Brutta America, tornano Trump e le accuse di brogli dove perde. Congresso ai repubblicani, Senato ancora in bilico

Incertezze di risultati da fuso orario, tra noi e loro, e le tre ore tra Stati Atlantici e quelli della costa pacifica. Al Congresso, maggioranza certa ai Rapubblicani, Senato ancora in bilico, e Trump si ripete su presunti brogli dove sta rischiando di perdere.
Pelosi: i dem rispetteranno qualsiasi risultato. Trump: ‘Il 15 novembre farò un grande annuncio’. Ma non è detto che sarà nuovamente lui il candidato repubblicano alla presidenziali 2024. E lancia un avvertimento quasi mafioso al riconfermato governatore della Florida Ron DeSantis, a non candidarsi contro di lui nelle primarie per la Casa Bianca.

Il governatore della Florida Ron DeSantis, possibile concorrente repubblicano alla presidenziali 2024

Spirito di vendetta e cattiverie

Una resa dei conti. Comunque vadano a finire queste elezioni di Medio termine americane, segneranno uno spartiacque. Dopo la Presidenza di Donald Trump e la sua sconfitta, il clima politico negli Stati Uniti si è fatto irrespirabile e si è caduti nel gioco della delegittimazione reciproca. Che fa sempre male alla democrazia. Dalle mail di Hillary Clinton al “Russia-gate” trumpiano, dall’assalto a Capitol Hill, alla perquisizione della villa dell’ex Presidente, a Mar – a Lago, se ne sono viste di tutti i colori. Il Paese si è spaccato a metà e la stampa si è imbarcata in una battaglia politica all’ultimo sangue, con accenti di faziosità incredibili. Chi conosce le cose americane, sa che queste non sono elezioni come le altre. In ballo non ci sono solo filosofie politiche contrapposte, visioni economiche divergenti, concezioni del mondo inconciliabili o modelli sociali quasi alternativi.

Il peso di troppe complessità

E le Mid term diventano una buona occasione per consumare anche vendette personali. Sulle spalle di un sistema, di una grande democrazia, che scricchiola sotto il peso stesso della sua complessità. I Repubblicani, confortati da mille sondaggi, si dicono sicuri di riacciuffare la maggioranza alla Camera. Al Senato bisognerà aspettare. Ma ai Repubblicani basterà prendere anche solo la Camera, per rendere Biden una mezza “anatra zoppa” e, aggiungiamo noi, per metterlo sulla graticola di qualche inchiesta a sorpresa.

Le rese dei conti al Congresso

I rumors già si sprecano. Intanto, cominciamo col dire che, se il GOP dovesse vincere, la prima cosa che farà sarà quella di affondare il “Comitato per il 6 gennaio”, incaricato di indagare sull’assalto a Capitol Hil. Per capirci, è la commissione che sta mettendo in croce Donald Trump, per avere aizzato i manifestanti, invitandoli a non accettare il responso delle urne. Parlavamo di indiscrezioni. Bene, a quanto pare i Repubblicani vogliono prendersi la rivincita con gli interessi e sono pronti a indagare su tutto. Anche se poi a decidere sarà il Senato, a maggioranza qualificata. Intanto, però, loro getteranno taniche di benzina sul fuoco delle polemiche e terranno l’Amministrazione Biden costantemente sulla corda. Argomenti ne hanno a bizzeffe. Si va dalla gestione della pandemia alla perquisizione di Mar – a – Lago, fino ai rapporti d’affari del figlio del Presidente Hunter Biden.

Contro Biden e famiglia

Il Financial Times non fa sconti e scrive: “I Repubblicani si sono chiesti se il giovane Biden, che ha lottato apertamente con la tossicodipendenza e che sta affrontando un’indagine federale sulla sua posizione fiscale e sull’acquisto di armi, abbia compromesso la sicurezza nazionale attraverso i suoi affari in Ucraina e in Cina”. Alcuni deputati trumpisti (come la georgiana Taylor Greene), si sono spinti fino al punto di minacciare l’apertura della procedura di impeachment per il Presidente Biden, per il Procuratore generale Merrick Garland e per il Segretario alla Sicurezza interna, Alejandro Mayorkas. Sotto traccia, però, la partita è più grossa e complicata e tocca anche i posizionamenti per le Presidenziali del 2024.

Trump da paura e l’alternativa Ron DeSantis

I Democratici pensavano (e forse lo pensano ancora) che Trump fosse il loro migliore alleato, quindi hanno fatto campagna contro di lui e contro un Partito repubblicano presentato come una sua creatura. Ciò è vero solo parzialmente, perché l’ex Presidente ha molti acerrimi nemici dentro il GOP. Tanta gente che rema contro una sua eventuale candidatura per un secondo mandato, insomma. Il suo principale antagonista, sondaggi alla mano, è l’attuale Governatore della Florida, Ron DeSantis, che è stato riconfermato con largo margine. Il leader repubblicano al Senato, Mitch McConnell, è un altro avversario dell’ex Presidente e i democratici sperano che possa bilanciare l’estremismo del prossimo speaker della Camera, quel McCarthy che ha già annunciato un taglio al sostegno finanziario offerto all’Ucraina. D’altro canto, in diversi “swing-States”, cioè gli Stati “oscillanti”, dalla Pennsylvania all’Arizona, dalla Georgia al New Hampshire, sono proprio i candidati imposti da Trump che potrebbero affermarsi.

Autocandidatura a conferma incerta

Lo stesso Trump aspetta al varco e con ansia “la buona notizia”. Cioè l’eventuale trionfo del Partito repubblicano, per annunciare, tra una settimana, la sua autocandidatura ufficiale alla Casa Bianca per il 2024. Bisogna vedere, ovviamente, se i sondaggi saranno rispettati. Capire subito che ha vinto, almeno al Senato, non sarà facile. Ogni singolo Stato ha le sue regole e le sue procedure. I risultati ufficiosi (per quelli ufficiali bisognerà aspettare) vengono diffusi contea per contea e distretto per distretto.

E Donald Trump lancia un avvertimento chiaro al suo possibile sfidante nelle primarie per la Casa Bianca Ron DeSantis: «È meglio che non si candidi. Potrei dirvi delle cose su di lui che non sono piacevole, lo conosco meglio di chiunque altro, forse meglio della moglie», ha aggiunto con una non tanto velata minaccia l’ex presidente, intervistato da Fox News Digital. Lo stile non è acqua.

Tags: Midterm Trump
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