Torna l’attentato politico: premier slovacco ferito a colpi di pistola rischia la vita

Ieri pomeriggio un uomo ha sparato più volte al primo ministro della Slovacchia Robert Fico, ferendolo gravemente. Fico è stato sottoposto a intervento chirurgico per molte ore e solo a tarda sera il vice primo ministro, Tomáš Taraba, ha detto alla BBC che «Fico non è più in condizioni critiche e sopravviverà». L’uomo sospettato di avergli sparato è stato arrestato subito dopo l’attentato.

Il ‘populista’ filo russo anti Ucraina

Attentato in diretta Tv. Attimi drammatici quelli della sparatoria: in alcuni video si vede il premier che si accascia, e poi mentre viene trasportato a braccia verso la sua auto. Subito scartata l’ipotesi di riportarlo a Bratislava: troppo gravile sue condizioni. È stato dunque trasportato in elicottero a 35 chilometri da lì, nell’ospedale “Roosevelt” della vicina Banská Bystrica, cittadina dotata di strutture mediche adeguate. «È in pericolo di vita», la prima comunicazione dell’ufficio presidenziale. Solo a tarda sera e dopo ore e ore di intervento chirurgico, il vice primo ministro della Slovacchia, Tomáš Taraba, ha detto che Fico non è più in condizioni critiche e «sopravviverà».

Robert Fico, il populista socialista

Il tre volte premier slovacco Robert Fico, che nel 1999 aveva fondato il partito socialdemocratico Smer, passando dalle posizioni europeiste che lo avevano caratterizzato agli esordi a un nazionalismo filorusso intransigente e populista. Quello attuale è il quarto governo guidato da Fico, che era già stato primo ministro dal 2006 al 2010 e in due governi dal 2012 al 2018. L’agguato, ha dichiarato in serata il ministro dell’Interno, Matus Sutaj-Estok, «è riconducibile chiaramente a motivi politici».

L’attentatore tra politica e follia

Secondo i media slovacchi, l’attentatore arrestato avrebbe 71 anni, avrebbe lavorato come guardia di sicurezza in un centro commerciale e sarebbe stato regolarmente in possesso dell’arma. La tv slovacca Markíza ha detto che sarebbe anche uno scrittore che alcune settimane fa aveva criticato il governo di Fico, e in particolare la sua proposta di abolire la Slovacchia Televisione e Radio (STVR), la Rai slovacca, l’emittente pubblica del paese.

Robert Fico dopo la Cecoslovacchia

La figura di Robert Fico ha caratterizzato l’intera storia politica di un paese divenuto indipendente nel 1993 con la separazione consensuale dalla Cecoslovacchia. Nella neonata Slovacchia, il trentenne Fico, e ancora parlamentare dell’Sdl’, disciolta formazione di sinistra, erede dell’ex partito comunista slovacco. Poi, nel 1999 devia al centro creando Smer, ‘Direzione’. Programma politico di centrosinistra ed europeista. Nel 2006, il partito si aggiudica le parlamentari e Fico diviene premier di un governo di coalizione. Un successo bissato nel 2010, ma destinato a durare poco. Ottobre 2011, sfiducia in parlamento e dimissioni. Due anni di opposizione, e nel 2012 Fico torna primo ministro. Nel 2014 prova a diventare presidente della Repubblica ma gli va male. Parlamentari del 2016, terzo premierato, finito in una storiaccia corruzione e di assassinii di stampo mafioso. Gli assassinii del reporter investigativo Ján Kuciak e della fidanzata Martina Kušnírová sui legami governativi con la ‘ndrangheta. 2018 dimissioni da proteste di piazza.

Immarcescibile trasformista

Ma pandemia e guerra in Ucraina gli danno nuovo spazio politico, questa volta a destra. Alle parlamentari dello scorso 30 settembre, diviene premier per la quarta volta. Tra i suoi alleati al governo figura l’estrema destra xenofoba del Partito nazionale slovacco. Fico nuovo alfiere del populismo anti europeista e anti sostegno Ue all’Ucraina. Analisti politici e media slovacchi paragonano le sue decisioni su media, giustizia, immigrazione e politica estera a quelle di Orbán in Ungheria.

La presidente dimissionaria

Reazioni politiche. La prima a reagire è stata la presidente uscente Zuzana Caputova, che a giugno aveva annunciato di non voler correre per un nuovo mandato per stress dell’incarico segnato dall’epidemia del Covid e dalla guerra nella vicina Ucraina.

«Assalto brutale, un attacco alla democrazia», la denuncia della leader europeista. Frasi analoghe di denuncia e solidarietà da tutto il mondo, amici ed avversari, e per la prima volta nuovamente in sintonia persino Biden e Putin.

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