
Diversi video mostrano il momento delle esplosioni, ma non è ancora possibile definire l’entità del danno provocato, ma soprattutto il bersaglio reale di quei droni quasi certamente israeliani. Al Arabiya ha riferito che l’obiettivo dell’attacco notturno era un impianto di produzione e stoccaggio di missili balistici a Isfahan. Il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth valuta che l’attacco possa aver colpito un impianto gestito dai pasdaran per la realizzazione di missili ipersonici con il sostegno della Russia e forse proprio a Mosca destinati.
Secondo l’esperto di spazio postsovietico Cesare Figari Barberis, su InsideOver, al quale è stat chiesta una valutazione sul blitz di Esfahan, “gli obiettivi colpiti fanno pensare a una ritorsione per la partecipazione indiretta dell’Iran, attraverso la vendita dei droni Shahed, alla guerra in Ucraina”. Gli attacchi si sono contraddistinti per l’estrema precisione, tanto che, infrastrutture militari a parte, Figari Barberis racconta “di un caso in cui sarebbe stato ucciso un singolo individuo”.
La Difesa iraniana come da regola minimizza il danno subito e la natura reale del bersaglio. Non ci sono certezze nemmeno su chi abbia ordinato l’attacco, ma diversi funzionari del governo degli Stati Uniti che hanno parlato in forma anonima con il Wall Street Journal e con Reuters hanno sostenuto che la responsabilità sarebbe di Israele. Anche in Iran un parlamentare, Hossein Mirzaie, ha detto alla tv di stato che ci sono «forti sospetti che la responsabilità dell’attacco sia di Israele».
L’Iran è stato spesso bersaglio di attacchi con droni da parte di Israele negli ultimi anni. I governi israeliani hanno più volte dichiarato di essere disposti ad attaccare obiettivi iraniani, se l’attività diplomatica non fosse stata in grado di frenare i programmi nucleari e missilistici del paese. Il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, ha detto che attacchi di questo genere «non possono influenzare la determinazione e l’intento dei nostri esperti di fare progressi sul nucleare in modo pacifico».
Fonti di intelligence israeliane citate dal Jerusalem Post parlano di ‘raid coronato da successo’, attribuendosene di fatto la paternità, scrive il Corriere della Sera, che allarga le ipotesi su bersaglio e mandanti. L’emittente Al Arabiya sostiene che l’operazione è stata condotta dagli Stati Uniti e da un altro Paese non specificato, lasciando scegliere tra Israele e Arabia Saudita. Il Wall Street Journal collega l’attacco alle esercitazioni congiunte israelo-americane in Mediterraneo dove gli alleati hanno simulato azioni in chiave anti-Iran con la partecipazione di bombardieri strategici B52 e caccia F35.
Inoltre, ricorda ancora il WSJ, c’è stata la visita in Israele del direttore della Cia, William Burns, con colloqui sul dossier nucleare. E il giornale ha scritto che ci si prepara al peggio.
Kiev incontinente in dichiarazioni. Uno dei consiglieri di Zelensky non ha nascosto la propria soddisfazione per la «notte esplosiva affermando che la guerra impone un costo pesante ad autori e complici». Un riferimento alle forniture di droni kamikaze da parte dell’Iran alla Russia, un’allusione alla promessa di Washington di ostacolare il flusso di armi impiegate per martellare le città dell’Ucraina.
La minaccia esterna si mescola a quella interna. «Gli ayatollah hanno molti nemici locali, gruppi d’opposizione di tendenze diverse. Curdi, minoranza araba, nazionalisti-monarchici, mujaheddin, baluchi –segnala Guido Olimpio-. È un’arena che muove in modo autonomo ma si trasforma a volte in sponda. Infatti il Mossad, ormai da un decennio, ha scelto di operare anche con elementi iraniani. Sono già presenti, non è necessario infiltrarli. E nel 2021 c’è stato un altro attacco sempre con i droni ad una struttura dell’aviazione».
Sono armi diffuse e sperimentate, non di rado modelli civili modificati per portare ordigni oppure ci sono quelli militari. Possono essere introdotte nel Paese smontate, attraverso mille sentieri, da terra o via mare. I varchi e le complicità non mancano.
La strategia di contrasto agli ayatollah coinvolge un fronte ampio. Domenica un raid aereo ha distrutto una colonna di Tir nella zona di Abukamal, località siriana vicina al confine iracheno. Secondo testimonianze lo strike avrebbe riguardato rifornimenti destinati a milizie filo-iraniane presenti in entrambi i paesi.
In questo caso l’attacco sarebbe stato portato direttamente dagli americani. Guerra mai dichiarate e fonti sempre anonime e utilmente incerte, facili da negare o rivendicare, a convenienza.