Ucciso in Libano il numero due di Hamas e per Gaza ‘pulizia etnica’ di Stato

Israele uccide il numero due di Hamas Saleh Aruri, con un drone killer, nella roccaforte di Hezbollah alla periferia di Beirut. Netanyahu si applaude ma una guerra regionale è più vicina. Oggi parla il leader sciita Nasrallah, Medio Oriente e mondo col fiato sospeso. Mentre per Gaza, sempre peggio.

Lo chiamano ‘trasferimento su larga scala’, ma a il nome vero è ‘pulizia etnica’. Il Ministro delle Finanze israeliano, Bezelel Smotrich ha detto che a Gaza «non dovrebbero restare più di 100 o 200 mila palestinesi». Ma non ha spiegato cosa sarebbe dei 2 milioni di palestinesi esclusi da Gaza.

Il numero 2 di Hamas ucciso a Beirut

Saleh al Arouri era l’uomo dei rapporti internazionali con l’Iran, con gli Hezbollah libanesi, con la Cisgiordania che cercava di portare sotto il governo di Hamas. L’hanno ucciso insieme ad altri cinque funzionari di Hamas, tutti comandanti militari, secondo le informazioni finora disponibili. Israele ha colpito in casa altrui rompendo il fragile equilibrio con le formazioni Hezbollah tra Libano e Siria e il suo portavoce militare avverte: «Siamo in stato di allerta elevata di fronte a qualsiasi sviluppo». Per il momento, ha aggiunto, «siamo concentrati nella guerra a Gaza», ma ha consigliato alla popolazione di seguire con attenzione le istruzioni che giungono dal comando delle retrovie.

Un fragile equilibrio spezzato

L’assassinio di Dahieh rischia di alterare il fragile equilibrio che finora ha evitato un conflitto regionale su più vasta scala, è la preoccupazione internazionale. Arouri era la ‘nuova Hamas’, spiegano gli specialisti. Cinquantotto anni, originario di Aroura, vicino Ramallah, in Cisgiordania,  aveva un peso politico di primo piano. Era di fatto il vice di Haniyeh, numero due del Politburo che aveva voluto per sottrarre il movimento palestinese alla leadership solitaria.

Chi era Arouri

Dopo la sua elezione a vice presidente del Politburo al-Arouri divenne il politico di Hamas più importante nei rapporti con Hezbollah, il gruppo armato sciita libanese stretto alleato di Hamas. Già prima dell’inizio della guerra a Gaza i rapporti tra Hamas e Hezbollah si eranorinsaldati proprio per via dell’attività politica di al-Arouri. Da anni viveva in Libano, dove svolgeva per Hamas un ruolo simile a quello di un ‘ambasciatore’ dentro Hezbollah.

Libano, Iran ed Hezbollah

Il primo ministro libanese Najib Mikati ha condannato l’attacco israeliano che “punta a trascinare il Libano in una nuova fase della guerra”. “L’assassinio di Al-Arouri è stato il risultato del grave fallimento dell’entità sionista nell’affrontare la resistenza a Gaza. Condanniamo fermamente l’assassinio di Al-Arouri e l’entità sionista è responsabile delle ripercussioni”, avverte il ministero degli Esteri iraniano.

La destra israeliana applaude

”Mi congratulo con l’esercito israeliano, con lo Shin Bet (sicurezza interna), con il Mossad e con le forze di sicurezza per la eliminazione del dirigente di Hamas Saleh al-Arouri a Beirut”: lo ha scritto su X di Musk l’ex ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite Dani Danon, oggi esponente di spicco del Likud. ”Tutti quanti sono stati coinvolti nella strage del 7 ottobre devono sapere che arriveremo a loro e che salderemo il conto”.

La taglia Usa

Per diversi anni gli Stati Uniti hanno offerto fino a 5 milioni di dollari per avere informazioni su al-Arouri e sui suoi spostamenti, classificandolo come ‘terrorista globale con designazione speciale’, che prevede il blocco di tutte le proprietà e degli interessi economici di una certa persona negli Stati Uniti, e vieta qualsiasi operazione economica con lui. Il finale deciso da Israele è stato lapidario.

Per Gaza, ‘Pulizia etnica’ di Stato

Ieri la dichiarazione del Ministro delle Finanze, Bezelel Smotrich, secondo cui a Gaza «non dovrebbero restare più di 100 o 200 mila palestinesi». Ma non ha spiegato cosa proporrebbe di fare dei 2 milioni di palestinesi esclusi da Gaza. Quelli sopravvissuti.

Sionismo religioso

Intervistato dalla radio dell’esercito, Smotrich è stato lapidario: «La Striscia di Gaza deve smettere di essere un focolaio dove due milioni di persone crescono nell’odio e aspirano a distruggere lo Stato di Israele». Il presidente del partito Sionismo Religioso ha aggiunto che, oltre a ‘spopolare’ Gaza di palestinesi per il 90%, occorrerà curare il reinsediamento di civili israeliani. Insomma, un nuovo processo di allargamento, in stile ‘Grande Israele’, come già si sta facendo in Cisgiordania.

Teocrazia ebraica suprematista

Il giornale di Tel Aviv, Haaretz, ha citato anche simili prese di posizione oltranziste, espresse da esponenti del Likud (il partito al potere) e degli apparati di Intelligence. Sempre secondo Haaretz, Netanyahu «ha suggerito di considerare il trasferimento di massa di civili palestinesi fuori da Gaza, come un esito positivo della guerra».

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