e tante prebende in ballo. Lo scontro è passato a un livello istituzionale sabato di vigilia, quando il presidente Andrzej Duda ha deciso di porre il veto sul piano di Bilancio per il 2024 approvato dal governo Tusk. Duda è un ex parlamentare di Diritto e Giustizia, e il suo ruolo di presidente è stato in questi anni più spesso quello di una figura politica legata alla vecchia maggioranza che di una figura indipendente ed equidistante. Ma la trovata splendida è la prospettata nascita di ‘Tele Duda’, qualcosa come una sorta di Tele Quirinale polacco.

Duda ha detto di voler presentare personalmente un piano di bilancio alternativo. Lettura costituzionale tra amici (Suprema corte anche lei alla Kaczyński). Il Bilancio Tusk prevedeva uno stanziamento di 760 milioni di euro per i media pubblici (più o meno come il governo precedente), ma necessario per la profonda riforma che adesso Duda farà scomparire.

Golpe presidenziale probabilmente illegale

La decisione di Duda è stata molto attaccata dal governo Tusk: il veto blocca anche un aumento degli stipendi degli insegnanti pubblici, misura molto attesa e popolare. Lo scontro istituzionale con il presidente della Repubblica era uno scenario prevedibile: Duda è fedelissimo di Diritto e Giustizia ed è stato protagonista della svolta autoritaria voluta dall’ex primo ministro Morawiecki. Il nuovo governo troverà probabilmente anche l’opposizione della Corte Costituzionale, la cui composizione è cambiata molto, a causa delle nomine di nuovi giudici vicini al partito di estrema destra allora al governo, con pratiche molto contestate.

L’opposizione, la fretta e gli errori

La riforma dei media dal nuovo governo di Tusk non è stata criticata solo da esponenti di Diritto e Giustizia, perché ha seguito procedure non sempre totalmente coerenti con le leggi del paese. Forzature contro, con il governo che ha chiuso in modo repentino e definitivo il canale televisivo all-news affidato in mani discutibili, ed ha cancellato alcuni programmi sui cui è sempre lecito discutere.
Tags: Italia Polonia Tv
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