Argentina, ballottaggio tra il peronista Massa e l’anarco-capitalista Milei

Presidenziali, la coalizione peronista di centrosinistra guidata dall’attuale ministro dell’Economia, Sergio Massa, ha superato le aspettative ottenendo il 36,68 per cento dei voti e risultando la più votata. L’economista ultraliberista e di estrema destra Javier Milei, che da alcuni sondaggi era stato dato come favorito, ha preso il 29,98 per cento dei voti, mentre la candidata di centrodestra Patricia Bullrich, è rimasta al 23,83 per cento, esclusa dal ballottaggio.

Mancato vincente anarco-capitalista

Il ministro dell’Economia di un Paese sull’orlo del precipizio è riuscito a vincere uno storico primo turno elettorale e ha contenuto l’avanzata dell’ultradestra dell’anarco-capitalista Javier Milei che i sondaggi davano vincente. Sergio Massa (nato da immigranti italiani di Niscemi e Trieste), 51 anni, ha elargito sussidi irresponsabili e insostenibili nelle settimane prima del voto. Gioco sporco, ma è stata più forte la paura dell’esperimento politico di ultradestra di La Libertad Avanza, e le sparate provocatorie di Milei si sono trasformate, ironicamente, nell’ingrediente segreto del successo dell’avversario. Successo momentaneo, perché non è affatto detto che il 19 novembre, al ballottaggio, diventerà lui il nuovo presidente argentino. Ora tutti a caccia del voto della destra moderata della esclusa Patricia Bullrich, e ambedue i rivali dietro lo slogan di «mettiamo fine a vent’anni di kirchnerismo», la gestione irresponsabile dello Stato segnata da una corruzione dilagante che persiste.

Primarie e sondaggi smentiti

Rispetto ai risultati delle primarie di agosto, Massa ha guadagnato 2,9 milioni di voti mentre Milei ne ha presi circa 500mila in più. Le primarie in Argentina sono il momento in cui gli elettori scelgono i candidati che si sfideranno alle elezioni presidenziali e vengono considerate come un grande sondaggio nazionale pre-elezioni: se ne era parlato molto perché il candidato più votato era stato Javier Milei.

Elettori disobbedienti

Nonostante votare alle presidenziali in Argentina sia obbligatorio (la pena è una multa), ha votato circa il 74 per cento degli aventi diritto, un’affluenza più alta di quella delle primarie di agosto, ma la più bassa fra le elezioni presidenziali dal ritorno alla democrazia nel 1983, quando cadde una dittatura militare di destra che aveva preso il potere con un colpo di stato nel 1976.

Crisi economica, soluzione fantasy

L’Argentina sta attraversando la peggiore crisi economica degli ultimi vent’anni: l’inflazione a settembre è arrivata al 138 per cento su base annua e 4 persone su 10 vivono sotto la soglia della povertà. I due candidati hanno due visioni opposte su come risolvere questo problema.

Sergio Massa

Sergio Massa si è proposto come unica alternativa possibile all’estrema destra di Milei, nonostante molti diano la colpa della crisi proprio ai peronisti e nonostante Massa negli ultimi 14 mesi sia stato a capo di un super ministero economico senza riuscire a migliorare la situazione. Ha promesso politiche più attente ai mercati e tagli delle spese, ma non colpendo le reti di sicurezza sociale e i sussidi che sono fondamentali per molti argentini. Cose però che non è riuscito ad attuare da ministro, nonostante gli ampi poteri.

Javier Milei

Javier Milei promette, invece, di rendere effettiva la ‘dollarizzazione’,  l’abbandono della moneta nazionale a favore del dollaro (in realtà una misura complessa e considerata da molti irrealizzabile) e sostiene di voler «bruciare la Banca Centrale argentina», simbolo degli errori nella gestione economica e finanziaria del paese. Le sue posizioni estreme in campo economico hanno convinto una parte consistente dell’elettorato, soprattutto quello più giovane e delle classi sociali più povere e esasperate dalla crisi.

Le altre proposte sono quelle tipiche dell’estrema destra, dalla difesa della libertà di portare armi alla netta contrarietà all’aborto e alle diagnosi prenatali. È invece favorevole alla vendita degli organi, considerati una «risorsa economica» a cui qualcuno può essere costretto ad accedere.

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AVEVAMO DETTO

Argentina a rischio ultra-destra dell’anarco-capitalista Milei

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