«Undici mesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina il costruttore dei tank più richiesti dal mercato di guerra celebra il record degli affari alla Borsa di Francoforte, profilando il suo luminoso futuro industriale assicurato dai nuovi mega-contratti», segnala Sebastiano Canetta a cui dobbiamo anche la trovata dell’oroscopo bellico, ad alleviare almeno per un attimo la cupezza delle sofferenze umane nascoste dietro gli onanismi armati.
Partnership tedesca con gli Usa per costruire su licenza i missili Himars che verrà annunciata ufficialmente alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco il 17 febbraio, o il recente ordine del governo di Sanna Marin per i missili anticarro tedesco-israeliani, così come l’imminente acquisizione di Expal Systems, il colosso spagnolo delle munizioni. «È il business sconfinato di Rheinmetall, leader europeo nella fabbricazione di sistemi d’arma e progettista con Krauss-Maffei del celebre Leopard-2: il carro armato più diffuso negli eserciti della Nato».
La sola licenza di esportazione del panzer già venduti ad altri Paesi, appena sbloccata dal cancelliere Scholz farà incassare all’impresa fino a 350 milioni di euro all’anno come certifica ‘Stifel Equity Research’. Senza contare la partita commerciale dei mezzi ‘Puma’ e dei cingolati ‘Marder’ forniti dalla Germania in quantità industriali, prima che i Leopard-2 li sostituissero come nuove Wundewaffen in grado di ribaltare le sorti del conflitto.
Conti pubblici, da loro
Numeri da capogiro prima ancora della pubblicazione del bilancio 2022 prevista per il 16 marzo. ‘Dati preliminari’ non ancora esatti alla virgola, ma comunque da brivido. «Nel 2022 Rheinmetall Ag ha generato un fatturato 6,4 miliardi di euro. In confronto alle vendite del 2021 – pari a 5,6 miliardi di euro – rappresenta un aumento di circa il 13%. Anno record per l’azienda con tassi di crescita superiori al 20%». Merito dei profitti inaspettati rispetto alle previsioni di prima della guerra, ovvero le vendite extra dovute al vertiginoso aumento della spesa pubblica per gli armamenti da parte degli Stati non solo dell’Alleanza atlantica direttamente legate al conflitto in Ucraina.
Mentre l’amministrazione delegato di Rheinmetall, Armin Papperger, sottolinea l’improvviso cambio di direzione della pubblica opinione tedesca fino a ieri in maggioranza pacifista. «Prima venivamo insultati e talvolta minacciati. Oggi invece la gente mi dice ‘grazie a dio ci sei’, è il miracolo della guerra d’Ucraina», sottolinea con dubbia scelta di parole il manager noto in Germania che tiene in ufficio la sua intera collezione di modellini di carri armati, compresi i deprecati Abrams statunitensi.
Scopriamo anche che il giorno dopo la decisione della Germania di inviare i Leopard a Kiev le azioni Rheinmetall sono salite al massimo storico in Borsa. «Il produttore di tank, munizioni e altre attrezzature belliche ha raggiunto il valore di circa 10 miliardi di euro: un aumento di due volte e mezzo nell’ultimo anno con potenziale rialzo dell’indice tedesco Dax» è la ‘coincidenza finanziaria’ sottolineata dalla Reuters. In pratica, sottolinea Canetta, la polemica politico-militare dei Leopard-2 mediaticamente ‘montata’ si è rivelato come la migliore pubblicità per il mezzo corazzato tedesco.
Rimbalzi economici anche in Spagna dopo la clamorosa acquisizione di Expal Systems da parte di Rheinmetall. Il gigante tedesco metterà le mani su sei fabbriche di bombe in Spagna (Oviedo, Burgos, Navalmoral, El Gordo, Albacete e Murcia) più lo stabilimento di Texarkana negli Stati Uniti. L’azienda tedesca è nota anche in Italia per le discusse bombe RWM costruite in Sardegna e vendute ai sauditi per colpire nello Yemen. Expal vale circa 1,2 miliardi di euro e quest’anno prevede un fatturato di 400 milioni con capacità produttive stimate tra 700 e 800 milioni all’anno.
Debito contando sul riarmo
Per finanziare gran parte dell’acquisto Rheinmetall emetterà per un importo di 1 miliardo di euro; il resto lo pagherà cash o con prestiti bancari ad hoc. L’acquisizione di Expal dovrebbe essere conclusa entro l’estate, anche se deve ancora essere approvata dall’antitrust di Madrid. Si tratta pur sempre di una produzione strategica, con l’eterno e irrisolto dibattito sull’avere o non avere le armi per favorire la pace.