Spagna a destra nelle elezioni locali, verso le politiche anticipate

Spagna, si chiude un ciclo. I popolari trionfano nel voto per le Comunità autonome e i comuni. Il premier convoca le elezioni anticipate: il 23 luglio alle urne. Il paese assumerà la presidenza di turno dell’Ue proprio nel periodo elettorale

Il premier dimissionario spagnolo, Pedro Sanchez

A sorpresa Sánchez si dimette spiazzando gli avversari

Dopo la secca sconfitta alle consultazioni amministrative, il premier socialista spagnolo, Pedro Sanchez, ha preso la sua decisione, cogliendo tutti alla sprovvista: elezioni anticipate, che si terranno alla fine di luglio. Una mossa che potrebbe sembrare azzardata, ma che è un rischio calcolato. Da protagonista di classe della politica, Sanchez ha pensato che il tempo giochi contro di lui. È arrivato a questa conclusione, dopo essersi messo davanti il brogliaccio dei risultati elettorali.

Comunità autonome

Delle 12 Comunità autonome chiamate al voto, i socialisti e i loro alleati se ne sono aggiudicate solo tre: Asturie, Castilla-La Mancha e Navarra. In tutte le altre, hanno i Popolari (conservatori) di Alberto Nunez Feijòo, che in molti casi governeranno col sostegno di Vox, la formazione populista di estrema destra. Oltre che a Madrid e a Barcellona, particolare ‘rumore’ ha fatto l’affermazione storica del centro-destra a Siviglia, oltre a quella di Valencia. Ma è dall’analisi disaggregata dei flussi elettorali, che Sanchez può aver maturato la convinzione che, nell’universo politico iberico, si stia attraversando una delicata fase di transizione.

‘Traslazione’ del consenso

In sostanza, fermi restando i due poli (socialisti e popolari), le maggioranze sono determinate, di volta in volta, dalle possibili alleanze da contrattare con i partiti-satelliti. Nel caso specifico, si sono verificati due fenomeni di massiccia ‘traslazione’ del consenso. A sinistra è nettamente calato ‘Podemos’, mentre tra i moderati è   praticamente scomparso ‘Ciudadanos’. Inoltre, si è rafforzato all’estrema destra ‘Vox’ di Santiago Abascal, mentre dall’altro lato, si è assistito invece ad un’ulteriore polverizzazione del consenso. Come se tutto questo non bastasse, a complicare ulteriormente il quadro politico e quello delle possibili alleanze, ora sta per intervenire la fusione tra i resti di ‘Podemos’ e ‘Sumar’, una costola staccatasi a sinistra del Partito socialista, con un programma più barricadero. ‘Sumar’ è guidato dall’attuale Ministra del Lavoro, Yolanda Diaz, che si è già incontrata con Ione Belarra, la leader di Podemos, per discutere velocemente i perimetri dell’accordo. Perché il tempo stringe.

‘Stabilità politica’, invoca Sanchez

Nella sua dichiarazione ufficiale, per spiegare l’anticipo della tornata elettorale, Sanchez ha parlato di «indispensabile stabilità politica per la Spagna». E questo, non solo per evidenti ragioni di buon funzionamento del sistema-paese, ma anche per la necessità di presentarsi, con tutte le carte in regola, ad assumere la presidenza di turno dell’Unione Europea. In effetti, però, la vera ragione, secondo molti analisti, è che Sanchez vuole impedire che i Popolari e Vox abbiano il tempo necessario per elaborare un patto politico forte.

Esaltare gli attriti avversari

Più velocemente si va alle elezioni, meno spazio avranno, questi due partiti, per articolare un programma di governo comune, che elimini le aree di attrito. Ma questa volta, i Popolari non si faranno grandi scrupoli pur di riacciuffare il potere e sono pronti, come dicono i loro avversari, a ‘vendersi l’anima al diavolo’. Cioè, ai populisti, dell’ultra destra di ‘Vox’, franchisti ed oltre, che fino a qualche anno fa venivano scansati da tutti, come la peste. Almeno ufficialmente. Perché poi, nelle Comunità autonome, tenevano in piedi, con il loro appoggio esterno, gli esecutivi guidati dai Popolari.

Vox, franchismo e oltre

Politicamente, il partito ha aumentato il suo potere contrattuale nelle elezioni del 2019. In una prima tornata, ad aprile, è riuscito a superare il 10%, conquistando 12 seggi. Ma il vero boom si è avuto nelle consultazioni di novembre, che nel frattempo erano state riconvocate da Sanchez. In quell’occasione, ‘Vox’ ha sfondato il muro del 15%, riuscendo ad aggiudicarsi ben 52 seggi. E da quel momento è cambiato tutto e nessuno può più permettere di ignorare gli uomini di Santiago Abascal. Che infatti, anche alle recentissime amministrative, hanno continuato a marciare col vento in poppa, tranne che a Madrid, dove tutti sono stati travolti dallo straordinario successo della Popolare Isabel Diaz Ayuso.

Centrodestra sempre più a destra

Abascal, comunque, ha già lanciato un accorato invito alla collaborazione a Feijòo, dicendogli che la sua disponibilità è ‘su scala nazionale’. E il leader Popolare non se lo è fatto ripetere due volte. Come riferisce l’edizione di oggi di El Pais, ha già incontrato il presidente di Vox, quasi sicuramente per definire i termini della trattativa. Poi, gongolante per il risultato ottenuto, ha detto, «Siamo solo all’inizio, perché il Sanchismo (offesa del governo di Sanchez assimilato al franchismo), non è stato ancora abrogato». Certo, gli osservatori internazionali sono stupiti, per come la sinistra spagnola ha condotto la sua campagna elettorale.

La sinistra disunita

Anziché concentrarsi sulle cose buone fatte in economa, ci si è lasciati trascinare nelle solite risse, fumose, su diritti civili, fascismi e guerre di religione. Nell’ultima settimana, poi, si è parlato solo ed esclusivamente di terrorismo basco e di brogli nei voti per corrispondenza.

Tutti argomenti da dibattere, per carità, ma che forse non sono proprio le priorità di lavoratori, pensionati, famiglie povere e, in generale, categorie disagiate. Quelli, forse, avrebbero bisogno di messaggi diversi, da parte di una sinistra che si è dimenticata di parlare alla gente.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro