A colpi di Brexit e di Boris lo sfascio Gran Bretagna con ‘sfratto’ al governo

Avviso di sfratto per il premier Sunak con la disfatta alle amministrative in Inghilterra e Galles. Le politiche sono dietro l’angolo e il voto forse sarà anticipato. Allo spoglio di 55 consigli su 107 (sul tardi il risultato finale), i conservatori hanno perso 228 ‘consiglieri comunali’ in tutto il paese, rispetto a un incremento laburista di 99.

Sfascio Tory alle amministrative in Inghilterra e Galles

Le politiche sono dietro l’angolo e il voto forse sarà anticipato, la facile previsione di suicidio conservatore per lotte interne al frantumato governo Sunak che vuole mandare i migranti illegali attraverso la Manica in Ruanda, dove rischia di finire esiliato lui. Perché i numeri –anche se ancora incompleti-, parlano chiaro e non fanno sconti. 20 punti dietro i laburisti e si avviano a una sconfitta alle prossime elezioni politiche senza precedenti.

BB di oggi, decisamente meno attraente, Brexit e Boris

Gli elettori puniscono i governi conservatori che si sono succeduti da Boris Johnson in poi, a partire dello sciagurato referendum sulla Brexit con il quale hanno portato la Gran Bretagna fuori dalla Ue, con la scelta del premier Boris Johnson, e via sbagliando, con la disastrosa gestione dell’economia della ex premier Liz Truss e con le deportazioni verso il Ruanda.

Lo sbruffone Boris e l’incoscienza al potere

«I Tories si trovano in una crisi così profonda che potrebbero non riprendersi più, proprio come è capitato al partito liberale agli inizi del ventesimo secolo». Così Clifford Longley, uno dei direttori del settimanale cattolico ‘Tablet’, commenta il risultato delle elezioni amministrative del 2 maggio. «Un numero incredibile di parlamentari hanno dovuto dimettersi perché corrotti o per altri sbagli e gli elettori non si fidano più di questo partito che, un tempo, veniva considerato affidabile ed efficiente».

Il voto delle rabbie e della disperazione

Un ‘voto contro’, risultato della gestione del premier Boris Johnson che si è liberato dei politici conservatori più competenti. Nell’opinione pubblica britannica prevale la disperazione perché nulla sembra funzionare, dai treni alle scuole, al servizio sanitario pubblico. Umiliazione finale per Boris Johnson, respinto al seggio,  che non ha potuto votare per non aver portato la carta d’identità con foto, come richiesto dalla legge elettorale.

Labour alla vigilia di governo

«L’inerte ascesa del Labour di Starmer», scrive il Manifesto che accusa i vincitori di scarso attivismo politico e di qualche errore –esempio le posizioni umanitarie assenti o quasi, su Gaza-,  e che ha provocato l’unica  nota stonata laburista in mezzo a tante fanfare: «la perdita della cittadina di Oldham, vicino Manchester, sede di una cospicua comunità musulmana di fede laburista che ha voltato le spalle al partito», denuncia Leonardo Clausi.

Eutanasia elettorale? Irlanda fronte migranti

Le elezioni politiche sono dietro l’angolo e si dice che Sunak potrebbe anticiparle proprio mentre cerca disperatamente di agganciarsi al Ruanda della deportazione migranti. Peccato che proprio ieri l’Irlanda ha deciso che designerà il Regno Unito come «paese sicuro» verso cui i richiedenti asilo possono essere rimpatriati. Governo irlandese che già vedeva i migranti cambiare rotta verso la Repubblica d’Irlanda, e rende subito il favore Ruanda.

La politica inquinata del governo britannico

«Un’altra mossa di Sunak, di cui pagheremo tutti le conseguenze -avverte ancora Clausi-, è quella di cercare di salvarsi elettoralmente trasformando in transazione economica la transizione ecologica: ieri il governo ha annunciato che sta concedendo licenze a circa 30 società per la ricerca di idrocarburi nei siti destinati ai futuri parchi eolici al largo delle coste nazionali».

«Una scelta che prende a schiaffi le politiche verdi del governo e restituisce ai conservatori la patente di inquinatori per vocazione. Anche l’Alta Corte sentenziava, sempre ieri, come illegale il piano d’azione per il clima del governo britannico».

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