Ser Ciappelletto peccatore in vita fatto santo in morte. Di Giovanni Boccaccio

Tra certa attualità e imminenti esami di maturità un contributo di cultura e riflessione. La prima novella del Decameron di Giovanni Boccaccio. Ser Cepparello è un notaio di pessima reputazione. In fin di vita, ad evitare di essere sepolto fuori da terra consacrata, decide di confessarsi e fingere di essere colui che non è. Dopo poco, Ser Ciappelletto muore, creduto dal confessore quasi santo. Inizia una lunga processione di fedeli che si recano sia al funerale che sulla tomba dell’uomo…

Le eventuali malignità che potreste intravvedere nella scelta di questa racconto sono tutte di Remocontro, lo sviluppo letterario e colto è di Giovanni Punzo

Ripasso per tardo maturi e maturandi

Accanto a Dante Alighieri e Francesco Petrarca, il terzo gigante della letteratura italiana del Trecento è Giovanni Boccaccio, letterato e diplomatico, oggi ricordato principalmente come autore del ‘Decameron’. Una raccolta di novelle che hanno per protagonisti nobili altezzosi e ricchi mercanti, ladri spericolati e goffi creduloni, innamorati fuori di senno e cinici affaristi: uno spaccato lucido e disincantato della società italiana in un particolare momento del Medioevo in cui si stavano accumulando – a volte con notevole spregiudicatezza – enormi ricchezze.
L’impianto dell’opera è relativamente semplice: un gruppo di dieci tra uomini e donne, per sfuggire la peste che allora non si chiamava ancora pandemia, si ritira in una villa isolata, ma fornita di tutte le comodità nei dintorni di Firenze. Per passare il tempo si escogita l’idea di far raccontare ogni giorno da ognuno dei presenti una storia diversa. Ma sin dalla comparsa dell’opera, non mancarono critiche o giudizi negativi. A parte la malizia di alcune vicende, era la stessa idea all’origine a suscitare recriminazioni.
Tre uomini e sette donne che convivevano allegramente sotto lo stesso tetto per dieci giorni -‘cene eleganti’ si direbbe oggi-, non era cosa da raccomandarsi pubblicamente. Non stupisce affatto che, quando fu istituito due secoli dopo l’Indice dei libri proibiti, uno dei primi ad essere inserito fu proprio il Decamerone di messer Giovanni Boccaccio.

Ser Ciappelletto diventa san Ciappelletto

La prima novella della prima giornata racconta la storia di ser Ciappelletto. Il banchiere fiorentino Musciatto Franzesi (personaggio realmente esistito) affida a costui la gestione dei suoi affari in Francia scegliendolo non già in virtù della sua onestà, ma proprio per la sua assenza di scrupoli, attestata anche dal fatto che più volte non ha esitato a falsificare documenti e rendere falsa testimonianza.
Il compito affidato non è del resto facile, ovvero la riscossione di crediti da astuti mercanti borgognoni che, a loro volta, godono di pessima fama. Ospite in casa di due usurai fiorentini, coinvolti anch’essi in affari assai dubbi, Ciappelletto però si ammala gravemente e i due usurai si trovano di fronte al dilemma se chiamare o meno un confessore al capezzale. Da una parte temono per la loro reputazione (e per gli affari) che l’infermo confessi cose inenarrabili, ma dall’altra non possono nascondere che in casa loro un uomo sia in punto di morte.
Ciappelletto, che ha sentito la conversazione tra i due, si offre di risolvere a modo suo l’imbarazzante questione: rilascia a un frate del luogo considerato molto pio una confessione non vera, o meglio recita dinanzi al frate la commedia di una vita che non aveva mai vissuto, ma in maniera così abile che il religioso ne è talmente colpito da ritenerlo un santo. E dopo la sua morte si parlerà addirittura di san Ciappelletto.

Un po’ di storia e di letteratura senza sottintesi

Lasciando da parte l’opera letteraria e la trama, c’è da ricordare però anche la realtà storica ed economica di quel momento del Medioevo. Ai tempi di Dante – cioè un po’ meno di mezzo secolo prima – Firenze era già una città ricca e popolata da circa centomila abitanti, cifra assai considerevole perché Parigi, la città più grande d’Europa, ne contava centocinquantamila. Le ricchezze provenivano soprattutto dai commerci dei tessuti e dalle intermediazioni finanziarie, ovvero da mercanti e banchieri.
Nella successiva e pur splendida epoca di Lorenzo il Magnifico, cioè un secolo dopo, la città aveva all’incirca la metà degli abitanti del tempo di Dante, ma aveva conservato una vitalità economica straordinaria testimoniata anche dalla comparsa a metà del Trecento del primo ‘manuale’ per il commercio internazionale scritto da Francesco Pegolotti. Mercanti e banchieri fiorentini aprirono filiali all’estero in tutta Europa e certamente non tutti furono spregiudicati come ser Ciappelletto.

Il racconto di Boccaccio, in fondo, non racconta solo la storia di un astuto mercante che non teme l’aldilà e si fa beffe della credulità altrui, ma la trasformazione di un epoca e il disincanto, la fine di una religiosità ingenua e popolare e l’ascesa di un nuovo ceto. Anche politico, diremmo oggi.

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