
In Pakistan l’esercito ha sempre giocato un ruolo cruciale sull’esito delle elezioni. Le interferenze dei militari nella politica sono storiche e reiterate, su quasi metà dei 76 anni di storia del Pakistan. I militari hanno preso il controllo diretto del potere con ben quattro colpi di stato. Ma anche quando non governa in modo diretto, l’esercito determina spesso l’ascesa o la caduta di leaders e partiti.
Il Pakistan affronta un momento di tensioni senza precedenti, segnato da un mix di rabbia, delusione e di prepotere militare più di sempre. Il voto arriva a quasi due anni dalla sfiducia a Imran Khan, il trionfatore delle elezioni del 2018. Secondo un’altra delle ‘tradizioni’ di Islamabad, la sua caduta è coincisa con una lunga serie di accuse giudiziarie, con l’ex leggenda del cricket ora in carcere per 14 anni. Al suo posto i militari hanno recuperato il già tre volte premier Nawaz Sharif, condannata nel 2017 a 10 anni per corruzione, ma “graziata” giusto in tempo per candidarsi a queste elezioni insieme al fratello Shehbaz Sharif, che ha guidato il governo di Islamabad dopo il siluramento di Imran Khan.
Con il leader populista in carcere e il suo partito decimato i giochi sembrerebbero scontati anche se Imran Khan, che si è sempre detto vittima di un complotto, resta una figura più popolare nelle piazze rispetto ai sospettabili fratelli Sharif. Mentre Bilawal Bhutto – il 35enne figlio di Benazir Bhutto, la carismatica leader assassinata nel 2007 – cercherà di far risalire un po’ la china al suo Partito popolare.
L’importanza delle elezioni è sottolineata dal significato geopolitico del Pakistan, un acerrimo rivale dell’India, che condivide confini instabili con l’Iran e l’Afghanistan controllato dai talebani e mantenendo relazioni complesse con Stati Uniti e Cina. Questo schema è emerso con chiarezza nel 2013, quando la premier Nawaz Sharif, vinte le elezioni, tentò di muoversi, in politica estera e nelle questioni di sicurezza in modo indipendente dalla linea dell’esercito. Finendo come abbiamo già detto.
«Le forze armate sostengono spesso personaggi facilmente manovrabili che si guardano bene dallo sfidare gli interessi dei militari», annota Saira Bano, docente canadese che scrive su ‘The Conversation’, articolo ripreso da Internazionale. Nel 2014 Nawaz Sharif fece un’apertura nei confronti dell’India, accettando l’invito alla cerimonia di giuramento del primo ministro Narendra Modi, che restituì poi il favore nel 2015 con una breve sosta a Lahore, alimentando le speranze di migliori relazioni tra i due stati.
Ma i militari non gradirono perché la tensione con New Delhi li aiuta nel controllo sul paese, sollecitando l’orgoglio religioso musulmano. Qualche problema anche per la risicata comunità cristiana, denuncia Avvenire.
Alle elezioni del 2018 l’esercito, insieme all’Interservices intelligence agency (Isi, i potenti e discussi servizi di sicurezza pachistani) avevano appoggiato Imran Khan. Prime tensioni sulla scelta del nuovo capo dell’Isi, poi il suo avvicinamento alla Cina. Colpo di Stato mascherato, per ‘delega politica’, con opportuni arruolamenti e voto di sfiducia ben organizzato in parlamento, nell’aprile 2022. Poi l’arresto per corruzione e l’interdizione dai pubblici uffici fino al 2034. Salvo non torni nuovamente utile.
Islamabad, tornata di corsa all’antica e fruttuosa amicizia con gli Stati Uniti (e il Fondo Monetario Internazionale), resta comunque in gravi difficoltà dal punto di vista economico, ma anche da quello della sicurezza. Inflazione al 30 per cento e il calo delle esportazioni, delle rimesse e degli investimenti esteri. L’Iran che ha lanciato missili e droni vicino al confine per colpire un gruppo terroristici e il Pakistan che ha risposto aggravando le tensioni tra i due paesi. Il Pakistan subisce anche attentati da gruppi con basi in Afghanistan, che hanno ucciso quasi mille persone nel 2023. Per fare pressione sul governo talebano di Kabul, a novembre Islamabad ha espulso migliaia di profughi afgani senza documenti.
Il Pakistan è il quinto paese più popoloso del mondo ed è una potenza nucleare. Ma è assieme un Paese pericolosamente instabile. Il potere ora ancora più anticinese e filo occidentale dei militari ha preso il sopravvento sui bisogni della popolazione. Lettura molto occidentale con dettagli più orientali e specifici di questo inquieto sud del mondo da prendere in considerazione presto.