Il New York Times lancia l’allarme, scrivendo che «la rete di basi della Central Intelligence Agency esistenti in Ucraina è a rischio, se non saranno approvati gli aiuti». Leggendo attentamente gli ultimi report del quotidiano Usa, in effetti, si scoprono ‘novità’ stupefacenti. Gli americani, grazie ai loro uomini che operano dalle parti di Kiev, fanno una guerra senza quartiere a Putin già dal 2014. Altro che ‘invasione a sorpresa’! Alla Casa Bianca, sapevano benissimo di condurre un gioco che poteva anche andare a finire male. Così, in questi giorni, il NYT ha dato notizia dell’ennesimo viaggio in Ucraina del direttore della Cia, William Burns, corso a rassicurare Zelensky sul fatto che il suo Paese non farà la fine dell’Afghanistan. Piantato in asso, cioè, da Joe Biden, dall’oggi al domani, dopo essere stato abbandonato nelle mani di feroci orde talebane.
Nelle foreste ucraine, scrive il New York Times, gli americani hanno organizzato una vera e propria «università delle spie», indottrinando centinaia di specialisti dell’esercito di Kiev, su tutta una serie di discipline: «raccolta di informazioni, intercettazioni, hackeraggi, guerra elettronica e missioni assortite». L’obiettivo principale era quello di sfruttare le ‘entrature’ degli 007 ucraini, per cercare di mettere le mani sul maggior numero possibile di documenti ‘top secret’ russi. Un’operazione che, si badi bene, non riguardava solo materiale ‘sensibile’ per Kiev, ma, più in generale, tutto ciò che poteva servire anche ad affinare le informative per l’intelligence degli stessi Stati Uniti. Di fatto i Servizi speciali di Zelensky lavorano sotto la direzione di Washington per sconfiggere quello che è ormai diventato il nemico comune: la Russia di Vladimir Putin.
«La Cia e altre Agenzie di intelligence statunitensi – dice il New York Times – forniscono informazioni per attacchi missilistici mirati, tracciano i movimenti delle truppe russe e aiutano a sostenere le reti di spionaggio». Tutta questa attività, però, è stata sottoposta fin dall’inizio a regole ben precise, che non dovevano essere infrante. In particolare, le azioni mirate dell’intelligence Ucraina non dovevano colpire in territorio russo. Per evitare prevedibili ritorsioni, perché, lo ripetiamo, a Mosca sapevano tutto. Cioè conoscevano il fatto che gli americani (e pure gli inglesi) erano dentro nell’organizzazione della macchina bellica di Kiev, dopo la rivoluzione di Piazza del 2014.
Oggi il New York Times svela una storia quasi romanzesca, che fa capire come finora gli Stati Uniti (e in un certo senso l’Occidente), a tutti gli effetti, siano stati in una sorta di guerra ‘non dichiarata’ con la Russia. Scrive il NYT, «la postazione di ascolto nella foresta ucraina fa parte di una rete di basi di spionaggio supportata dalla Cia, costruita negli ultimi otto anni, che comprende 12 luoghi segreti lungo il confine russo. Intorno al 2016, gli Usa hanno cominciato ad addestrare un commando ucraino, noto come Unità 2245, con l’incarico di catturare droni e apparecchiature di comunicazione russi. Tutto questo in modo che i tecnici della Cia potessero decodificarli e violare i sistemi di crittografia di Mosca».
Uno degli ufficiali che facevano parte del gruppo di specialisti, era Kyrylo Budanov, oggi diventato il capo dell’Intelligence militare di Kiev e che due giorni fa ha sorpreso il mondo, confermando la dichiarazioni tusso sulla morte di Navalny. «La Cia – aggiunge il NYT – ha anche contribuito ad addestrare una nuova generazione di spie ucraine, che operavano in Russia, in tutta Europa, a Cuba e in altri luoghi dove erano presenti uomini di Mosca». Una attività a tutto campo, che non si limitava al teatro di crisi dell’Europa orientale, ma che riguardava tutti gli altri scenari di interesse per la Casa Bianca. Si capisce, a questo punto, quanto solido possa essere il legame politico e militare tra gli Stati Uniti e l’Ucraina, divenuta per gli analisti del Dipartimento di Stato un Paese-cardine per la strategia di contenimento della Russia di Putin.
«I dettagli di questa partnership di intelligence – conclude il New York Times – molti dei quali sono stati divulgati per la prima volta, sono rimasti un segreto gelosamente custodito per un decennio».
Nessun Presidente americano avrebbe rivelato che stava giocando sporco con la Russia. Che a sua volta stava giocando sporco con l’Ucraina. Il risultato finale è sotto gli occhi di tutti: si è aperta una guerra medievale, un carnaio sanguinoso, che nessuno sembra avere l’interesse o la capacità di voler chiudere.