Armi a Kiev e commerci con la Russia, vince sempre la Germania

Doppio mercato non è doppiezza politica, provano a sostenere a Berlino. Per la serie, gli affari sono affari, e i principi vengono dopo. Salvo sanzioni, che alla fine rivelano solo l’ipocrisia della politica.  Mentre Mosca rafforza la sua influenza nella regione ex sovietica, l’Ue e Berlino in testa aumentano i loro affari con i Paesi vicini di Putin, la ‘porta di servizio’ verso Mosca. Mentre Berlino continua a sostenere l’Ucraina, fornendole prestiti e soprattutto armi per contrastare l’avanzata russa, ma senza offendere troppo Mosca, denuncia l’Huff-Post.

Affari di guerra

Kirghizistan, Stato dell’Asia centrale da sette milioni di abitanti e un Pil pari a un terzo di quello della Lombardia, sta vivendo un boom economico mai visto prima. Kirghizi e tutti gli ‘Stan’ attorno. Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, tutti i Paesi dell’area stanno vivendo un aumento senza precedenti di ogni tipo di commercio: beni industriali, tecnologici, macchinari, componenti e veicoli. Flussi commerciali con i Paesi occidentali e con la Cina al massimo storico, mentre Mosca sta consolidando la sua influenza economica nella regione soprattutto attraverso l’esportazione di energia, scrive Claudio Paudice.

Centrasia e Caucaso all’incasso ucraino

L’Asia centrale e il Caucaso meridionale «colpiti da appeal economico improvviso», con Cina, Unione Europea e Russia, tutte vogliose di fare affari. La regione, parte della ‘Unione Economica euroasiatica’ guidata dalla Federazione di Putin, è diventata da fatto la «porta di servizio della Russia», da cui transitano tutti i prodotti colpiti da sanzioni e quelli che è meglio non nominare. A guadagnare più di tutte le imprese dei Paesi Ue che «da un lato vendono armi a Kiev per difendersi da Mosca, e dall’altro aiutano quest’ultima fornendole per vie traverse beni e tecnologie».

Germania seconda solo agli Usa per armi a Kiev

Dopo Washington, Berlino è al secondo posto per aiuti militari a Kiev. Nei primi tre mesi 2024, il governo tedesco ha autorizzato l’esportazione di beni militari per 4,89 miliardi, quasi quanto lintera prima metà 2023 con 5,22 miliardi di euro. E il 72% destinati all’Ucraina. L’anno scorso le esportazioni di armi tedesche sono salite al record di 12,2 miliardi, di cui 4,4 miliardi per Kiev. Dall’inizio della guerra la Germania ha dato all’Ucraina armi, proiettili, munizioni, artiglieria per oltre dieci miliardi di euro.

Armi tedesche come per la Seconda guerra mondiale

Le licenze per l’esportazione di armamenti tedeschi stanno raggiungendo numeri che non si vedevano dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, e non è un bel segnale per il mondo. «La guerra muove soldi e la Germania è tra quelli che ne muove di più», la sintesi lapidaria dell’Uff-Post.

All’incasso, primi sempre gli Stati Uniti

Il conflitto in Europa e quello nel vicino Medio Oriente, stanno ridisegnando la mappa del commercio globale di armamenti. Le esportazioni della Russia, ad esempio, sono crollate mentre quelle degli Stati Uniti sono volate. La posizione della Germania come quinto esportatore di armi al mondo è invariata da 10 anni, con il Medio Oriente come principale regione cliente, la rivelazione sorpresa un recente studio dello Stockholm International Peace Research Institute, il  SIPRI.

‘Politica di sicurezza’, armieri all’ingrasso

«Un nuovo decennio nella politica di sicurezza è iniziato», dichiarano a Rheinmetall, l’azienda armiera di Dusseldorf che prevede un congruo aumento delle vendite per dell’armamento dei Paesi della Nato.  La più grande azienda tedesca di armi decuplica la produzione di munizioni per artiglieria. Prima della guerra in Ucraina venivano vendute circa 70.000 pallottole all’anno, per la fine del 2024, «siamo a 700.000 proiettili». Grazie ai due stabilimenti previsti in Ucraina e Lituania, questa cifra dovrebbe salire a 1,1 milioni entro il 2027. Se rimarrà ancora qualcuno a cui spararli.

Dalla Russia alla fu ‘Unione sovietica’

Gli esportatori tedeschi primi tra chi -costretto a tagliare gran parte dei canali ufficiali verso la Russia- ha scoperto di poter fare affari con i Paesi vicini già parte dell’Unione Sovietica. Export libero verso la CSI, la ‘Comunità di Stati Indipendenti’, esclusa formale la Russia. 2023, +30% di esportazioni, a fare quasi pari con il -39% perso verso la Federazione Russa. L’ufficialità che le sanzioni sono soprattutto finzione politica (Usa e Ue), una sostituzione dei traffici. Fuori la Russia dentro i Paesi confinanti che fanno parte dell’unione doganale eurasiatica.

Germania export verso la CSI

Dall’inizio dell’attacco russo all’Ucraina, aumento delle esportazioni tedesche verso i paesi della CSI. E anche l’ipocrita Ue fa il suo. Le esportazioni dell’Unione verso l’Asia centrale e il Caucaso sono aumentate del 74%. «Asia centrale e Caucaso stazioni di passaggio per merci occidentali verso Mosca». Beni che arrivano in Russia senza dover superare ulteriori blocchi. Così le esportazioni tedesche verso il Kirghizistan sono aumentate del 180% da gennaio-ottobre.  Export tedesco +5.500% verso il Kirghizistan, +720% Kazakistan, +450% Armenia, +340% Georgia.

La tagliola energetica sull’Europa

Studio della Columbia University, la Russia sta trasformando i paesi dell’Asia centrale aree di transito dei suoi idrocarburi verso la Cina. Alla fine del 2022, Putin ha proposto un’unione del gas con Uzbekistan e Kazakistan per coordinare il trasporto del gas russo verso la Cina. Mentre Mosca rafforza la sua influenza nella regione ex sovietica, l’Ue e le imprese della Germania aumentano i loro affari con i Paesi vicini della Russia. Mentre Berlino continua a sostenere l’Ucraina, con prestiti e soprattutto armi per contrastare l’avanzata dell’esercito di Mosca.

Come detto all’inizio, «Doppio mercato non è doppiezza politica, provano a sostenere a Berlino e Bruxelles. Per la serie, gli affari sono affari, e i principi vengono dopo. Salvo sanzioni, che alla fine rivelano solo l’ipocrisia beffa della politica».
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