
Una resa dei conti. Comunque vadano a finire queste elezioni di Medio termine americane, segneranno uno spartiacque. Dopo la Presidenza di Donald Trump e la sua sconfitta, il clima politico negli Stati Uniti si è fatto irrespirabile e si è caduti nel gioco della delegittimazione reciproca. Che fa sempre male alla democrazia. Dalle mail di Hillary Clinton al “Russia-gate” trumpiano, dall’assalto a Capitol Hill, alla perquisizione della villa dell’ex Presidente, a Mar – a Lago, se ne sono viste di tutti i colori. Il Paese si è spaccato a metà e la stampa si è imbarcata in una battaglia politica all’ultimo sangue, con accenti di faziosità incredibili. Chi conosce le cose americane, sa che queste non sono elezioni come le altre. In ballo non ci sono solo filosofie politiche contrapposte, visioni economiche divergenti, concezioni del mondo inconciliabili o modelli sociali quasi alternativi.
E le Mid term diventano una buona occasione per consumare anche vendette personali. Sulle spalle di un sistema, di una grande democrazia, che scricchiola sotto il peso stesso della sua complessità. I Repubblicani, confortati da mille sondaggi, si dicono sicuri di riacciuffare la maggioranza alla Camera. Al Senato bisognerà aspettare. Ma ai Repubblicani basterà prendere anche solo la Camera, per rendere Biden una mezza “anatra zoppa” e, aggiungiamo noi, per metterlo sulla graticola di qualche inchiesta a sorpresa.
I rumors già si sprecano. Intanto, cominciamo col dire che, se il GOP dovesse vincere, la prima cosa che farà sarà quella di affondare il “Comitato per il 6 gennaio”, incaricato di indagare sull’assalto a Capitol Hil. Per capirci, è la commissione che sta mettendo in croce Donald Trump, per avere aizzato i manifestanti, invitandoli a non accettare il responso delle urne. Parlavamo di indiscrezioni. Bene, a quanto pare i Repubblicani vogliono prendersi la rivincita con gli interessi e sono pronti a indagare su tutto. Anche se poi a decidere sarà il Senato, a maggioranza qualificata. Intanto, però, loro getteranno taniche di benzina sul fuoco delle polemiche e terranno l’Amministrazione Biden costantemente sulla corda. Argomenti ne hanno a bizzeffe. Si va dalla gestione della pandemia alla perquisizione di Mar – a – Lago, fino ai rapporti d’affari del figlio del Presidente Hunter Biden.
Il Financial Times non fa sconti e scrive: “I Repubblicani si sono chiesti se il giovane Biden, che ha lottato apertamente con la tossicodipendenza e che sta affrontando un’indagine federale sulla sua posizione fiscale e sull’acquisto di armi, abbia compromesso la sicurezza nazionale attraverso i suoi affari in Ucraina e in Cina”. Alcuni deputati trumpisti (come la georgiana Taylor Greene), si sono spinti fino al punto di minacciare l’apertura della procedura di impeachment per il Presidente Biden, per il Procuratore generale Merrick Garland e per il Segretario alla Sicurezza interna, Alejandro Mayorkas. Sotto traccia, però, la partita è più grossa e complicata e tocca anche i posizionamenti per le Presidenziali del 2024.
I Democratici pensavano (e forse lo pensano ancora) che Trump fosse il loro migliore alleato, quindi hanno fatto campagna contro di lui e contro un Partito repubblicano presentato come una sua creatura. Ciò è vero solo parzialmente, perché l’ex Presidente ha molti acerrimi nemici dentro il GOP. Tanta gente che rema contro una sua eventuale candidatura per un secondo mandato, insomma. Il suo principale antagonista, sondaggi alla mano, è l’attuale Governatore della Florida, Ron DeSantis, che è stato riconfermato con largo margine. Il leader repubblicano al Senato, Mitch McConnell, è un altro avversario dell’ex Presidente e i democratici sperano che possa bilanciare l’estremismo del prossimo speaker della Camera, quel McCarthy che ha già annunciato un taglio al sostegno finanziario offerto all’Ucraina. D’altro canto, in diversi “swing-States”, cioè gli Stati “oscillanti”, dalla Pennsylvania all’Arizona, dalla Georgia al New Hampshire, sono proprio i candidati imposti da Trump che potrebbero affermarsi.
Lo stesso Trump aspetta al varco e con ansia “la buona notizia”. Cioè l’eventuale trionfo del Partito repubblicano, per annunciare, tra una settimana, la sua autocandidatura ufficiale alla Casa Bianca per il 2024. Bisogna vedere, ovviamente, se i sondaggi saranno rispettati. Capire subito che ha vinto, almeno al Senato, non sarà facile. Ogni singolo Stato ha le sue regole e le sue procedure. I risultati ufficiosi (per quelli ufficiali bisognerà aspettare) vengono diffusi contea per contea e distretto per distretto.
E Donald Trump lancia un avvertimento chiaro al suo possibile sfidante nelle primarie per la Casa Bianca Ron DeSantis: «È meglio che non si candidi. Potrei dirvi delle cose su di lui che non sono piacevole, lo conosco meglio di chiunque altro, forse meglio della moglie», ha aggiunto con una non tanto velata minaccia l’ex presidente, intervistato da Fox News Digital. Lo stile non è acqua.