
Elon Musk provocatore buffonesco. Prima minaccia che SpaceX, satellite spia privato in orbita, non avrebbe sostenuto all’infinito le spese della rete satellitare Starlink in Ucraina. Poi, al montere dell’indignazione in casa Usa, ha vergato su Twitter, pulpito d’elezione dei suoi statement, «anche se Starlink sta ancora perdendo denaro e altre società stanno ottenendo miliardi di dollari dei contribuenti, continueremo a finanziare gratuitamente il governo ucraino», riferisce Emilio Cozzi. Solo venerdì, l’uomo più ricco del mondo e maggior azionista di SpaceX aveva affermato di considerare ingiusto che la sua azienda spaziale non fosse sovvenzionata dalla Difesa statunitense per operare Starlink in Ucraina, “al contrario di concorrenti come Lockheed Martin e Boeing, forti di finanziamenti pubblici miliardari”.
Tutto è successo in seguito alla pubblicazione, un’esclusiva della Cnn, di documenti riservati inviati dall’azienda di Musk al Pentagono lo scorso settembre, in cui si chiedeva il supporto finanziario del governo per scongiurare l’interruzione del servizio internet sopra i cieli di Kiev. «Non siamo in grado di donare altri terminali all’Ucraina, né di finanziare quelli esistenti per un periodo indefinito». Tradotto, mentre tutta l’industria militare Usa straripa di commesse miliardarie, anche Elon Musk vuole la sua parte. E Bryon Hargis, direttore vendite governative di SpaceX in nome e per conto dell’iper miliardario, batte cassa se è interesse militare Usa che SpaceX, in Ucraina continui a supportare connettività internet, comunicazioni e logistica che tanto guai sta procurando ai russi.
Da quando sono arrivati in Ucraina, i 25mila terminali per internet satellitare a banda larga si sono rivelati cruciali per le operazioni militari di Kiev, garantendo una connessione continua anche dopo la distruzione, per mano russa, delle infrastrutture di terra preesistenti. Un’operazione finora costata 80 milioni di dollari e che “supererà i 100 milioni entro fine anno”, aveva twittato lo stesso Musk venerdì scorso, in risposta a Christopher Miller, corrispondente in Ucraina del “Financial Times”. Che aveva anche minacciato come SpaceX, in Ucraina poteva interrompersi presto, a meno che gli Stati Uniti non decidessero di finanziarne l’uso militare e governativo, che secondo le stime della compagnia potrebbe significare un esborso di 400 milioni di dollari nei prossimi 12 mesi.
Secondo il Financial Times, la prima interruzione dei servizi Starlink dello scorso 30 settembre – colpo d’assaggio-, ha portato a una perdita definita ‘catastrofica’ delle comunicazioni e, sembra, compromesso o almeno complicato la momentanea capacità di avanzamento dell’esercito ucraino. Una decisione presa un’azienda privata valutata a maggio 127 miliardi di dollari, che sulla guerra Ucraina vuole guadagnare qualche miliardi in più. Avvoltoi, pensano in molti, e crescente preoccupazione dalle parti di Volodymyr Zelensky. Oltre alla più pericolosa ‘gratitudine’ di Vladimir Putin per i danni resti sino a questo momento.
«Starlink è il modo principale in cui le unità sul campo di battaglia comunicano», ha commentato una fonte anonima della Cnn e riferisce Ispi. «L’Ucraina sa che il suo attuale governo e gli sforzi in tempo di guerra dipendono totalmente dal sistema satellitare». Scritto anche sull’Espresso, sottovalutare il ruolo strategico della tecnologia satellitare, sarebbe un errore grossolano. È grazie agli oltre 2300 Starlink attivi che sono possibili anche la navigazione dei droni e la trasmissione dei video per dirigere l’artiglieria. «Peraltro -aggiunge ancora Emilio Cozzi-, i satelliti di SpaceX si sono rivelati particolarmente resistenti agli attacchi elettromagnetici e informatici subiti».
C4ISRNET Conference e David Tremper, i direttore dell’Electronic warfare della Difesa americana –, stanno delineando il nuovo identikit tecnologico di chi dominerà lo spazio. E quindi la Terra. Non a caso la Duma già nel 2021 voleva una legge per vietare le trasmissioni Starlink sul territorio della Federazione russa, con l’accusa di aggirare i centri di controllo terrestri. Ed è altrettanto significativo che lo scorso maggio, sul cinese “Modern Defence Techology”, un paper descrivesse le tecniche hard e soft per compromettere i satelliti di SpaceX, definiti “un pericolo per la sicurezza nazionale”, preoccupazione condivisa anche dal South China Morning Post.
Ma Musk si prende meriti e soldi altrui. Poco di suo e più frutto di finanziamenti esterni, in particolare della Polonia, che da sola ha pagato 9mila stazioni Starlink, del governo degli Stati Uniti (1700 terminali), del Regno Unito, delle Ong e del crowdfunding. A rivelarlo è sempre il carteggio fra SpaceX e il Pentagono, che riporta come non solo l’85% dei terminali inviati all’Ucraina non sia un gentile omaggio di SpaceX, ma che lo stesso valga anche per il 30% della connettività internet, valutata dalla compagnia di Musk 4500 dollari al mese per il servizio più avanzato, quello pensato per le navi e per ognuno dei terminali in campo.
Dopo il ripensamento di Musk con la promessa di non interrompere il servizio, è ancora più difficile dire se le rivelazioni della Cnn abbiano stanato una ricattatoria richiesta di denaro da parte di SpaceX, oppure sia stato un ‘ballon d’essa’ per saggiare le reazioni. Altrettanto difficile capire se non nascondano strategie più articolate del Pentagono, di cui SpaceX ha fatto spesso da avanguardia non dichiarata. Ingenuo pensare che Musk, come Jeff Bezos o Mark Zuckerberg,possa agire in totale autonomia, qualsiasi cosa faccia.
Quindi su Musk riprendiamo ciò che ha detto un alto funzionario della Difesa statunitense alla Cnn, ha la faccia tosta di sembrare un eroe mentre il conto lo pagano gli altri”.