Pakistan al voto, l’Islam nucleare, l’esercito e la democrazia

Anche le elezioni dell’8 febbraio saranno influenzate dai militari, che ormai da decenni in Pakistan decidono le sorti dei politici in base ai loro interessi. E sulle imminenti elezioni legislative la commissione per i diritti umani ha espresso forti preoccupazioni «per manovre preelettorali ed esplicita manipolazione del processo di voto».

Esercito fuori misura e fuori ruolo

In Pakistan l’esercito ha sempre giocato un ruolo cruciale sull’esito delle elezioni. Le interferenze dei militari nella politica sono storiche e reiterate, su quasi metà dei 76 anni di storia del Pakistan. I militari hanno preso il controllo diretto del potere con ben quattro colpi di stato. Ma anche quando non governa in modo diretto, l’esercito determina spesso l’ascesa o la caduta di leaders  e partiti. 

Elezioni importanti per gli equilibri mondiali

Il Pakistan affronta un momento di tensioni senza precedenti, segnato da un mix di rabbia, delusione e di prepotere militare più di sempre. Il voto arriva a quasi due anni dalla sfiducia a Imran Khan, il trionfatore delle elezioni del 2018. Secondo un’altra delle ‘tradizioni’ di Islamabad, la sua caduta è coincisa con una lunga serie di accuse giudiziarie, con l’ex leggenda del cricket ora in carcere per 14 anni. Al suo posto i militari hanno recuperato il già tre volte premier Nawaz Sharif, condannata nel 2017 a 10 anni per corruzione, ma “graziata” giusto in tempo per candidarsi a queste elezioni insieme al fratello Shehbaz Sharif, che ha guidato il governo di Islamabad dopo il siluramento di Imran Khan.

Cose di famiglia, ma mano armata

Con il leader populista in carcere e il suo partito decimato i giochi sembrerebbero scontati anche se Imran Khan, che si è sempre detto vittima di un complotto, resta una figura più popolare nelle piazze rispetto ai sospettabili fratelli Sharif. Mentre Bilawal Bhutto – il 35enne figlio di Benazir Bhutto, la carismatica leader assassinata nel 2007 – cercherà di far risalire un po’ la china al suo Partito popolare.

Snodo geostrategico chiave

L’importanza delle elezioni è sottolineata dal significato geopolitico del Pakistan, un acerrimo rivale dell’India, che condivide confini instabili con l’Iran e l’Afghanistan controllato dai talebani e mantenendo relazioni complesse con Stati Uniti e Cina. Questo schema è emerso con chiarezza nel 2013, quando la premier Nawaz Sharif, vinte le elezioni, tentò di muoversi, in politica estera e nelle questioni di sicurezza in modo indipendente dalla linea dell’esercito. Finendo come abbiamo già detto.

Fortune politiche instabili

«Le forze armate sostengono spesso personaggi facilmente manovrabili che si guardano bene dallo sfidare gli interessi dei militari», annota  Saira Bano, docente canadese che scrive su ‘The Conversation’, articolo ripreso da Internazionale. Nel 2014 Nawaz Sharif fece un’apertura nei confronti dell’India, accettando l’invito alla cerimonia di giuramento del primo ministro Narendra Modi, che restituì poi il favore nel 2015 con una breve sosta a Lahore, alimentando le speranze di migliori relazioni tra i due stati.

Ma i militari non gradirono perché la tensione con New Delhi li aiuta nel controllo sul paese, sollecitando  l’orgoglio religioso musulmano. Qualche problema anche per la risicata comunità cristiana, denuncia Avvenire.

Imran Khan troppo ‘cinese’

Alle elezioni del 2018 l’esercito, insieme all’Interservices intelligence agency (Isi, i potenti e discussi servizi di sicurezza pachistani) avevano appoggiato Imran Khan. Prime tensioni sulla scelta del nuovo capo dell’Isi, poi  il suo avvicinamento alla Cina. Colpo di Stato mascherato, per ‘delega politica’, con opportuni arruolamenti e  voto di sfiducia ben organizzato in parlamento, nell’aprile 2022. Poi l’arresto per corruzione  e l’interdizione dai pubblici uffici fino al 2034. Salvo non torni nuovamente utile.

L’esercito ora con ‘sponda Usa’

Islamabad, tornata di corsa all’antica e fruttuosa amicizia con gli Stati Uniti (e il Fondo Monetario Internazionale), resta comunque in gravi difficoltà dal punto di vista economico, ma anche da quello della sicurezza. Inflazione al 30 per cento e il calo delle esportazioni, delle rimesse e degli investimenti esteri. L’Iran che ha lanciato missili e droni vicino al confine per colpire un gruppo terroristici e il Pakistan che ha risposto aggravando le tensioni tra i due paesi. Il Pakistan subisce anche attentati da gruppi con basi in Afghanistan, che hanno ucciso quasi mille persone nel 2023. Per fare pressione sul governo talebano di Kabul, a novembre Islamabad ha espulso migliaia di profughi afgani senza documenti.

Popolo e atomo, potere effimero

Il Pakistan è il quinto paese più popoloso del mondo ed è una potenza nucleare. Ma è assieme un Paese pericolosamente instabile. Il potere ora ancora più anticinese e filo occidentale dei militari ha preso il sopravvento sui bisogni della popolazione. Lettura molto occidentale con dettagli più orientali e specifici  di questo inquieto sud del mondo  da prendere in considerazione presto.
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