
Facendo assegnamento anche sui voti di formazioni politiche alleate, Tokayev potrà comunque contare su 60 dei 98 deputati del nuovo parlamento. Una maggioranza meno ‘bulgara’ delle precedenti, ma in ogni caso più che sufficiente per controllare la vita politica del Paese.
Contrariamente a quanto accadeva ai tempi di Nazarbayev, si è registrato un forte astensionismo, simile a quello delle nazioni occidentali (e in questa parte del mondo è una grande novità). Per esempio a Almaty (la vecchia Alma Ata dei tempi sovietici), che è la città kazaka più popolosa, ha votato soltanto il 25,8% degli aventi diritto, a fronte del 42,9% della capitale Astana.
Tokayev si è in effetti impegnato a democratizzare il Paese, ponendo fine all’autoritarismo politico praticato dal suo ingombrante predecessore. Anche questa volta, tuttavia, gli osservatori dell’Osce hanno denunciato brogli nelle procedure di voto e di spoglio.
Il maggiore problema che Tokayev deve affrontare è il rapporto con la Federazione Russa. Al pari di altre Repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale, il Kazakistan non ha approvato l’invasione dell’Ucraina e, in precedenza, non aveva riconosciuto le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Lugansk. Causando, ovviamente, l’irritazione di Vladimir Putin.
Nel 2022 il capo del Cremlino aveva aiutato Tokayev a sedare una rivolta popolare inviando truppe russe e della dell’alleanza “CSTO” (Collective Security Treaty Organiztion) che lega alla Federazione Russa gran parte delle Repubbliche ex sovietiche dianzi citate.
Domata la rivolta, tuttavia, Tokayev ha subito cercato spazi di autonomia ignorando gli avvertimenti provenienti da Mosca. Putin, impantanato nel conflitto ucraino, non ha potuto reagire concretamente. Di qui la ricerca dell’appoggio cinese. La Repubblica Popolare, sin dai tempi di Mao Zedong, non ha mai nascosto la volontà di attrarre nella sua sfera d’influenza gli immensi territori asiatici conquistati dagli zar nei secoli scorsi.
Xi Jinping, nonostante l’alleanza “senza limiti” stipulata con Putin, si sta muovendo in tale direzione, trovando anche in Kazakistan orecchie interessate. Né sono mancati tentativi di inserimento da parte Usa che, però, non hanno avuto grande successo.
Un nodo importante è rappresentato dal celebre cosmodromo di Bajkonur, situato in pieno territorio kazako ma tuttora sotto la sovranità di Mosca.
E’ la base da cui sono partite – e partono tuttora – tutte le missioni spaziali russe. Difficile che Putin vi rinunci, anche se il peggioramento dei rapporti tra Kazakistan e Federazione Russa lascia intendere che la situazione potrebbe cambiare in futuro.